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Cronaca

Quando ”il Male dentro” uccide i genitori

La nuova uscita della casa editrice Rizzoli racconta la storia dei genitori di Benno Neumair, uccisi dal figlio e buttati nel fiume Adige

L’omicidio di Peter Neumair e Laura Perselli ad opera del figlio Benno è una delle pagine più nere della storia di Bolzano. Un caso di cronaca controverso che ha caratterizzato le prime pagine dei giornali locali a partire dal gennaio 2021, Con il passare dei giorni, la vicenda ha assunto sempre di più le sembianze di un complesso giallo, fino a quando Benno Neumair, il 28 gennaio 2021, non si è presentato in caserma per costituirsi. La sentenza di primo grado è arrivata dopo più di un anno e mezzo e il 19 novembre 2022 Benno è stato condannato all’ergastolo con un anno di isolamento diurno.

La lettura della sentenza

Raccontare tutte le sfaccettature di una storia come questa è un’ardua impresa, soprattutto per le testate giornalistiche impegnate ad informare tempestivamente i lettori sulle novità del caso. Matteo Macuglia, giovane giornalista udinese ed inviato della trasmissione “Quarto Grado”, è arrivato a Bolzano all’inizio della vicenda, inconsapevole del fatto che di lì ad un anno e mezzo avrebbe raccontato in un libro tutti i particolari di questa tragedia familiare. “Il male dentro” non è solo un resoconto dettagliato delle indagini, ma è soprattutto un racconto su quello che erano Laura e Peter e una possibilità per loro di vedersi riconosciuta quella dignità che meritano.

Per quale motivo ti sei trovato a lavorare sul caso di Benno Neumair?

“Io faccio l’inviato per la trasmissione “Quarto Grado”, sono tutt’ora il più giovane della redazione. Questo è stato il primo caso del quale mi sono occupato da solo. Inizialmente, quando Peter e Laura sono scomparsi, poteva essere successo qualsiasi cosa. C’era stata una frana il 5 gennaio, si è anche pensato che ne fossero rimasti vittima. Non sapendo con precisione che cosa fosse accaduto, mi hanno mandato a Bolzano. Il primo giorno lì sono andato nei pressi della casa della famiglia Neumair per intervistare i vicini e ho incontrato Benno: era appena uscito di casa e non aveva voglia di parlare con i giornalisti. Sono riuscito a convincerlo a fermarsi e a prendere il mio numero di telefono. Gli avevo chiesto delle foto dei genitori da mostrare in televisione, così qualcuno avrebbe potuto riconoscerli, e la sera stessa mi ha richiamato dicendomi che la famiglia non voleva darmi le foto. Da quel momento, ho avuto il suo numero di telefono. L’ho riusato quando ormai si aveva il sospetto che fosse stato lui a commettere l’omicidio, abbiamo parlato per mezz’ora e la telefonata è stata anche assunta negli atti del processo. Mentre parlava aveva un tono amichevole, a tratti persino scherzoso. Il tempo che mi ha dedicato e il modo in cui si è posto mi hanno fatto dubitare del fatto che fosse colpevole. Solo successivamente è emerso che Benno, avendo un disturbo narcisistico, è portato a sovresporsi anche quando non gli conviene per sentirsi sempre al centro dell’attenzione . È stato l’ultimo dialogo che ha avuto con la stampa. Così è iniziata questa storia”.

Che differenze ci sono nel raccontare questa vicenda dal punto di vista giornalistico rispetto allo scriverci sopra un romanzo?

