Buendia Books, a Torino nasce la palestra per grandi scrittori
Dare una possibilità a penne promettenti, accompagnarle nel lungo viaggio della scrittura, prepararle al mondo dell’editoria. Francesca Mogavero, responsabile della casa editrice, ci racconta ambizioni e progetti di questa piccola grande realtà editoriale
Che si tratti di un film, di una rappresentazione teatrale o, come nel nostro caso, di un libro, gli “addetti ai lavori” che agiscono nell’ombra spesso e volentieri non ricevono il riconoscimento che meritano. Ci viene naturale, leggendo un romanzo, associarlo a colui che l’ha scritto: non ignoriamo che ci sia stato chi ha permesso che quell’idea prendesse corpo nel libro che stringiamo tra le mani. Semplicemente, pensarci non è così immediato. Soprattutto se non si sta parlando dei colossi dell’editoria, come Mondadori o Feltrinelli, ma di piccole realtà editoriali, accomunate però dallo stesso obiettivo: raccontare storie vere ed autentiche, storie che difficilmente avrebbero altre possibilità di vedere la luce. Con queste premesse nasce Buendia Books, la casa editrice indipendente di Francesca Mogavero, editor torinese che ha deciso di dare spazio alle idee di scrittori e scrittrici piemontesi, pubblicando gratuitamente le loro storie e seguendoli passo passo nella promozione dei loro libri. Così Buendia Books non veste solo i panni di casa editrice, ma diventa una realtà dove gli autori (soprattutto emergenti) hanno la possibilità di vedere riconosciuto il valore delle proprie idee e di crescere come artisti. Ce lo siamo fatti raccontare in un’intervista.

Se dovessi descrivere in poche parole il vostro progetto?
“Direi “chilometro zero”, gli autori e le autrici che lavorano con noi abitano qui in Piemonte. Veniamo da un’esperienza in cui era difficile, quasi impossibile, incontrare gli autori e organizzare gli eventi in luoghi sconosciuti. Potrebbe sembrare un piccolo passo indietro nella nostra esperienza editoriale, ma personalmente lo considero solo un valore aggiunto. Il fatto che la varietà dei temi sia ampia ci permette comunque di prospettarci una distribuzione nazionale. Preferiamo però concentrarci sul progetto rimanendo qui, nella terra degli autori, per trovare insieme la strategia adatta e lavorare sul testo insieme”
Ci descrivi come avviene il processo di editing? Quanto dura?
“Dipende, ci sono libri che arrivano già in una versione abbastanza definita per cui il lavoro è minimo. Altri richiedono un controllo maggiore di coerenza interna della storia, della veridicità dei fatti storici se presenti. Gli autori alle prime armi, che si cimentano per la prima volta nella scrittura di un romanzo, richiedono un lavoro maggiore. Spesso però gli autori con i quali abbiamo già lavorato, più che il manoscritto finito, ci propongono un’idea: in quel caso, ci lavoriamo insieme. All’anno pubblichiamo 10 titoli e questo ci permette di visionare meglio i vari progetti e dedicarci il giusto spazio”
Solo 10? Come scegliete le idee da sviluppare tra tutte quelle che vi propongono?
“Al momento abbiamo scritto sul nostro sito che cosa stiamo cercando e c’è la possibilità di compilare un modulo di contatto attraverso il quale allegare il proprio progetto. Vogliamo lavorare in certe direzioni e con storie che magari faticano adesso a trovare il loro spazio nel catalogo: cerchiamo delle storie “fuori dal coro”, che non siano riconducibili facilmente ad un unico genere. Abbiamo realizzato una serie editoriale chiamata “Ghiaccio”, della quale fa parte “Psicoporno”, un libro al quale teniamo molto e pensiamo abbia grande potenziale. Vogliamo promuovere storie di questo tipo, che riguardino il realismo magico quanto piuttosto una distopia particolare ed originale. Ciò che chiediamo agli autori è di scommettere su loro stessi”
E il costo della pubblicazione?
“Non c’è, preferiamo concentrarci su progetti nei quali crediamo piuttosto che pubblicare chiunque ci paghi per farlo. Questo permette agli autori di rendersi conto di aver lavorato ad un buon manoscritto e ai lettori di sapere di trovarsi davanti a libri interessanti e promettenti”
Qual è il destino degli autori e delle autrici che pubblicano con la vostra casa editrice?
“Quando lavoriamo con gli autori ci piace instaurare con loro un vero e proprio rapporto. Non è strano che ciò succeda quando si cerca di essere sempre presenti alle presentazioni e agli eventi dei propri scrittori: è un aspetto al quale teniamo particolarmente e dal quale anche noi editori possiamo imparare qualcosa. Ovviamente ci piace sempre sperare che “spicchino il volo”, anche perchè Buendia probabilmente non ha né la possibilità né l’interesse di diventare un colosso dell’editoria. Abbiamo questa idea di casa editrice come un laboratorio, una palestra dentro la quale gli autori possono crescere e prepararsi per altre esperienze editoriali. Così hanno anche la possibilità, attraverso la nostra realtà, di capire come funziona davvero il mondo dell’editoria e di liberarsi dei preconcetti sul tema”
Come funziona l’aspetto della promozione di un libro?
