Addio Cavagna, professore delle emozioni prima delle nozioni
di Alan Conti
Più ti allontani dalla scuola più comprendi quanto un professore valga. Tutti abbiamo almeno uno di loro che ci è rimasto dentro segnando un solco più futuro che immediato. A scuola, generalmente, si ha una predilezione per il docente simpatico, buono (talvolta accomodante) poi, nella vita, si capisce quello che ti ha realmente guidato.
Alessandro Cavagna era parte dei secondi senza perdere la bonaria ironia dei primi (ma accomodante no, ecco).
Ho avuto la fortuna di viverlo in prima fila tra i banchi. Un giorno mi diede venti minuti per parlare di Giacomo Leopardi senza mai interrompermi: ero gonfio di entusiasmo perché “sì avevo studiato e volevo elencare tutte le nozioni”. Partii snocciolando la biografia del poeta recanatese in ogni suo passaggio più didascalico. Impiegai un sacco di tempo. Quando arrivai alla sua morte era morto anche il mio tempo a disposizione. “Bene Conti. Lei in 20 minuti è perfettamente in grado di elencare la vita di Leopardi in modo impeccabile. Si merita un bel 6”. Per me fu come un 2. Avevo studiato da 9 ma non era tanto una questione numerica. Era l’ironia. Una frase semplicissima detta con il sorriso che fulminava un concetto molto più profondo: “Lei ha saputo darmi solo nozioni e zero emozioni. Con uno come Leopardi”. Altro che 6: una bocciatura totale.
Fu la mia prima vera lezione di sintesi senza nemmeno trattare il tema della sintesi.
Sono passati 20 anni.
Ancora la ricordo.
Una volta, al liceo scientifico Torricelli, organizzammo un giornalino alternativo rispetto al tradizionale e pluriennale Et. Oggi diremmo mainstream. Volevamo qualcosa di diverso e più libero: verrebbe da dire, almeno per me, un destino già in nuce. Lo lesse. “C’è troppo astio dentro” sentenziò. Ma lo lesse tutto. Non era verissimo perché c’era dentro anche tanta simpatia, brillantezza e una sfrontatezza che è merce rara in un sistema scolastico spesso imbalsamato. Tutto questo, però, non lo disse perché lo sapeva benissimo e lo comunicava con lo sguardo. Comunque soddisfatto. Disse cosa trovava di troppo: un po’ come un buon piatto (che amava) totalmente rovinato da un eccesso di pepe.
Fu la mia prima vera lezione di tatto (poi ne ho avuto bisogno di molte altre, va detto) senza nemmeno trattare il tema del tatto.
Sono passati 21 anni.
Ancora la ricordo.
L’altro giorno il professor Cavagna è morto. Scrivere “si è spento” sarebbe un errore da matita blu perché, come evidente, è accesissimo anche in chi per tanti anni lo ha incrociato sporadicamente ma sempre con gioia. Lunedì alle ore 14 ci saranno i funerali a Regina Pacis.
Sono gli unici elementi di cronaca essenziali perché ricordarlo con una fila di nozioni biografiche sarebbe stato un errore.
È stato emozioni più che nozioni.
Sono andato meglio oggi Profe?
Addio e grazie di tutto.