Costruire in Zona Industriale a Bolzano: favorevoli e contrari
Costruire o meno in Zona Industriale è un nodo piuttosto cruciale nello sviluppo della Bolzano del futuro. Partendo da un post interrogativo del giornalista Marco Pugliese siamo andati a indagare in modo più approfondito le posizioni dei candidati sindaco e delle coalizioni (o partiti) su questo tema

Corrarati: “Ragionare su situazioni di convivenza possibile”
Chiarezza sulle esigenze delle due categorie (edilizia residenziale ed edilizia produttiva) ma anche un’apertura chiara alla mixitè da parte di Claudio Corrarati. “Non dimentichiamoci che la lista d’attesa di aziende che hanno bisogno di terreni produttivi a Bolzano è lunga. L’esigenza di spazi per questo sviluppo è quasi pari al delicato tema della casa. Sia per importanza sia per dimensioni perché per abitare un posto è necessario che lo stesso offra anche un lavoro”. La strada, quindi, è quella di mantenere chiare le classificazioni (come peraltro previsto anche dal recente Piano Rumore) ma di aprire a zone miste. “Sia nella fascia della Zona Industriale più prossima al fiume Isarco sia, per esempio, nel sedime delle caserme Huber si può tranquillamente pensare a una convivenza tra residenziale ed artigianato digitale che non produce rumori. Chi lavora con i dispositivi oppure con stampanti 3D non crea alcun problema a chi risiede. Anzi, permette di mantenere l’area sempre presidiata anche negli orari dove, per esempio, le aree residenziali si svuotano maggiormente. Progetti di questo tipo sono assolutamente da approfondire”.
Il programma di coalizione affronta il tema della Zone Produttive per quello che concerne gli alloggi per lavoratori, cosiddette foresterie. “Sono permesse dalla normativa provinciale ma poco usata dai Comuni valutando per Bolzano la possibilità di una deroga per costruire questa tipologia di immobili anche nelle zone acustiche 5. A tal fine occorre verificare prioritariamente la volontà dei proprietari immobiliari delle aree inutilizzate tra ponte Palermo, via Galilei, via Lancia, via Avogadro e via Grandi. Il mondo del lavoro del futuro porterà ad una prevedibile maggiore mobilità dei lavoratori e la città deve essere pronta”.

Gennaccaro: “Cedere tutti qualcosa per avanzare tutti insieme”
Pragmatica la visione di Angelo Gennaccaro che parte dalle foresterie. “Anzitutto quelle si possono costruire e possiamo iniziare a ragionarci. Anche perché vanno ad affrontare un tema molto importante come gli alloggi per chi lavora. In un secondo momento prima ancora di chiedersi se si è favorevoli o meno a costruire in Zona Produttiva bisogna chiedersi se si è favorevoli o meno a gestire la casa come un’emergenza. Bene, se si tratta di emergenza allora non se ne uscirà mai senza riunirsi tutti ad un tavolo per parlarsi con la disponibilità a fare tutti un passo indietro per andare tutti avanti. Per tutti intendo gli agricoltori, gli industriali, il Comune, i costruttori, i Beni Culturali e gli uffici tecnici”. E da quel tavolo come si dovrebbe uscirne? “Cedendo tutti un pezzo per il bene comune. Andando, quindi, a individuare delle aree verdi tutto sommato sacrificabili, accettando che non tutti cantieri debbano essere bloccato anche solo per un reperto di minima valenza storica e non seppellendo sotto la burocrazia e i tecnicismi chi vuole alzare di un piano un edificio. In quest’ottica arriviamo alla Zona Produttiva perchè anche gli industriali devono avere la disponibilità ad essere più flessibili su aree dove la convivenza tra residenziale e aziendale è possibile. Non tutte le aziende producono forti rumori o disagio alla vita. Esistono dei terreni dove si può ragionare per un nuovo insediamento. La Zona Industriale è grande: il ragionamento non deve essere da monolite e manicheo ma può anche essere molto dettagliato su ogni singola proposta senza preconcetti”.
Il programma de La Civica non entra esplicitamente nel dettaglio della Zona Produttiva ma parla di “espansione della città in modo mirato, recupero di areali in disuso e lavorare al concepimento di quartieri meno centrali per renderli urbanisticamente percepiti come parte integrante della nostra città e migliorarne la vivibilità e l’attrattività”.