“Chi ha una distribuzione nazionale deve muoversi con mesi di anticipo. Abbiamo mandato a fine maggio le proposte per i libri che usciranno in autunno. All’interno di queste “schede libro” che mandiamo agli addetti alla distribuzione si trovano le informazioni di base del progetto: una bozza di copertina, il genere, il numero di pagine, la sinossi, la biografia dell’autore e qualche curiosità sulla storia. Questo serve ai distributori e ai promotori per farlo conoscere in anticipo alle librerie che prenotano le copie prima che il libro venga pubblicato. La casa editrice, a poche settimane dall’uscita del libro, riceve le prenotazioni e rifornisce i magazzini. Così il libro inizia il suo viaggio!”
E cosa rende Buendia diversa dalle altre case editrici sotto questo punto di vista?
“Personalmente ci concentriamo molto sulla cura di quei rapporti di fiducia che instauriamo con le librerie indipendenti. Portiamo fisicamente i libri in libreria e questo ci permette di conoscere di persona libraie e librai. Il vero banco di prova però restano le fiere, come il Salone del Libro: è l’unico momento in cui si è sicuri che il libro sia stato effettivamente venduto. Inoltre ciò ci permette di entrare in contatto con colleghi e lettori, così da renderci conto di quali siano i generi preferiti dalla clientela e di fare due chiacchiere con altri editori e autori”
Quanto è importante avere un contatto diretto con il pubblico?
“Per noi “piccoli” è fondamentale. Su Amazon o sui grandi scaffali è difficile spiccare quando c’è un marasma di titoli tra i quali scegliere. Il momento di incontro ci permette di mostrare fisicamente il libro, di far conoscere l’autore al pubblico e di promuovere il suo lavoro. Altrimenti cosa porterebbe un lettore a scegliere il titolo di una casa editrice piccola e sconosciuta? Ci aiutiamo a vicenda: spesso e volentieri anche noi traiamo beneficio dalle conoscenze dei nostri autori. Cerchiamo di insegnare qualcosa ai nostri autori ma anche noi impariamo tanto da loro: è un lavoro di concerto”
E se dovessi chiederti che cosa cercano i lettori in questo momento?
“È difficile dirlo. Alcuni decidono di seguire un filone, un esempio è il fenomeno Twilight: quando hanno visto che quel genere funzionava, è uscita una serie di libri che parlava solo dell’amore tragico dei vampiri. Secondo me il lettore a volte andrebbe invece sfidato, facendogli conoscere qualcosa di nuovo. In fondo, ciò che desiderano i lettori è di essere meravigliati e sorpresi davanti ad un libro. Il modo in cui si riesce a far provare queste emozioni agli altri è secondario”
Hai fiuto per i libri che fanno emozionare?
“Seguo molto la pancia. Se io per prima riesco a leggere quel libro da lettrice e ad apprezzarlo, penso che anche altri possano farlo. Difficilmente riesco a “spogliarmi” delle vesti da editor mentre leggo, a non analizzare tutto con un occhio critico. Ha i suoi pro e contro: ogni occasione è buona per imparare qualcosa di nuovo da altri libri, anche se a volte mi piacerebbe evadere completamente attraverso la lettura e mi rendo conto di non poterlo fare”
E le prossime uscite?
Il 21 settembre uscirà “Saluteremo il signor padrone”, un romanzo che racconta cosa succederebbe se lavoratori e lavoratrici, un giorno, decidessero di dimettersi tutti insieme.
Sembra una storia molto interessante. Non credo sia semplice scovarne di originali ora che con i social tutti sembrano poter scrivere romanzi…
“È una caccia. Sicuramente chi ha il guizzo di scrivere così ha più possibilità: più case editrici, l’autopubblicazione, le piattaforme come Wattpad piene di agenti e scout… Anche quello prevede un lavoro capillare e certosino. Non c’è una regola specifica da seguire per emergere. Ci sono storie che sembrano avere tutte le carte in regola per sfondare e poi non sfondano e viceversa. Da inguaribile ottimista, penso che la qualità prima o poi premi sempre. Ci sarà un momento in cui la differenza tra chi scrive solo per accrescere il proprio ego e per leggere il proprio nome in copertina e chi invece vuole farne un lavoro verrà fuori. Scrivere è un talento, ma dev’essere coltivato leggendo e scrivendo.”
Ultima domanda, giuro che ho finito
“Dimmi”
C’è un libro di cui avresti voluto essere tu l’editrice?
“Caspita, domandona…Io adoro Margaret Atwood, ma credo che esserle da editor sia impossibile: quello che fa lei è perfetto già così com’è. Ha scritto anni fa di argomenti ancora perfettamente attuali. “Il racconto dell’ancella” è degli anni ‘80 e ti sembra che l’abbia scritto l’altro giorno. Un’autrice davvero pazzesca”.
Benedetta Conti