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Le banane di Altromercato: la scelta equa che parte da Bolzano

 Bolzano e l’Alto Adige non sono solo mele ed uva: tutti i numeri dell’importazione delle banane e qualche dato per riflettere e compiere una scelta giusta per tutti 

Con i suoi 105 milioni di tonnellate, la banana è il frutto più prodotto al mondo. Dei 19 milioni di tonnellate che vengono esportate, 5 milioni raggiungono l’Europa. Sono 600.000 le tonnellate che si fermano in Italia. 

“Il consumo ortofrutticolo in Italia ha avuto un calo negli ultimi anni, principalmente dovuto all’inflazione e quindi al rialzo dei prezzi. La banana è il prodotto che ha retto meglio. Questo vantaggio ulteriore acquisito sulle altre varietà di frutta ne ha consolidato la posizione di mercato” spiega Andrea Cantieri, responsabile commerciale di CTM Agrofair Italia srl, società importatrice e distributrice per l’Italia di ortofrutta equosolidale a marchio Altromercato.

Andrea Cantieri

Semplici da portare con sé e da mangiare, dalle ottime proprietà nutritive anche per chi fa sport, le banane non sono però tutte uguali. È ancora Cantieri a spiegare il perché: “Le politiche commerciali di cui le banane sono oggetto – faccio riferimento ai prezzi sempre molto bassi – sono spesso praticate a scapito del produttore, a cui viene richiesto un costo bassissimo in cambio di acquisti consistenti da parte del distributore e poi del rivenditore. Ai consumatori chiedo di riflettere su una cosa: come è possibile che un frutto prodotto dall’altra parte del mondo e che impiega tre settimane di navigazione per raggiungere l’Alto Adige, costi meno di una mela prodotta a Termeno?”.

LA GUERRA DEI PREZZI GIOCATA SULLE BANANE

Sì, perché la banana, un tempo considerata un frutto da ricchi, oggi è il prodotto più economico che si possa immaginare. La transizione da uno status all’altro è dovuta alla crescita del commercio di questo frutto, che viene importato su scala vastissima e della quale ci approvvigioniamo in modo ottimizzato: via nave e via container: “Produzione e logistica si sono altamente specializzate nel corso degli anni. Poi, però, sono anche intervenuti i brand più noti dell’ambito dell’ortofrutta che, per perseguire una frutticoltura intensiva, hanno decisamente sfruttato le zone di produzione a livello economico, ambientale e sociale” ricorda Cantieri.

Oggi il vassoio di banane è trattato dalla grande distribuzione organizzata come il classico prodotto civetta nell’ambito del fresco, su cui praticare sempre un prezzo stracciato.

“Il prezzo ridotto al minimo è frutto di una strategia: la perdita viene considerata un investimento delle grandi catene di supermercati che attraverso questo prodotto super conveniente riescono ad interessare la clientela e la portano ad acquistare altro nel proprio punto vendita”. 

L’ALTERNATIVA EQUA: LA BANANA DI ALTROMERCATO

La soluzione per continuare a gustare questo ottimo frutto senza pesare sul Sud del mondo è, secondo Cantieri, la banana di Altromercato, principale realtà di commercio equo e solidale in Italia con sede a Bolzano. Altromercato sceglie proprio la banana come suo prodotto-simbolo, per rappresentare lo sfruttamento di alcune zone del mondo, che ne impatta l’economia, lo sviluppo delle comunità e che crea danni all’ecosistema. 

Andrea Cantieri: “Altromercato si approvvigiona scegliendo coltivazioni biologiche o che mirano alla protezione della biodiversità. I nostri sono piccoli produttori che, insieme alle banane, coltivano anche altri prodotti. Da anni costruiamo un’alternativa per una scelta che sia equa. Ci impegniamo a fare molta attività di comunicazione, per rendere comprensibile al consumatore il perché della differenza di prezzo tra la banana convenzionale e la nostra”.

Altromercato, oltre a pagare un prezzo equo per il raccolto, che viene stabilito internazionalmente e non subisce variazioni nell’anno, corrisponde un premio extra di un dollaro a cartone di banane. Questa cifra viene impiegata per progetti a beneficio delle comunità locali: “Rispetto ai primi anni, quando questo denaro veniva impiegato per necessità davvero basilari, oggi assistiamo ad investimenti lungimiranti e che rendono questo commercio futuribile. Ricerca, migliorie produttive, borse di studio per l’università, impianti di riciclaggio per la plastica. Ciò significa che le comunità hanno potuto evolversi anche grazie alla partnership con Altromercato”.

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