Andriollo: “Un’idea profondamente sbagliata”
“C’è una tentazione che, ciclicamente, ritorna nel dibattito cittadino: risolvere il problema della casa a Bolzano costruendo nuovi quartieri nell’area produttiva. L’ultimo esempio? Il comparto tra le vie Avogadro, Lancia e Grandi, oggi nuovamente proposto da alcuni costruttori. Un’idea che, a mio avviso, è profondamente sbagliata” così Juri Andriollo. “Per prima cosa, smettiamola con questa narrazione distorta secondo cui la zona produttiva sarebbe in crisi. Non è vero che manchino le aziende, né che ci siano lotti inutilizzati in abbondanza. L’area è stata spesso acquistata da soggetti privati nella speranza – forse alimentata da promesse – di una futura trasformazione urbanistica che moltiplicherebbe il valore dei terreni fino a otto volte. I cosiddetti “vuoti” reali si contano sulle dita di una mano: uno è della Provincia in via Ferrari e sarà presto assegnato, uno è della Stuffer, che ha solo momentaneamente sospeso i lavori, e l’ultimo è della Beikircher Grünland, che ha in programma un nuovo progetto. Quindi no: non c’è alcuna emergenza industriale”. Bocciata anche la coabitazione. “In secondo luogo, non possiamo permetterci una coabitazione forzata tra stabilimenti industriali e nuove residenze. Pensare di costruire mille alloggi a ridosso della Valbruna e del viadotto autostradale significa generare inevitabili conflitti, come dimostrano molte esperienze italiane.Ma c’è di più: l’area produttiva, pur occupando solo una piccola parte del territorio altoatesino, genera un quarto del PIL provinciale. Sacrificarla per nuovi quartieri significherebbe colpire il cuore dell’economia locale. E poi, un insediamento stabile comporta nuove scuole, strutture pubbliche, servizi: tutti elementi che andrebbero a consumare ulteriormente il poco suolo disponibile per le imprese”. Infine, c’è il tema della mobilità: “Inserire un simile carico urbanistico in una delle zone già più congestionate della città – Einstein, Grandi, Innsbruck, Galilei – è una follia. Rischiamo di mandare in crisi tutto il sistema viario cittadino, vanificando gli oltre 150 milioni di euro investiti per migliorarne la funzionalità”.
Chiaro anche il programma di coalizione: “La prossima amministrazione dovrà agevolare con tutti i suoi poteri pianificatori l’utilizzo compatibile con la loro attuale destinazione urbanistica di quelle aree della zona produttiva che sono state bloccate per decenni in attesa di aumentarne il valore con trasformazioni urbanistiche ventilate e fino ad ora tenute a freno”.

Lucchi: “Ripensiamo la Zona Industriale con una visione urbanistica partecipata e sostenibile”
Riflessione sul tema anche per Simonetta Lucchi, candidata sindaca del Movimento Cinque Stelle, che pone l’accento sulla necessità di una pianificazione condivisa e lungimirante, capace di coniugare sviluppo sostenibile, esigenze produttive e qualità della vita. “La vecchia Zona Industriale – spiega Lucchi – ha ormai assunto un’identità complessa e in continua trasformazione, dove convivono attività produttive, commerciali, artigianali, ma anche scolastiche, sperimentali e residenziali. Pensiamo al NOI Techpark, alla facoltà di Ingegneria, agli asili nido aziendali o al nuovo studentato in fase di realizzazione”. Un’evoluzione che, secondo la candidata, si scontra oggi con i limiti imposti dalla nuova zonizzazione acustica. “L’aggiornamento conferma la presenza di industrie a ciclo continuo come l’Alluminium, le Acciaierie o le rotative dell’Athesia – sottolinea – il che impone limiti acustici elevati che, di fatto, bloccano la trasformazione urbanistica di zone marginali come via Galilei verso l’uso residenziale”. Lucchi però amplia il ragionamento: “Il problema dell’inquinamento acustico riguarda anche altre aree cittadine, dove convivono alloggi, spazi ricreativi e attività. La vera domanda è: vogliamo davvero riqualificare questa parte di città? E se sì, su quali criteri basarci, considerando che è ancora divisa da infrastrutture come i fiumi o la ferrovia?”. Secondo la candidata del Movimento Cinque Stelle, serve una riflessione profonda: “Convertire aree industriali in residenziali è segnale di rinuncia alla vocazione produttiva o un’opportunità per creare nuove abitazioni, centri sociali, spazi per anziani e famiglie, magari in ottica green e innovativa?”. Lucchi cita anche la proposta di realizzare un quartiere residenziale sui terreni ex Hager-Pichler-Tosolini, chiedendosi se derivi da una visione complessiva o da valutazioni parziali. “Ci sono altre aree dismesse, come le ex caserme o edifici vuoti da anni come l’ex sede dell’AA, che potrebbero rientrare in un piano più ampio e ragionato”. Da qui la proposta: “A Bolzano manca una visione urbanistica d’insieme, partecipata e realmente flessibile. È il momento di costruirla con tutti gli attori coinvolti, per rispondere alle reali esigenze della comunità”, conclude.
Il programma del Movimento Cinque Stelle è coerente con la presa di posizione enunciando chiaramente la “riconversione della Zona Industriale incentivando l’edilizia green ed eco sostenibile favorendo forme di abitazioni cooperative e flessibili”.

