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Pos, ecco le commissioni che preoccupano i baristi

Il bancomat infiamma i banconi e continua a dividere. A pochi giorni dall’obbligo ad accettare qualsiasi pagamento elettronico da parte dei clienti le posizioni continuano ad essere differenti. Lo spartiacque è ormai l’iconico “caffè da 1,20 euro pagato con la carta”: da inizio mese da accettare, ma non per forza da condividere. Può essere utile, in questo, un’analisi più approfondita di quelle che sono le variabili che entrano in gioco con una strisciata o una toccata del pos.

“COMPENSARE LE COMMISSIONI SULL’IRAP”

“La prima considerazione da fare – premette Luca Bonato presidente dei pubblici esercizi di Confesercenti – è la volontà di rispettare tutte le norme prevedendo tutti i possibili sistemi di pagamento. Detto questo, però, ci sono delle condizioni che rendono per la nostra categoria il pagamento elettronico svantaggioso rispetto a quello con il contante. Il costo della commissione, infatti, si aggira attorno all’1,8% di tutto il transato: di fatto un balzello fisso. È un po’ come se su ogni singolo scontrino finissimo per pagare un’Iva al 12% anziché al 10%. La grande differenza è che l’Iva puoi compensarla ma le commissioni della banca per le transazioni no. Ecco perché lo Stato potrebbe pensare di prevedere una compensazione sull’Irap visto che sono proprio le istituzioni ad averlo reso non evitabile”.

LE CIFRE DI BANCOMAT E CARTE DI CREDITO

L’obbligatorietà entra in vigore come misura contro l’evasione. “Questo è il punto di partenza – intervenire Elke Moeltner, funzionaria di riferimento per la categoria in Confesercenti – ma non può essere anche l’unico punto d’arrivo. Mi spiego: ben vengano tutte le soluzioni che permettano una riduzione dell’evasione, ma ci sono delle motivazioni oggettive, direi matematiche, nel preferire i contanti in determinate situazioni”. Proviamo a vederle più nel dettaglio. “Prima di tutto esiste una quota per l’apparecchio Pos di circa 100-150 euro l’anno che, con alcuni accordi, può anche essere abbuonata a fronte di un cospicuo numero di operazioni. Il circuito bancomat, dal canto suo, ha varie commissioni che possiamo stimare mediamente in circa lo 0,6% del transato totale. Significa che su 100.000 euro di incassi annuali 600 euro sono oneri bancari. Importo che può essere risparmiato, se pagato in contanti. Se passiamo al circuito delle carte di credito questa commissione si alza oscillando tra il 2% di quelle più comuni e il 6-7% di quelle più esclusive. Prendendo il dato più basso su 100.000 euro annuali di transito sono 2.000 euro di perdita netta rispetto allo stesso incasso in contanti. Non è poco”. Le carte di credito, però, non sono così comuni. “Mica tanto se pensiamo che il diffusissimo Bancoposta lavora proprio sul circuito delle carte di credito e non del bancomat. A questi costi andrebbero aggiunti, infine, quelli del commercialista per l’aumento delle righe contabili. Fatta la somma si tratta di differenze consistenti sul lungo periodo”. Ci sono, infine, le nuove soluzioni come Sumup e Satispay: “In questo caso la frequenza d’uso è davvero ridotta quindi non sono ancora prospettive sistemiche ma anche in questi casi, a determinate condizioni, sono previste commissioni che incidono più del contante”. 

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