BZ News 24
BolzanoEconomiahome

Viaggio ad Avigna, dove nascono le fragole altoatesine

La società bolzanina Gianni Bio ha avviato una campagna di equity crowdfunding per sviluppare ed ampliare la cultura del biologico. Con loro abbiamo incontrato il giovane agricoltore Oberkofler: “Vi spiego una scelta che rispetta la tradizione e guarda all’innovazione”. E spunta anche l’esperimento con la soia…

“Vede, il biologico è prima di tutto una scelta che senti dentro. Tecnica, business o economia vengono dopo la coscienza del singolo. Ha a che fare con il rispetto della terra che vivi, del suo passato e del suo futuro. Quello che ci hanno lasciato i nonni deve arrivare ai figli più ricco. Non più povero”. Stefan Oberkofler ha 29 anni e lo sguardo deciso mentre guarda il suo terreno ad Avigna a mille metri sul livello del mare. Patate, fragole, radicchio, rape, topinambur e albicocche sono solo alcune delle sue colture. Molte di queste sono approvvigionamento costante dei negozi del brand Gianni Bio presenti a Bolzano. Con lui, non a caso, ci sono Nicola Bottazzo, Giovanni ed Andrea Paiarola i tre soci che hanno dato vita alla catena che ha recentemente aperto un nuovo punto vendita in viale Druso a Bolzano. “È incontrando direttamente i produttori che si può comprendere esattamente la filosofia del biologico”. E proprio sulla base di voler fondere innovazione e tradizione, Gianni Bio avvierà il 4 maggio una campagna di  equity crowdfunding sulla piattaforma “Mamacrowd”. Attraverso questa raccolta di capitali la società bolzanina potrà così creare nuovi ed ulteriori sbocchi per l’agricoltura che rispetta totalmente l’ambiente che la ospita veicolando contestualmente l’educazione che il biologico porta con sé.

La coltura più importante? Il sovescio

Una larga parte dei tre ettari di terreno di Oberkofler (Ausserbrunner il nome dell’azienda) è coltivata con una particolare fava. Non ha un particolare valore commerciale e non è destinata alla vendita. Perché? “Perché questa pianta è naturalmente ricca di azoto naturale. Una volta arrivata a maturazione la terra viene smossa e la fava sminuzzata e trinciata. In questo modo non hai bisogno di fertilizzanti artificiale. Chiaro, per farlo devi tenere improduttiva una certa superficie per alcune settimane”. Conviene? “Economicamente sul breve periodo ovviamente non conviene. Sul lungo periodo, però, senza questo procedimento la terra si impoverisce e perde di qualità. La differenza si vede ad occhio nudo. Alla terra puoi decidere di prendere o dare. Se prendi sempre prima o poi lei non avrà più nulla di valido da darti. Questa particolare procedura si chiama sovescio ed è fondamentale. La più importante”.

La paura della siccità anche nel biologico

La paura, quest’anno, si chiama siccità. “Abbiamo bisogno di pioggia perché temiamo che le sorgenti possano prosciugarsi. Al momento non siamo ancora in una fase così critica ma la poca neve sta riducendo molto gli apporti dalla Val Sarentino. I nostri campi hanno un sistema di irrigazione misto: alcune colture sono a goccia ed altre a getto. In alcuni casi dipende anche dal grado di pendenza del terreno perché la distribuzione a goccia può determinare una distribuzione non omogenea dell’acqua. Sono tutti elementi che vanno valutati con attenzione quando c’è una certa scarsità di approvvigionamento”.  

Le fragole con pochi giorni di vita? Le migliori

Le piante più visibili in questo periodo sono quelle delle fragole. I loro frutti illustrano bene alcune diversità nella gestione dei frutti biologici. “Dalla raccolta al consumo – interviene Andrea Paiarola – non hai più di 3 giorni. Poi deperiscono. C’è una certa differenza con i frutti che rimangono belli dopo molti giorni. Questo implica qualche difficoltà in più nella realizzazione degli ordini che devono essere molto accurati e tempestivi. La qualità, però, non è paragonabile”. Non è solo una sensazione soggettiva ma una certezza oggettiva. “Periodicamente e a campione sottoponiamo tutti i nostri prodotti ad analisi laboratoriali presso un istituto specializzato di Verona. Serve a noi per essere sicuri di quello che offriamo al cliente ma anche come screening continuo dei fornitori. Abbiamo confrontato proprio queste fragole di Avigna con altre fragole da coltivazione integrata. Le seconde presentavano una lunga lista di tracce di sostanze mentre queste sono risultate totalmente biologiche e naturali. Quindi vanno mangiate velocemente ma con la certezza di essere sane. I nostri punti vendita si riforniscono qui da circa sette anni e annualmente acquistiamo e rivendiamo circa 1.500 chili di fragole all’anno”.

L’innovazione con la soia

La vicinanza (anche chilometrica) tra produttore e venditore permette anche una condivisione delle innovazioni. La soia, per esempio, è una di queste. “Parlando con i ragazzi – continua Oberkofler – abbiamo deciso di provare questa coltivazione arrivando a 50 chili il primo anno con la prima semina. La scorsa estate sono stati 270 chili e ora vediamo come andrà questo 2023”. Una vera e propria sfida. “Sì, a questa altitudine è più complicato perché la soia ha bisogno di temperature più alte. Così ci siamo orientati verso varietà più precoci piantando a maggio e raccogliendo a settembre. E’ bello poter sperimentare seguendo anche quelli che possono essere i suggerimenti del mercato al dettaglio. Ci si sente parte del progetto e non solo dei fornitori qualsiasi”.

Il 20% della produzione a Gianni Bio

Ogni anno Gianni Bio acquisisce da Ausserbrunner circa 20 tonnellate di patate e 4 tonnellate di cereali oltre a fragole, albicocche e altre varietà di verdure coltivate su superfici più ridotte. “Rappresentano il 20% delle nostre forniture globali – quantifica Oberkofler – e questo ha un duplice vantaggio. Da una parte sappiamo che una larghissima parte dei nostri prodotti finiscono in negozi a chilometro a zero e dall’altra siamo parte di un circuito economico locale virtuoso. Ci aiutiamo a vicenda con amore per il territorio e condivisione dei valori fondanti”.

Gianni Bio e l’equity crowdfunding che punta sui valori del biologico

Dal 4 maggio, intanto, è stato avviato l’equity crowfunding di Gianni Bio. Si tratta di un primo passo significativo per l’imprenditoria altoatesina che punta al massimo della sostenibilità veicolando valori intrinseci al biologico e alla filiera corta. Esattamente come racconta la storia di Stefan Oberkofler. Oltre a sostenere la società questa particolare formula di equity crowdfunding permette di acquisire delle quote di Gianni Bio divenendo pienamente parte di questo modello beneficiando della sua crescita. Nello specifico la raccolta punta ad allargare la rete di vendita sul territorio e ampliare il settore di fornitura alle strutture alberghiere”.  

Alan Conti

Are you sure want to unlock this post?
Unlock left : 0
Are you sure want to cancel subscription?