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Lavorare 4 giorni ed essere pagati per 5? Si può.

Anche il Regno Unito si unisce alla schiera già abbastanza folta di paesi che hanno sperimentato con successo la settimana lavorativa breve, ovvero sia di 4 giorni al posto dei canonici 5

La motivazione principale con cui Amplitude Media, City to Sea ed altre 71 aziende britanniche hanno confermato l’estensione dell’esperimento è la produttività. Dal punto di vista dei lavoratori anche il risparmio sul costo dei trasporti, parcheggi e pranzi fuori casa non è indifferente, dal momento che si parla di circa 300 euro al mese.

L’impatto della pandemia ha forse accelerato queste dinamiche, avviatesi però già diversi anni fa nel Nord Europa, da sempre considerato all’avanguardia quando si parla di welfare.

I collaboratori della City to Sea di Bristol

NUOVI DIRITTI PER I LAVORATORI

Non sempre, a dire la verità, si parla di taglio di ore di lavoro. Talvolta si tratta della riorganizzazione del monte ore su meno giorni, di flessibilità oraria e del luogo di lavoro, oppure del riconoscimento del diritto alla disconnessione, per arginare il fenomeno della sovrapposizione totale tra vita privata e lavorativa, incancrenitosi durante i lockdown degli scorsi anni.

E quindi ora tocca al paese di Sua Maestà, abbracciare la settimana breve: capofila è stata l’Islanda, che ha sperimentato la modalità a parità di stipendio già dal 2015 al 2019.

LA SPAGNA TRA I PAESI VIRTUOSI

Anche la Spagna si è unita recentemente al gruppo, con riduzioni delle ore in ufficio in alcuni casi anche più significative rispetto ad altre nazioni, sempre a parità di guadagno, e con motivazioni piuttosto progressiste. Il gruppo Simeom Capital di Granada, ad esempio, sta tagliando del 20% la giornata lavorativa: la gestazione della manovra nel commento di uno dei soci, Francisco Moya: “Avevamo pensato all’idea già un anno e mezzo prima della pandemia, riflettendo su cosa avremmo potuto fare per far sentire meglio i lavoratori, creando non solo un buon clima ma anche essendo più potenti e produttivi. È il momento di essere esemplari. Crediamo che saremo un’azienda migliore e che ne beneficeremo tutti.”

Le motivazioni alla base di questi tentativi sono da ricercare in un rinnovamento – almeno tentato – del modo di lavorare, che punti più a compensare i risultati che non il tempo passato alla scrivania, ma anche ragioni di più ampio respiro, come quella di rilanciare il turismo interno nei paesi in cui è più mancato durante la pandemia.

Il giornale Granada Hoy commenta la svolta di Simeom Capital

Guardando alle tasche dei lavoratori, anche i prezzi dei carburanti saliti alle stelle negli ultimi mesi sarebbero un valido motivo per tentare questa stessa strada. Quando anche – andando incontro all’inverno – il costo di energia elettrica e riscaldamento ripianasse il risparmio ottenuto, una risorsa preziosa come il tempo libero guadagnato, riporterebbe il bilancio ampiamente in positivo.

COSA SUCCEDE IN ITALIA

E l’Italia? Al momento non sono molte le realtà che sperimentano la settimana lavorativa breve. Due esempi interessanti sono Carter & Benson e Awin Italia, che già in tempi del lockdown avevano intrapreso questa strada, notando un miglioramento generale del clima aziendale, senza decrementi di fatturato. Proprio Awin, non solo ha tagliato le ore settimanali, ma ha anche reso il telelavoro una realtà per tutti, sempre. Come si legge sul loro sito web. “L’engagement dei dipendenti, che misuriamo tramite una survey interna bisettimanale, è cresciuto del 12.8% a Marzo 2021 vs. 2020. Il team inoltre non ritiene che il carico di lavoro sia aumentato né si sente meno soddisfatto. Al contrario il senso di realizzazione personale è cresciuto del 9%.”  Daiana Iacono, Client Services Director Awin Italia commentava già diversi mesi fa l’aumento generale della motivazione e quindi della performance, provata fin dalla pandemia, dove si iniziava con smart working e parziale riduzione dell’orario: “Anche i nostri clienti e partner si sono dimostrati entusiasti dell’iniziativa e questo non ha fatto che accrescere il nostro orgoglio”.

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