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Appello al voto. Creativo

Qualcuno lo saprà e qualcun altro un po’ meno.
Le #campagne elettorali iniziano con la composizione delle #coalizioni e i #partiti si muovono come rabdomanti con proiezioni, percentuali, seggi possibili.
“Quelli portano il 7%, quelli non vanno oltre il 2%”.
E, spesso di conseguenza, si posizionano.

Una volta iniziate ecco che le campagne elettorali prendono una piega curiosa. Praticamente ogni #lista cerca di acchiappare più voti e questo è quello che vedete tutti.
In contemporanea ciascun candidato ha nei suoi compagni di lista i primi avversari. Tipo piloti di Formula 1. Fioccano sgambetti, giochetti e sguardi diffidenti uno con l’altro. Molti sono addirittura concentrati molto più sulla concorrenza interna rispetto a quella esterna.
E questo non lo vedete tutti.

C’è stato, poi, il classico #valzer delle “quartine”. I quattro nomi che vi consegnano sui santini e che vedete sulle pubblicità (talvolta sono due o tre). Anche lì, nel comporle, è tutto un “io ti porto 20 voti, tu altri 20 e siamo a 40”. Con tutto il corollario di trattative, arrabbiature e lotte intestine.

Comunque sì, in tutto questo noi elettori siamo numerini che spesso danno per scontati.
E infatti, fateci caso, è stato tutto un “vota così”, “scrivi questi tre nomi”, “fai la X lì”.
Come se non sapessimo farlo da soli.
La #tomba dell’amore elettorale è il santino con la raccomandazione “portami in cabina e vota così”.
Aka “i miei elettori sono robottini da guidare”.

E allora domani alle #urne abbiamo il potere più bello del mondo: smarcarci da quell’essere numerini scontati sui loro tavoli.
Ribadire che non siamo robottini.
Possiamo essere liberi, per esempio, di votare solo “i portatori di acqua” delle liste.
Possiamo essere liberi di ricordarci che il “voto utile” non esiste perché non è uno sport.
Possiamo essere liberi di andare a votare anche se non ci piace nessuno.
Possiamo essere liberi di votare solo persone che non hanno fatto affatto campagna elettorale.

La più grande risposta a chi continua a considerare la politica una gestione del consenso e non della cosa pubblica è votare in modo sorprendente. Non assentarsi e lasciare che decidano esattamente quelle proiezioni a tavolino.

Non per forza i capolista sono i più preparati.
Non per forza i partiti grandi sono più efficaci.
Non per forza devo votare chi ho votato sempre.
Non per forza le liste civiche sono più votate al bene del territorio rispetto agli altri.
Non per forza (anzi, mai) il buono è tutto da una parte.

Dentro quell’urna sarete solo voi

Liberi.

Cercate quella perla creativa che più vi rappresenta.
E fate saltare i tavoli di chi vi considera solo un numero.

✍️ Alan Conti

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