Shock per un tifoso Samp: le croci con il suo nome davanti a casa
Sono andati a cercarlo sotto casa e poi hanno piazzato nel giardino alcune croci blucerchiate con il suo nome. Per richiamare l’immagine del cimitero e spaventarlo. E’ l’incredibile storia vissuta da un tifoso della Sampdoria di Bressanone messo nel mirino dalla tifoseria del Genoa. Scintille (e derive) da derby della Lanterna che hanno travalicato i confini della città ligure per arrivare fino in Alto Adige. Complice la recente sfida del Grifone contro il Südtirol al Druso di Bolzano. Alcuni supporters rossoblù, infatti, si sarebbero recati direttamente sotto casa del tifoso altoatesino (che non si trovava nel suo alloggio in quel momento) per allestire il macabro scenario e poi invitarlo nella posta privata di Facebook ad uscire di casa.
Da dove nasce la tensione
Dove è nato, però, questo contenzioso? Da un’intervista che il brissinese rilasciò ad una televisione locale (Primo Canale) un anno fa a Genova in occasione della retrocessione del Genoa in Serie B dopo la sconfitta subita proprio nel derby. “Mi sono fatto centinaia di chilometri per venire ad esprimere il mio dolore per i cugini. Prossimo anno vi aspettiamo a Bolzano, io abito a Bressanone ma siamo lì. Vi aspettiamo: mi raccomando Bolzano-Bozen, non Trentino. Non sbagliate” le sue parole al microfono. Tanto è bastato per aprire una vicenda surreale. In quelle poche frasi, infatti, alcuni ultras rivali avrebbero ricavato tutte le informazioni necessarie per rintracciare l’altoatesino iniziando una ricerca sulla sua abitazione. “Sono riusciti ad individuarla e hanno iniziato a telefonare alla mia vicina di casa. Una povera persona anziana. Le chiedevano se io abitassi di fianco a lei e quando avrebbero potuto trovarmi che avevano un pacco da consegnarmi. Continuamente”.
Il macabro blitz
Poi, il giorno della trasferta del Genoa al Druso sono arrivati. “Non del tutto inaspettati: in posta qualcuno mi aveva già minacciato così avevo allertato i carabinieri. I militi sono stati molto gentili e hanno effettuato qualche pattugliamento in più davanti a casa ma loro sono passati probabilmente di notte. A quel punto hanno lasciato le croci con il mio nome nel prato e sull’uscio della porta. Poi mi hanno scritto di uscire di casa, di farmi vedere chiedendomi se mi fossero piaciute le bare. Insomma, mi hanno fatto ampiamente capire che potevano arrivare a casa e che sapevano dove abitassi (peraltro la mia abitazione è stata poi condivisa sul web). Sono costernato perché il calcio è calcio: ci sta lo sfottò e prendersi in giro. L’anno scorso è toccato a loro e oggi tocca a noi. Poi, però, tutto deve finire lì. Non si può arrivare a mettere le croci sotto casa. E’ inaccettabile”.