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Gli animali che vivono con noi: i passeri

Quello che chiamiamo comunemente “passerotto” è, in realtà, un uccello particolarmente complesso e interessante. Tre le varietà che si trovano in Alto Adige con dimorfismo sessuale e una caratteristica unica: durante la loro vita cambiano regime alimentare

Si fa presto a dire passerotti. In Alto Adige (ma non solo ovviamente) sono il volatile più comune assieme ai colombi ma la loro varietà è, in realtà, molto ampia e sofisticata. Anzitutto è bene partire dalle basi e quindi dai passerotti che più comunemente vediamo nelle nostre città. “Ne esistono almeno tre specie. La più diffusa – spiega Osvaldo Nigra, zoologo del Muse di Trento – è quella che volgarmente chiamata Passera d’Italia (scientificamente Passera X Italiae). È un uccello residente tutto l’anno con dimorfismo sessuale tra maschi e femmine. Il maschio ha un evidente bavaglino nero (più sfumato e impercettibile quando mette le penne), calotta rossastra e un becco particolarmente nero durante il periodo riproduttivo. La femmina, invece, ha una colorazione più tenue senza particolari caratteristiche”.

Passera Europea e Passera Mattuggia

Attenzione, però che esistono altre varietà che si possono incontrare in Alto Adige come la Passera Europea (dove il maschio si distingue per la calotta grigia anziché rossa) e la Passera Mattugia che presenta una guancia bianca con macchia nera. “La prima – spiega Nigra – è più comune nel Nord Europa ma può capitare di vederla anche dalla Val d’Isarco e a salire verso settentrione. Naturalmente capita che si incroci con la Passera d’Italia. La variante Mattuggia, invece, predilige gli ambienti agricoli e nidifica a cassetto. Alcune si possono vedere nella zona della Giardineria Comunale a Bolzano dove si trovava il vecchio Centro di Recupero Animali Selvatici gestito dall’associazione CRAB”.

Dagli insetti a graminacee e farinacee

Quali sono, però, le caratteristiche di questi amici che vediamo tutti i giorni al nostro fianco? “Amano moltissimo la presenza di vecchi edifici e per questo sono particolarmente diffusi in Centro storico. Realizzano un nido a coppa sferico e con un foro d’entrata (Mattuggia a parte come abbiamo visto). I giovani possono essere confidenti mentre gli adulti tendono a rimanere più restii ad avvicinarsi”. Per quanto estremamente comune questo uccello ha, in realtà, una caratteristica quasi unica. “I primi mesi sono insettivori – conclude Nigra – per aiutare i processi di irrobustimento dello scheletro e dei muscoli. Solo in un secondo momento, una volta usciti dal nido, passano all’alimentazione che conosciamo tutti fatta di graminacee e farinacee. Nella vita dei passeri si tratta di un passaggio molto delicato perché comporta una modifica pressoché totale dell’apparato digerente con i genitori che spendono molto tempo al fianco dei giovani per aiutarli. È un aspetto importante da conoscere soprattutto per chi dovesse trovarsi a sostenere la crescita di nidiacei o giovani recuperati come i volontari del CRAB. Il cambio di alimentazione è una fase delicata da seguire con grande attenzione”.

Alan Conti

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