“Quando Rizzoli mi ha chiesto se volessi fare questo libro, non ero sicuro di poter aggiungere qualcosa di nuovo rispetto a quello che era già stato raccontato. Mi sono reso conto che nelle puntate settimanali di “Quarto Grado” potevo solo fare un riassunto generale di quanto man mano accadeva, concentrandomi sulle grandi e piccole novità. Se con questo lavoro siamo stati molto completi, nel libro ho avuto la possibilità di raccontare la vicenda con un altro ritmo e di concentrarmi su alcune cose che sono rimaste sullo sfondo. Un esempio è lo sforzo fatto dai carabinieri e dalla procura di Bolzano: se non fossero state fatte determinate cose, le indagini si sarebbero concluse con un nulla di fatto. Riportando diversi documenti ho cercato di mettere in risalto questo aspetto in modo preciso e accurato, cosa che non ho potuto fare da inviato. Ho cercato inoltre di restituire un po’ di dignità a Laura e a Peter, dei quali in passato ho potuto dire poco perchè poche erano le informazioni che avevo. Col tempo ho stretto un legame con la famiglia Neumair: tutto quello che ho scoperto si trova nel libro. Si tratta di un ritratto di queste due persone molto più fedele di quello delineato in precedenza. Ci voleva tempo”.

A proposito di tempo, quanto ci hai messo per scrivere il libro?

“Ci ho messo all’incirca un anno. Non perchè il testo sia gigantesco, ma facendo l’inviato a tempo pieno sono sempre in giro per l’Italia: avevo solo i weekend per poterlo scrivere”.

Quali sono state le difficoltà e le soddisfazione provate nello scrivere un libro del genere?

“Una delle cose più complicate è stata scegliere il materiale da inserire nel romanzo. Ho recuperato un centinaio di documenti inediti per la stampa e già quello non è stato semplice, ma è stato ancora più impegnativo selezionare tutte le informazioni utili alla narrazione e che non appesantissero il testo. Una difficoltà ulteriore è stata trovare qualcuno da intervistare: Bolzano nutre ancora molto riserbo nei confronti di questa storia e si ostina a non parlare. Quando alla fine però ho riletto il libro, ho avuto l’impressione di essere riuscito a descrivere in modo efficace questa marea soverchiante che ha investito la famiglia Neumair dal luglio 2020, nonostante Laura e Peter avessero cercato in tutti i modi di aiutare il figlio, protagonista di un grave episodio psicotico vissuto poco prima in Germania. Scrivendo e rileggendo questa storia, sono rimasto impressionato da quanti accadimenti abbiano portato all’ergastolo di Benno”. 

Credi che i familiari di Laura e Peter leggeranno il libro?

“Non so se lo faranno, per loro ogni fase di questa vicenda è stata ed è tutt’ora difficile da vivere. Quando i coniugi Neumair sono scomparsi, Bolzano si è riempita di giornalisti da tutta Italia. La casa di via Castel Roncolo è stata sequestrata, Benno è stato arrestato e con il passare del tempo i corpi sono stati ritrovati nell’Adige. Sono arrivate una serie di perizie e il 4 marzo 2022 è iniziato il processo: ogni volta che sono tornati su questa storia, hanno avuto un contraccolpo. Ci sono stati due anniversari di questo delitto. Per i familiari, significa rivivere ogni volta lo stesso incubo ed essere esposti contro la propria volontà al circolo mediatico. Madè, la sorella di Benno, ha rilasciato una sola intervista in due anni soltanto perchè aveva delle cose da comunicare all’esterno. Ciò che mi stupisce è che questa famiglia continui a ricevere moltissime critiche sui social da parte dell’opinione pubblica. Le sorelle e i fratelli di Laura e Peter mi hanno aiutato a scrivere il libro perchè sono consapevoli dello scopo che ha, ma non so se lo leggeranno: per loro è una ferita che ogni volta si riapre”.

Si tratta di un caso di cronaca che ha messo sotto i riflettori la città di Bolzano…

“Tuttora ha un rapporto difficile con questa vicenda. Se n’è parlato tantissimo all’interno delle case dei bolzanini, ma fuori nessuno ha mai voluto fare molti commenti a riguardo. L’idea di questa città dalla faccia così pulita si scontra con i mostri che si generano all’interno di tutte le società, cosa che è già successa a Bolzano: adesso parliamo di Benno, ma non dimentichiamoci di Marco Bergamo negli anni ‘90. Bolzano fa un po’ fatica a fare i conti con quel male dentro che si nasconde in ogni contesto, a prescindere da quanto per bene sia”. 

Il libro verrà presentato lunedì 23 gennaio alle ore 18 al Circolo Cittadino di via Grappoli e il 24 gennaio sempre alle 18 alla Feltrinelli di Verona.

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