Schwoch: “Napoli, un grande amore che merita la festa”
“A Napoli mi trattano come se fossi uno che ha giocato là dieci anni e ha vinto mille cose. Invece ho giocato solo un anno e mezzo e ho vinto un campionato di Serie B”, queste le parole di Stefan Schwoch, attaccante bolzanino, diventato eroe nel capoluogo campano. Nel Golfo che coccola il Vesuvio Schwoch era arrivato dal Venezia nel gennaio del ’99 e nella stagione seguente – coi suoi lunghi capelli e la sua esplosività – trascinò il Napoli, con 22 gol, alla conquista del campionato e al ritorno in serie A. Un solo anno e mezzo, eppure a Napoli, Stefan Schwoch da Bolzano, è un eroe.
Come hai fatto a diventare eroe di una città in una sola stagione e mezza?
“Se lo domandano in tanti e spesso pure io. Sono stato poco a Napoli eppure mi trattano come se fossi uno che ha giocato là dieci anni e ha vinto mille cose. Invece ho giocato solo un anno e mezzo e ho vinto un campionato di serie B. È stato un anno particolare perché è andato tutto bene, sia a livello personale sia di squadra. Penso che, oltre ai risultati, hanno capito e ammirato l’impegno che mettevo ogni domenica, senza mai tirare indietro la gamba, senza mai risparmiarsi, sudando centimetro dopo centimetro per la maglia che indossavo. Questo sono riuscito a trasmettere ai napoletani e loro lo hanno apprezzato. Ancora oggi quando scendo mi fanno sentire come a casa mia. Come un privilegiato”.
Il rapporto con Napoli oggi e da calciatore?
“Da calciatore non riesci a vivere la città al 100%. Quello che succedeva a me era che magari andavi in giro, si bloccava una via e dovevano venire a prendermi i Carabinieri per portarmi a casa. Ho sempre cercato di vivermi Napoli al massimo perché è una città stupenda dove si sta benissimo. Da quando ho smesso la vivo benissimo, con ancora tanta gente che mi ferma – molta meno rispetto a prima – e mi trasmettono tantissimo affetto. Napoli è una città che mi ha dato molto di più di quello che le ho dato io”.
Si racconta che l’arrivo a Napoli fosse stato difficile e che la sua ex moglie non volesse trasferirsi. Si dice anche, però, che l’addio da Napoli sia stato ancora più complicato…
“La mia ex moglie non voleva scendere, mi ha raggiunto il secondo anno. Le cose a Napoli erano andate molto bene e nel verso giusto. È una città che ti entra dentro, senza mezze misure. O la ami o la detesti. Io mi ritengo fortunato perché l’ho amata fin dal primo giorno, è bellissima e quando siamo andati via è stato grande il dispiacere”.
Schwoch sperava di andare in serie A col Napoli ma il Torino offrì 10 miliardi, difficile rifiutare per il club campano, il quale non navigava proprio in fiumi d’oro. E così le strade dell’attaccante bolzanino e del Napoli si separarono.
Come hai vissuto lo scudetto del Napoli?
“L’ho vissuto da tifoso, da persona esterna e da addetto ai lavori che qualche volta ha commentato il Napoli, ammirando il suo gioco e i suoi giocatori che sono stati interessantissimi. Da tifoso ho provato molta gioia perché mi ha fatto piacere vedere quella gente che molte volte soffre, gioire in quel modo”.
Cosa vuol dire questo scudetto per la città campana?
“È sempre stata una rivalsa verso il Nord, verso i poteri forti. Gli Scudetti sono stati quasi sempre “roba del Nord”, perciò Napoli la vive come una rivalsa. Il “debole” che riesce a imporsi sul forte.
Dove può arrivare il Napoli di Spalletti anche dopo un’ottima Champions League?
“Il Napoli visto quest’anno può arrivare lontano. Questa stagione ha sfiorato una semifinale di Champions League e può sicuramente ripetersi. Bisogna vedere che continuità avrà questo lavoro perché leggendo i giornali oggi, Giuntoli – il direttore sportivo – sembra arrivato al capolinea e anche l’allenatore ha detto che deve parlare con la società. Prima di capire dove può arrivare, bisogna sperare che sia lo stesso Napoli e che oltre a qualche giocatore che sicuramente partirà, bisogna sperare che non cambino anche ds e mister”.
Tornando in regione, stai seguendo l’FC Südtirol? Cosa ne pensi?
“Penso che stia facendo estremamente bene. Insieme al Bari sono le squadre che hanno sorpreso di più in assoluto e perciò gli faccio mille complimenti, stanno facendo davvero una grande annata”.
C’è un calciatore attuale in cui ti rivedi?
“Le prime punte hanno caratteristiche di statura e struttura importanti e diverse dalla mia (ndr dati Wikipedia e Transfermarkt: Schwoch è alto 174cm). Mertens, ex giocatore del Napoli, era molto simile alle mie caratteristiche, mentre in serie B mi piace molto Mulattieri del Frosinone”.
Vedi qualcuno in circolazione e in grado di battere il tuo record di 135 gol segnati in serie B?
“I record sono fatti per essere battuti, come io ho battuto quello precedente, adesso ci sarà qualcuno che proverà a batterlo. È ovvio che non gli auguro di farcela perché fa sempre piacere detenere un record ma anche quando sarà battuto, perché sarà così, sarò il primo a fare i complimenti. Massimo Coda – attaccante del Genoa – è molto vicino (111 gol in serie B ndr) ma se il prossimo anno va a giocare in serie A col Grifone neopromosso la sfida per lui si complica. Ogni anno che passa diventa più difficile battermi e per lui riconfermarsi a livello di gol”.
A Vicenza invece sei diventato bandiera, cosa pensi di questo Vicenza che non riesce a tornare in serie B?
“Di quegli anni ho un grosso rammarico perché avevamo una squadra davvero forte, forse la più forte con cui ho giocato in serie B e non siamo comunque riusciti ad arrivare in serie A. Questo è un grande rimpianto. Il Vicenza di oggi lo vivo da tifoso esterno perché conosco poco e niente: mi dispiace però vedere che sta facendo così tanta fatica per raggiungere la B. Gli auguro comunque attraverso i playoff – anche se non è facile – di poter ottenere questo traguardo, che è il minimo per i biancorossi”.
Stefano Rossi