In Alto Adige 397 monumenti verdi sotto tutela: ecco gli alberi più famosi
Cuore e polmoni del nostro territorio, sono protetti dalla legge provinciale e da quella nazionale. Scopriamo quali sono i più suggestivi
I monumenti non sono tutti fatti di pietra ed acciaio. La legge italiana e quella locale tutelano, infatti, anche le bellezze verdi del nostro territorio, tributando particolare rispetto ed attenzione alla conservazione di quegli esemplari che per specie o caratteristiche devono essere preservate.
Nella nostra provincia attualmente si contano 397 posizioni sotto tutela – dove la posizione può comprendere anche un intero boschetto.
La tutela dei monumenti verdi è mirata a preservare gli alberi in base alle specie e alle dimensioni, includendo naturalmente la salvaguardia degli alberi monumentali: ovvero, alberi “dall’elevato valore biologico ed ecologico (età, dimensioni, morfologia, rarità della specie, habitat per alcune specie animali), di importanza storica, culturale e religiosa che rivestono in determinati contesti territoriali, per il loro stretto rapporto con emergenze di tipo architettonico, per la capacità di significare il paesaggio sia in termini estetici che identitari.”, come riportato sul sito alberimonumentali.it dei Musei Italiani e ovviamente nella sezione dedicata del sito del Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste.
GLI ALBERI PROTETTI IN ALTO ADIGE
Per i territori della Provincia di Bolzano è l’Ufficio Natura, all’interno della Ripartizione Natura, Territorio e Paesaggio, a farsi carico della protezione di quelle che possono essere considerate delle opere d’arte naturali, la cui quieta esistenza si intreccia alla storia degli uomini.
Attraverso i registri, facciamo un breve viaggio per scoprire alcuni dei fusti più celebrati.
Il platano monumentale della stazione di Bolzano, già protetto a livello locale, ha attirato l’attenzione anche del governo nazionale, tanto da fare persino parte dell’elenco degli Alberi Monumentali d’Italia, redatto ogni anno dal Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. La circonferenza del fusto è di 562 centimetri e raggiunge i 35,5 metri di altezza. Nonostante la sua imponenza, il platano è riuscito a sfuggire alla minaccia di ben due guerre mondiali, bombardamenti diretti al parco ferroviario compresi. L’albero si stima essere stato piantato tra la fine dell’800 ed i primi del 1900, lo stesso periodo in cui è stato realizzato il parco intorno. Si può considerare, a tutti gli effetti, un sopravvissuto rispetto alla storia.
In Bassa Atesina è il noce di Egna a troneggiare, parte di un giardino privato ma visibile in passeggiata, sull’altro lato della strada rispetto al cimitero. Il cartello che lo segnala lo indica come il più grande della provincia. La sua peculiarità? E’ stato piantato nel 1909 per celebrare la nascita di un bambino. Il diametro della chioma raggiunge i 30 metri, l’altezza, secondo la perizia svolta nel 2021, dall’ufficio natura, è di 18 metri ed il diametro del tronco ammonta ad un metro circa.
La Val d’Ultimo è conosciuta per i suoi larici secolari: siti su proprietà privata a circa 1400 metri, sono ben visibili dalla passeggiata adiacente. Gli 800 anni che hanno sulle spalle hanno lasciato i loro segni sulle piante, che non si presentano al massimo del proprio vigore. Il rispetto per questi antichi monumenti verdi, che gli consentito la sopravvivenza fino ad oggi, non toccati dalla popolazione, deriva dalla loro funzione di proteggere l’abitato di Santa Gertrude dalle valanghe. Nello stesso comune, a 2000 metri di altezza e raggiungibili in escursione, ce ne sono altri venerandi esemplari.
Ci sono anche le cinque sequoie di Cortaccia, tra le piante protette dalla provincia in quanto paesaggisticamente rilevanti, site lungo la strada in località Sant’Anna, al di sotto della strada per Favogna. Raggiungono i 40 metri di altezza e sembra siano state piantate nel 1898 per celebrare il regno del Kaiser austriaco Francesco Giuseppe I. Sempre in zona, ricordiamo i due tigli del Ristorante Zur Kirche, vicino alla canonica, a Favogna di Sotto. Alti entrambi circa 30 metri, sono di due specie diverse: un tiglio nostrale che avrebbe più di 200 anni e un tiglio selvatico, con foglie più piccole e più scure.
Il bellissimo acero di San Genesio, vecchio di 400 anni, sito nei pressi del maso ristorante Tomanegger, che è stato purtroppo recentemente danneggiato dalla neve. Protetto come monumento naturale, è posizionato in mezzo al prato e vanta sullo sfondo un bellissimo panorama.
Chiudiamo con la vite di uva da tavola di Magrè: messa a dimora nel 1601 e protetta a livello, è una delle piante più vetuste dell’antico vitigno locale a bacca rossa, il Roter Hoertling.