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E se postare foto sulle vacanze fosse la vacanza?

Sui social network si fa a gara a chi ha trascorso le ferie nei posti più belli, ma le vacanze degli altri sono davvero migliori delle nostre?

Tornare alla propria routine dopo un periodo di vacanza non è mai semplice, bisogna riabituarsi a ritmi frenetici e stressanti dopo essersi riposati a lungo ed entrare nell’ottica che, per andare in ferie di nuovo, dovrà passare del tempo. Ultimamente però nemmeno durante le vacanze stesse si può dimenticare per un momento lo stress, perché costantemente preoccupati di mostrare al mondo dei social quanto ci si stia divertendo e quanto sia bello il posto in cui abbiamo deciso di andare.

ESISTEVANO LE VACANZE PRIMA DEI SOCIAL?

Prima che lo smartphone ci mettesse in comunicazione con tutto il mondo, le vacanze erano un momento personale da raccontare a voce una volta rientrati dalle ferie. Non si trattava di condividere con l’esterno ogni cosa facessimo, ma di vivere a pieno quel momento di tranquillità e di divertimento tanto atteso. Con l’avvento dei social, l’attenzione si è spostata drasticamente dalla realtà a quello che gli utenti online decidono di mostrare al mondo tramite foto o video, creando un ideale di vacanza spesso irraggiungibile che fa nascere in chi vede questi contenuti l’insoddisfazione per se stessi e per la vita che si conduce. Ciò ha fatto sì che ci sentissimo sempre in competizione con gli altri, a tal punto da dover “rilanciare” con le immagini delle nostre vacanze perfette (anche se, di perfetto, hanno spesso e volentieri ben poco).

vacanze
Le estati degli anni ’60

SIAMO LE VACANZE CHE FACCIAMO (O CHE POSTIAMO?)

Questa reazione estrema fa parte di un meccanismo molto più complesso che caratterizza ormai la vita di tutti i giorni. I social network sono diventati lo specchio della nostra anima: tutto quello che mostriamo in rete rappresenta il nostro essere, con la conseguenza che tutto quello che invece viene omesso in realtà non è mai esistito. Non pubblicare un post con le foto dei luoghi che abbiamo visitato questa estate fa nascere in chi osserva il nostro profilo l’idea di non essere mai partiti. D’altro canto, quando decidiamo invece di condividere i momenti delle nostre vacanze, lo facciamo puntando a mostrare soltanto il meglio delle nostre ferie, contribuendo a creare un’immagine distorta della realtà con la quale gli utenti inevitabilmente si confronteranno.

UNA QUESTIONE DI STATUS QUO

Il senso di inadeguatezza davanti a determinati contenuti non riguarda solo la bellezza delle ferie altrui: le vacanze estive rappresentano ormai il risultato del lavoro e della disponibilità economica ottenuta nel corso dell’anno. Quanto più sono costose le vacanze che fai, tanto più sei stato capace di realizzarti come persona e come lavoratore. Non tutti però andiamo in vacanza, perché decidiamo liberamente di restare a casa anziché partire o a causa delle nostre condizioni economiche che non ce lo permettono. Coloro che non hanno la possibilità di partire vivono le vacanze ostentate dagli altri come una sconfitta personale: per la mentalità odierna dove il lavoro ti permette di essere considerato una persona valida e di valore, non aver potuto guadagnare il necessario per andare in ferie è indice di una scarsa considerazione di sè e del proprio benessere, oltre che di una scarsa capacità di emergere nell’ambito lavorativo.

l dito viene puntato verso il singolo lavoratore che non si è impegnato abbastanza durante l’anno, quando spesso e volentieri problemi di questo tipo sono legati alla mancanza di posti di lavoro ben pagati e ai problemi economici del nostro Paese. Così le vacanze diventano una sfida sociale, un modo per prevalere sugli altri e dimostrare di essere i migliori. Ma le vacanze degli altri sono così belle come vogliono mostrarcele? La maggior parte delle volte no, ma si sa: occhio non vede, cuore non duole.

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