Il tofu non ha mai causato una pandemia
Il Covid-19 ha cambiato il mondo. Il suo effetto si è esplicato in moltissimi ambiti, accelerando cambiamenti già in corso o, talvolta, dirottandoci verso una nuova normalità. Dieta, integratori alimentari e business della ristorazione, prima e dopo
Quando si accenna alle conseguenze del Covid, solitamente si prendono in esame l’economia, il lavoro e le sue ricadute cliniche. Ma anche il nostro approccio al cibo si è modificato in questi anni. Soprattutto, l’apparente origine animale del Covid-19 ha spinto moltissime persone in tutto il mondo a considerare una dieta a base vegetale più sana per l’organismo, sulla scorta del pensiero comune – forse semplicistico – che “verde” equivalga a “sano”. Comunque ci si ponga in proposito, il progresso è sicuramente stato il riconoscere all’alimentazione un ruolo fondamentale nel supporto al benessere e all’immunizzazione.
E sono i giovani, profondamente toccati dalla pandemia, i più pronti a modificare le proprie abitudini alimentari: Secondo Mintel il 25% dei millennials britannici sarebbe più attratto, oggi, da una dieta vegetariana. I colleghi francesi, tedeschi e polacchi fanno loro compagnia con simili percentuali.
COVID E DIETA
In generale, si stima che il 40% della popolazione abbia apportato cambiamenti al proprio stile alimentare in seguito al Covid, incluso il 47% degli italiani che ha impastato ed informato molto più di quanto facesse prima. La percentuale più alta la troviamo di nuovo tra i giovani tra i 16 ed i 24 anni. Anche la preferenza per la ricerca di ingredienti a chilometri zero – certamente anche per sostenere l’economia locale – ha avuto una forte prevalenza.
E se la domanda c’è, l’industria risponde. La combinazione delle nuove priorità, ovvero del fattore verde e di quello locale, ha creato ghiotte opportunità di business. Ecco quindi emergere startup che offrono pasti a base vegetale a partire da ingredienti autoctoni, come la tedesca Endori, che produce sostituti della carne a partire da piselli coltivati in Germania.
LA DIETA FLEXITARIANA
Vertiginoso incremento di fatturato anche per le aziende che propongono box per cucinare in casa, riempite degli ingredienti previsti dalla ricetta e già dosati. Tra di loro c’è la storica Hello Fresh, che nei primi mesi di pandemia ha visto la sua base clienti passare da 2.5 a 4.2 milioni. Colpevole, però, di non offrire ancora oggi alternative vegane.
We offer vegetarian not vegan meals!
— HelloFresh US (@HelloFresh) October 25, 2020
Hello Fresh Doesn’t Do Vegan! 5 Best Alternatives
Sebbene i dati sembrino indicare un discreto potenziale di diffusione per la dieta vegana, è facile ipotizzare come in realtà sarà quella flexitariana a diffondersi maggiormente nel prossimo futuro, caratterizzata da un calo del consumo di proteine animali ed un contestuale orientamento dei consumatori a scegliere più alimenti a base vegetale.
E a fare compagnia al cibo, nel nostro stomaco, ci sono sempre di più, anche gli integratori. Gli esperti calcolano che nel 2027 il mercato globale dei supplementi alimentari varrà ben 745 miliardi.
I SUPPLEMENTI DIETETICI
Poco prima che il Covid-19 si affacciasse alle nostre porte, le principali ricerche di mercato prevedevano che il mondo dei supplementi potesse svilupparsi correndo parallelo alle tendenze alimentari più in voga, come le diete vegetariane, free-from e cheto. Il valore aggiunto di questi integratori può essere, in effetti, proprio quello di sopperire alle lacune nutrizionali derivanti dalle diete ad eliminazione (auto-imposte o necessarie) come quella senza latticini, senza glutine o vegana.
Con i primi mesi di pandemia, nuove priorità si sono manifestate ed i consumatori di supplementi alimentari hanno spesso preferito etichette che facessero riferimento all’immunità, cercando mezzi naturali per combattere le infezioni. Nel panico generato dalle successive ondate di Covid, ed in particolare prima dell’emissione dei relativi vaccini, il fenomeno dell’acquisto compulsivo ha interessato anche i supplementi dietetici e persino la cannabis legale.
Oggi, due anni dopo, i claim relativi all’immunità continuano ad essere ricercati ed apprezzati, ma cedono lo scettro a dichiarazioni di efficacia più olistiche, che fanno riferimento al benessere bidirezionale ed inscindibile di corpo e mente.
Integratori Italia, l’associazione italiana di categoria, riconosceva già un anno fa gli italiani tra i primi consumatori di integratori, con 3,2 miliardi di euro spesi ogni anno in pillole. La ragione? Secondo una ricerca di Euromonitor del 2021, il 64% degli intervistati pensa che per stare bene (fisicamente), occorra sentirsi bene.