Bambini dimenticati in auto, le strategie per difendersi dal buco di memoria
Sono state 12, in Italia, le piccole vittime dal 1998. La psicologa Ilaria Perrucci indica le strategie per non incorrere nel blackout, nonostante la mancanza di sonno e lo stress dei primi mesi
A., giovane padre di una bambina di 8 mesi, avvisa i colleghi che il giorno dopo ritarderà alla riunione: per esigenze familiari dovrà accompagnare al nido la figlioletta. L’indomani, però, i colleghi lo vedono comparire in orario e soltanto dopo qualche minuto dall’inizio dal meeting, una di loro, curiosa, gli chiede come sia riuscito a fare in tempo. A. sbianca improvvisamente, si precipita fuori della porta e corre a perdifiato verso il parcheggio, estrae la bambina che dorme dalla macchina e con il cuore che batte all’impazzata, esala un sospiro di sollievo.
Cosa è capitato? Come ha potuto, un padre amorevole, dimenticare la sua bimba in macchina? Questa storia, soltanto immaginata ma dai contorni verosimili, getta una luce sinistra su quanto può succedere quando la memoria di lavoro, cioè il sistema cognitivo che contiene una quantità limitata di informazioni utili ad un utilizzo immediato, va in tilt. Il genitore sa che dovrà accompagnare il bambino al nido, ma nel tragitto il piccolo si addormenta, non restituendo stimoli uditivi al genitore, che nel frattempo si è distratto ed ha inserito il cosiddetto pilota automatico, ripetendo azioni routinarie. Causa di questa estraniazione temporanea dal contesto possono essere anche la deprivazione del sonno, frequente nei primi mesi di vita dei bambini, o lo stress.
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ALTRE POSSIBILI CAUSE DEL BLACKOUT
La forgotten baby syndrome, che in Italia ha fatto 12 vittime dal 1998, è stata spesso messa in relazione anche con l’amnesia dissociativa: una totale perdita di memoria, un “buco” che può abbracciare un arco di tempo variabile, causato da forte stress o da trauma. In questo stato, informazioni anche molto importanti vengono totalmente cancellate.
C’è, infine, la possibilità che, a causare questa situazione di enorme rischio, sia un deficit della memoria prospettica, ovvero l’incapacità di ricordarsi qualcosa che dovremo fare nel futuro. Anche in questo caso, sono le azioni che compiamo in modo automatico ogni giorno a sovrascrivere il file della deviazione rispetto al solito programma e a ricondurci a ripetere i medesimi gesti. E’ quello che potrebbe succedere ad un genitore in stato di stress che solitamente non ha i bimbi in auto in quel percorso perché segue un’altra routine.
LE STRATEGIE PER SUPERARE GLI AUTOMATISMI
“Stress e mancanza di sonno sono fattori predisponenti – spiega Ilaria Perrucci, psicologa e psicoterapeuta specializzata in Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) e Difficoltà scolastiche – ma possono esserci anche correlazioni con patologie psichiatriche quali la schizofrenia, la depressione o l’uso di sostanze.”
In Italia dal 2019 l’uso dei dispositivi antiabbandono è legge per i bambini fino a 4 anni di età. Una casa produttrice, B810 Group, nel 2022 ha ricostruito, tramite questionari e l’analisi di dati provenienti dai propri sistemi, l’accensione in Italia di 29 milioni di allarmi solo sui propri dispositivi, in 3 anni. Un numero enorme.
Se nessuno è escluso dalla possibilità che possa capitare un episodio di questo tipo, che cosa può fare un giovane genitore o magari un nonno che non è abituato ad avere bimbi in macchina, per non dimenticarsene? “Oltre ai seggiolini antiabbandono, necessari per legge, suggerisco delle semplici strategie che si avvalgono proprio dei nostri gesti di routine: ad esempio sistemare nel sedile dietro, di fianco al bambino, qualcosa che siamo abituati a prendere prima di uscire dalla macchina, come la borsa o il PC. Utile anche mettere un pupazzetto sul sedile di fianco al guidatore, come stimolo alla memoria.” Conclude Perrucci.