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Il girotondo delle iene, una storia che va oltre Marco Bergamo

Il nuovo romanzo dello scrittore bolzanino Luca D’Andrea racconta una storia che non ha mai fine: quella dell’indifferenza umana.

Il libro di Luca D’Andrea pubblicato il 20 settembre non esaurisce il suo potenziale nel raccontare di un fatto storico in una cornice da thriller. Dire che la trama verte sull’omicidio di tre prostitute ad opera di Marco Bergamo non solo sarebbe riduttivo, ma completamente sbagliato. Si tratta di una storia che non si può circoscrivere in un tempo e in uno spazio preciso, il ritratto di una società e di un modo di pensare che non cambia col tempo, se non in peggio. Non è il racconto di una realtà locale del passato caratterizzata dall’eroina, dagli omicidi irrisolti, dalla criminalità dalle cifre spaventose e dall’indifferenza dell’opinione pubblica: D’Andrea scrive di Bolzano perchè è ciò che conosce meglio, ma quello che racconta tocca ognuno di noi, poco importa il luogo in cui viviamo.

IL VERO COLPEVOLE

“Marco Bergamo è un sociopatico, appartenente forse all’1% della popolazione mondiale. Non è dotato di interiorità, è vuoto. Non ha mai un’idea su nulla e ripete quello che sente in giro proprio perchè non è capace di pensare. Vuole scaricare le sue paure prendendo il controllo degli altri “. Queste sono le uniche considerazioni che lo scrittore fa sul serial killer prima di passare oltre, al vero motivo di questo romanzo. D’Andrea mette al centro della sua storia 5 donne che per trent’anni sono state ridotte ad un oggetto gettato in pasto all’opinione pubblica, colpevolizzate per essersi trovate nel posto sbagliato al momento sbagliato, additate come le responsabili della loro stessa morte.

Ha passato 3 anni a cercare di capire come raccontare questa storia, raccogliendo materiale ed equilibrando le verità della vicenda. Dove tutti si aspetterebbero il classico giallo ispirato a fatti realmente accaduti, l’autore sposta il focus dai presunti colpevoli alla realtà in cui questi omicidi sono stati commessi: una realtà dove l’umanità è deteriorata e incapace di vedere nel suo stesso degrado la causa della morte di queste donne. È il terreno che ha permesso a Marco Bergamo di crescere, di uccidere quelle donne”.

@claracampicomedy

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♬ suono originale – claracomedy

“Noi parliamo dell’assassino, ma quello che dovremmo chiederci è come mai una ragazza inizia a bucarsi a fare la prostituta,- dice lo scrittore – un sociopatico non lo puoi capire, ma puoi capire tutto il resto e farti delle domande”. Quello che sconvolge è la verità contro cui questo romanzo ci fa battere il naso: se qualcuno avesse voluto, avrebbe potuto salvare la vita di queste vittime. “L’assassino se ne va in giro a bordo di un’auto zuppa di sangue, alle ventidue di un normale martedì sera, e noi non riusciamo a trovare testimoni?”.

I personaggi del romanzo, nelle loro domande, toccano delle corde universali: qual è il confine tra realtà e finzione, tra paura e ingiuria, tra giustizia e male minore? Come nelle tragedie greche, affrontano i problemi della storia millenaria dell’uomo e sono sottoposti ad una graduale presa di coscienza della realtà. Sotto un certo punto di vista, il fatto che molti penseranno di vedere scritta in questo libro la storia di Marco Bergamo conferma quello che sostiene lo scrittore: nella caccia al colpevole, siamo in grado solo di puntare il dito su qualcun altro e di chiamarcene fuori.

Benedetta Conti

Quando ero piccola non avevo un diario segreto, ma almeno una decina: le storie da raccontare sono da sempre state troppe. A volte basta davvero poco per chi scrive: un minuscolo dettaglio può diventare un racconto incredibile. E io cerco di scovare i dettagli più interessanti. Aspirante giornalista pubblicista. Nel tempo libero, studio legge e scrivo racconti sugli amici di sempre.

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