Elettricità e gasolio minacciano il pane altoatesino: “Bilanci in grande difficoltà”
di Alan Conti
Il pane è un bene primario che non possiamo più dare per scontato. I rincari energetici stanno mettendo in ginocchio, anche in Alto Adige, un settore che poggia le sue attività su forno e frigorifero. Senza contare le materie prime, come la farina, che risentono direttamente delle difficoltà di approvvigionamento determinate dalla guerra in Ucraina. Dopo due anni di sospensione per la pandemia è tornata a riunirsi l’assemblea generale dei panificatori altoatesini presso la sede dell’Unione Commercio a Bolzano. Un organo che rappresenta 90 aziende e 220 filiali affidato alla presidenza di Johann Trenker. È con lui che tracciamo un bilancio del momento difficile del pane anche in una regione che ne ha fatto un simbolo gastronomico come l’Alto Adige.
“Le dico la verità, nessuno di noi si aspettava una mazzata del genere dai costi dell’energia elettrica. Qualcosa potevamo intuire sul gasolio e sul gas ma l’elettricità ci ha messo in grande difficoltà”. Trenker non ha problemi a fare i numeri. “Per quello che riguarda la mia azienda sono passato da una bolletta mensile di 13.000 euro a una di 38.000 euro. I rincari medi sono stati del +235% e sul bilancio annuale arriva a pesare sui 150.000 euro. L’impatto è fortissimo”. Come si sopravvive? “Al momento con bilanci che sono, giocoforza, meno rosei rispetto agli altri anni ma è del tutto evidente che qualcosa dovrà cambiare per rientrare di questo sbilanciamento nei prossimi anni. Praticamente abbiamo gli stessi numeri degli anni del Covid. Solo che allora non si lavorava e oggi sì”. La situazione, dunque, è persino peggiorata. “Sì perché si va ad intrecciare con un panorama di rincari consistente pure delle materie prime. La farina è cresciuta del 60% e poi un di altro 100% ma non è comunque il costo che impatta di più sulla nostra attività. Il gasolio crea molti più problemi”. E’ banale dire che basterebbe limitare lo spostamento di merci? “Sì per due motivi. Da una parte la nostra attività esporta anche all’estero prodotti non freschi. Dall’altra parte il pane è un bene di prima necessità che è doveroso far arrivare anche nel più piccolo paese. Non è un lusso o un capriccio. Parliamo delle basi dell’alimentazione nella storia umana”.
Proviamo ad estraniarci dalle congiunture economiche internazionali per valutare il potenziale del pane come prodotto. “Vende sempre bene. Devo dire che nel 2021 è andata persino un po’ meglio del 2022” spiega Trenker. “Chiaramente anche per noi il turismo sposta il mercato. In estate vediamo crescere le vendite nelle valli e calare a Bolzano mentre in autunno abbiamo un rovesciamento. E’ una ridistribuzione equilibrata. La varietà più venduta? Nonostante ormai ci siano più di 70 tipologie differenti vince sempre la Rosetta che viene acquistata da migliaia di persone ogni giorno. Subito dopo il Pane di Segale”.
“I panificatori sono garanti del commercio di vicinato e il loro ruolo va difeso” l’intervento del presidente dell’Unione Philipp Moser in occasione del congresso. Il direttivo dei panificatori ha poi presentato alcune idee per il futuro come la creazione di una innovativa applicazione digitale e l’avvio di una campagna di sensibilizzazione a favore della creatività nella panificazione. Con costante ricerca di giovani talenti regionali. In quest’ottica illustrato anche il nuovo logo dei panificatori ma il marketing potrà poco se non si limitano subito i costi di produzione dell’intero sistema. Solo salvando il cuore ci si può occupare di essere più belli.