Nel 2023 in Alto Adige 92 in cura per ludopatia
Delle 92 persone in cura, le donne sono solo 11. Oltre le statistiche ufficiali ci sarebbe un sommerso molto rilevante
La ludopatia, ovvero la dipendenza dal gioco d’azzardo, è oggi una patologia che rientra nel manuale psichiatrico dei disturbi, ed è frequentemente associata all’uso e alla dipendenza da sostanze.
Il quadro della ludopatia in Alto Adige ce lo offre Sarah Giomi, collaboratrice di Forum Prevenzione, specializzata in progettazione di interventi di prevenzione all’uso di sostanze e gioco d’azzardo. I numeri sono aggiornati al 2023 e rilevano 92 soggetti in cura, di cui 42 hanno un’altra diagnosi primaria, 15 sono familiari di persone con dipendenza dal gioco, 19 hanno un quadro patologico più complesso e solo 11 sono le donne.

LA LUDOPATIA NEI LEA DAL 2012
“Il percorso di assistenza che viene offerto può essere sia ambulatoriale che residenziale. Una resistenza che spesso si deve vincere nel paziente è il pensiero che la vita lavorativa non possa essere compatibile con la cura: non è così. La ludopatia rientra nei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) dal 2012, il che significa che è prevista l’erogazione della malattia per partecipare alle sedute ed esiste il diritto alla privacy che tutela la riservatezza del paziente.”
Come si incappa nella malattia? I fattori di rischio, commenta Giomi, sono simili a quelli delle dipendenze da alcol e droga. E i punti in comune non si fermano qui. Anche per la ludopatia, ad esempio, esiste il tema dell’astinenza: il giocatore patologico si innervosisce se non può giocare. Sarah Giomi: “Il gioco diventa l’unico pensiero della giornata ed è spesso realizzato oltre le possibilità economiche del soggetto. E poi abbiamo la predisposizione, che è sia personale che legata all’ambiente. Nella prima rientra la scarsa capacità di gestire la frustrazione ed il desiderio di provare emozioni forti. Mentre l’ambiente può influire negativamente se ci sono già giocatori in famiglia o tra le amicizie. Anche la disponibilità ad avere un centro di gioco vicino a casa è un forte fattore di rischio. Oggi assistiamo anche ad un altro fenomeno, che è quello della fascinazione dei più giovani verso gli influencer che non fanno nulla – o sembrano non fare nulla – e, nonostante ciò, si arricchiscono. C’è quindi la ricerca della scorciatoia per raggiungere l’obiettivo con ogni mezzo, compreso il gioco d’azzardo.”

MOLTI CHIEDONO AIUTO QUANDO E’ TROPPO TARDI
I casi di ludopatia hanno subito una flessione da quando questa patologia è entrata nei LEA: Ciò dipenderebbe dall’accesso facilitato ai servizi di cura. Rimane, purtroppo, ancora oggi moltissimo sommerso, che sembra riguardare soprattutto le donne, le quali con difficoltà si rivolgono ai centri di assistenza per essere curate.
“L’ulteriore difficoltà sta nel fatto che troppo spesso chi chiede aiuto lo fa molto tardi, spinto dalla famiglia, dal datore di lavoro o da qualcuno che si è reso conto del problema in seguito ad episodi gravi. Si tratta di persone che possono essere a quel punto in gravissime difficoltà economiche, che magari hanno già perso la casa o altri valori. Prima, si tende a giustificare, a far finta di non vedere. Il tempismo è fondamentale per poter ritrovare un nuovo equilibrio.”
UN SITO WEB PER INIZIARE IL PERCORSO
Forum Prevenzione ha creato un autotest anonimo Azione Dipendenza Gioco (azione-dipendenza-gioco.it) che attraverso 20 domande specifiche può aiutare ad evidenziare un rapporto problematico con il gioco. Se il test dovesse dare un esito preoccupante il consiglio è quello di rivolgersi agli enti locali che si occupano di offrire assistenza: in prima linea il Forum Prevenzione, per approfondire la consulenza ed eventualmente indirizzarsi verso un percorso di psicoterapia ambulatoriale o residenziale con la onlus HANDS, o residenziale presso Bad Bachgart. Esiste, inoltre, un supporto da parte di Caritas che con la sua Consulenza Debitori sostiene chi deve restituire denaro attraverso la programmazione delle uscite finanziarie e proponendo un piano di rientro.

Conclude Giomi: “Il gioco non è sbagliato in sé, l’essere umano lo ha sempre praticato, è fonte di crescita e di piacere. Bisogna però fare attenzione a come lo si gestisce.”
SONO I GIOVANI A GIOCARE DI PIU’ ONLINE
La statistica nazionale offerta dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli individua i giocatori analogici principalmente nella fascia di età 25-50. Online, invece, l’abitudine al gioco sembra riguardare più i giovani in fascia 18-25.
La stima regionale per il Trentino-Alto Adige racconta di una spesa per il gioco fisico pro-capite di 900 euro all’anno. I dati per l’online risalgono, invece, al 2021 e indicano un esborso di 597 euro pro-capite. Una cifra che potrebbe essere aumentata in linea con il livello nazionale, cresciuto dell’8% nell’ultimo anno.