Konder: “Partire dal recupero dell’esistente, il progetto Ponte Roma da considerare”
Per Stephan Konder, candidato sindaco della Südtiroler Volkspartei, lo sviluppo urbanistico di Bolzano deve essere guidato da analisi approfondite e decisioni basate su dati concreti. “Le scelte urbanistiche devono poggiare su basi solide – afferma – e il Programma di sviluppo del territorio attualmente in fase di elaborazione servirà proprio a questo, integrando anche le valutazioni già contenute in strumenti esistenti come il Piano del Verde, il PUMS o il Piano Sociale”. L’obiettivo dichiarato da Konder è chiaro: puntare sul recupero e la valorizzazione del patrimonio edilizio esistente, delle aree dismesse e inutilizzate, promuovendo uno sviluppo che sia davvero sostenibile e limitando quanto più possibile il consumo di nuovo suolo. “La riqualificazione degli spazi già urbanizzati rappresenta una strategia intelligente – prosegue – perché permette di rispondere alle esigenze abitative e ambientali della città senza compromettere ulteriormente il territorio”. Il Programma di sviluppo del territorio, che sarà anche la base tecnica e politica per il nuovo Piano del Territorio – il vecchio PUC, la cui ultima revisione risale al 1995 – sarà completato entro circa un anno e stabilirà le priorità di intervento. Konder indica alcune aree su cui l’attenzione dovrà essere alta. Tra queste, Viale Druso, dove la prevista dismissione della Caserma Huber nel 2028, unita alla possibile riqualificazione della zona artigianale, potrebbe dare vita a uno sviluppo integrato con le aree di espansione Druso Est, Druso Ovest e Prati di Gries. Anche i Piani di Bolzano vengono citati come territori con potenzialità per interventi mirati, così come l’areale ferroviario, che pur essendo parte di un progetto di ampio respiro, potrebbe iniziare già da ora un percorso di riqualificazione tramite interventi parziali. Infine, Konder ritiene che anche il progetto su Ponte Roma meriti attenzione e approfondimento per valutare soluzioni abitative da integrare nel contesto urbano. “La rigenerazione urbana – conclude – non può limitarsi agli edifici. Deve riguardare anche infrastrutture, servizi, spazi pubblici e opere di urbanizzazione. Solo quando avremo realmente esaurito il potenziale delle aree già urbanizzate, potremo valutare – e solo in via eccezionale – una possibile espansione in aree verdi”.

Cologna: “Trattenere le imprese innovative, non creare nuovi conflitti urbanistici”
Per Matthias Cologna, candidato sindaco del Team K, il futuro di Bolzano passa anche dalla capacità di trattenere sul territorio aziende strategiche e di garantire loro spazi adeguati per crescere. “Il Team K vuole assicurare un futuro alle imprese in città – afferma – e questo significa una cosa molto concreta: le imprese hanno bisogno di spazi”. Cologna cita come esempio emblematico la lunga vicenda legata al futuro stabilimento di Alpitronic. “Questa diatriba dovrebbe insegnarci quanto sia fondamentale sostenere l’industria innovativa a Bolzano e quanto velocemente, se ostacolata, possa valutare una delocalizzazione altrove”, sottolinea.
Cologna si dice preoccupato dalle proposte che puntano a convertire aree produttive in nuove lottizzazioni residenziali. “Oggi trasformare zone industriali in aree abitative significa creare potenziali conflitti tra funzioni incompatibili: come si può conciliare il diritto al riposo con il rumore di una produzione attiva, oppure con la presenza di traffico pesante, la necessità di spazi verdi e i servizi pubblici?” si chiede. Secondo Cologna, lo sviluppo della città deve avvenire in modo armonico, tutelando al tempo stesso le esigenze abitative e quelle del tessuto produttivo. “Serve una visione urbanistica chiara, che eviti sovrapposizioni rischiose e valorizzi le eccellenze economiche che abbiamo già sul territorio”, conclude.
Il programma del Team K non cita esplicitamente la Zona Industriale ma, nel capitolo casa, specifica che “le zone abitative devono avere tutti i servizi ed esercizi utili nei paraggi e devono essere ben collegate con mezzi e vie di mobilità sostenibilità con il resto della città”. Oltre a questo si specifica il “no a quartieri dormitorio e sì alla mixitè con servizi”.

Conclusioni in sintesi
Cercando una sintesi che però non rende troppa giustizia alle sfumature possiamo identificare come assolutamente contrari alle costruzioni residenziali in Zona Industriale Juri Andriollo e Matthias Cologna. Assolutamente favorevole è Simonetta Lucchi mentre in una via di mezzo (più o meno possibilisti ma solo a certe condizioni) si posizionano Claudio Corrarati, Angelo Gennaccaro e Stephan Konder.
✍️ Alan Conti