Mercoledì Addams, ecco perchè vorremmo tutti essere lei
Mercoledì Addams ha conquistato tutti. Per quanto appaia strana in realtà tutti vorremmo essere come lei. Ecco perché
di Alan Conti
Ci siamo talmente nauseati di politically correct che abbiamo finito per innamorarci, di botto e tutti insieme, del rovesciamento di quello che gli inglesi chiamano “polite” (potremmo banalizzarlo in “carineria”). Sì, Mercoledì su Netflix è un personaggio originale, Tim Burton è geniale e Jenna Ortega non è esattamente una brutta ventenne ma la piccola Addams ha avuto un fascino immediato e collettivo che travalica i normali steccati di valutazione del cinema. Bello o brutto, fatto bene o fatto male. Scriverò una banalità ma Mercoledì è esattamente ciò che vorremmo essere e la società ce lo impedisce. Il tutto con un piacevole spernacchiamento del tabù della morte.
IL GIOGO DEI SOCIAL CHE NON RIGUARDA MERCOLEDì
Prendiamo i social. Mercoledì lo dice chiaro: “Trovo i social media un vuoto succhia anime di affermazioni senza senso”. Ha torto? Scartabellando nel nostro Io più interiore lo sappiamo che ha fondamentalmente ragione. I social ci succhiano faccia ed anima quotidianamente e la metà dei post o dei commenti che leggiamo non ci folgorano certo sulla via di Damasco. Vorremmo essere così cinici ma non ci riusciamo. Mercoledì al posto di post scrive libri (che non sono proprio la stessa cosa) ed, ecco, questa è forse l’unica sua cosa che ormai davvero fanno tutti.
QUEL DISPERATO BISOGNO DI APPROVAZIONE SOCIALE
Veniamo all’approvazione sociale che, ormai, abbiamo trasformato in figlia illegittima dei social (ancora). Vali quanto ti seguono e la brillantezza di pensiero si misura in like. Fuori di queste banalità (che poi non dovrebbero esserlo) siamo tutti molto preoccupati di quello che gli altri pensano di noi. “A me non interessa” dicono tutti: poi si portano a casa la zavorra del giudizio (altrui). Anche in questo caso Mercoledì è ciò che vorremmo essere: “Mi comporto come se non mi importasse se la gente mi detesta. In fondo segretamente mi diverto”. Solo che lei, oltre a dirlo, lo fa.

DOVREMMO AFFRONTARE DI PIÙ LA MORTE: COME MERCOLEDì
E veniamo a Mercoledì che adora i funerali e li frequenta da quando ha l’età per leggere i necrologi. Ora, chiaro ed evidente che nessuno vorrebbe frequentare più funerali eppure non sarebbe per forza un male. Senza augurare tragedie a nessuno mettere il naso nell’ultimo saluto delle persone, anche sconosciute, potrebbe aiutarci a vivere la morte con meno timore travolgente. Vi sembra di leggere un’eresia? Sì, è esattamente il profondissimo tabù della morte che vi sta condizionando. La paura e la sconvenienza di parlarne affiorano in superficie quasi innate ma, in realtà, che male ci sarebbe in senso assoluto a fermarci più volte di fronte alla morte? A considerare il concetto di funerale come lato ed accettare che se ne possa parlare come un passaggio naturale qual è? Chiudiamo i funerali in un recinto di distanza di sicurezza e chi muore, per carità, deve farlo lontano senza farci vedere perché ci colgono i brividi. Con il risultato che quando il lutto tocca noi non siamo minimamente pronti: rametti nel maremoto. Accettiamo più facilmente di parlare delle funzioni naturali espletate in un gabinetto piuttosto di quelle che si consumano in una bara. Eppure non ci piove: capitano a tutti entrambe. Mercoledì che frequenta i funerali ci sta solo sbattendo in faccia che lei è molto più onesta di noi con la sua naturalità. Meno se vogliamo, ipocrita nel nascondere le paure di tutti sotto il tappeto.
LA CONSIDERAZIONE DEGLI ALTRI
“Non perdere la capacità di non farti definire dagli altri”. Lo dicono a Mercoledì. Chi poco importa (la battuta, di per sè, nell’ambito della trama è melliflua). Quel che conta è che è del tutto superflua perchè la considerazione degli altri di Mercoledì è rasoterra. E non ha paura di sentirsi superiore. Viviamo in una società dove ciascuno si sente mediamente più intelligente della media (avete detto ancora social?) ma se per caso sostiene di essere più intelligente della stessa media diventa un supponente arrogante. L’ipocrisia del politically correct è talmente dentro di noi che nemmeno abbiamo il coraggio di dire come ci sentiamo: non abbiamo un briciolo di ardire nel compiere quattro metri fuori dalla retorica normalmente accettata dalla socialità (“quanti stupidi eh, sui social”, “mamma mia davvero hai ragione”). Invece, ancora una volta, ha ragione Mercoledì: la stragrande maggioranza delle persone (gli altri) ci definisce secondo criteri o dettagli che sono infinitamente parziali (o stupidi) rispetto a quelli che abbiamo noi di noi stessi.
CHE MERAVIGLIOSA INCOERENZA
“Non è solitudine se sei ancora qui”. Mercoledì è meravigliosamente logica ed incoerente. Di questa distinzione ne avremmo un gran bisogno perché sempre più si confonde la coerenza con l’impossibilità di cambiare opinione. Gli stessi social (ancora tu?) contribuiscono mantenendo memoria illimitata dei pensieri. Diciamoci la verità: chiunque di noi si prenderebbe a sberle leggendo i suoi post di dieci anni fa. Dovremmo difendere il diritto all’intelligenza di cambiare idea purché ogni idea abbia una sua logica. Mercoledì è logica nel dire che finché c’è qualcuno non esiste solitudine ma incoerente nello sbandierare un amore per la solitudine che, in realtà, tradisce sempre essendo costantemente accompagnato da qualcuno in qualsiasi situazione (da Mano ad Enid passando per lo Zio Fester o Tyler). Dice di adorare l’essere sola ma lo è veramente solo quando suona o scrive. Nell’arte, non nella quotidianità. La sua è una solitudine in senso lato intesa come capacità di auto-bastarsi nel compimento della propria personalità. “Metterò sempre davanti i miei interessi e le mie necessità” è il suo massimo di frase d’amore ma cosa c’è di più vero nell’amore della sincerità anche ruvida?
AMARE LE IMPERFEZIONI E GLI ERRORI…ANCHE DI MERCOLEDì
Mercoledì ci piace talmente tanto che, in conclusione, viviamo con un po’ di fastidio i suoi cedimenti. La commozione per Mano ferita, un bacio e un’inclinazione dell’umore per essere rimasta sola in stanza ci suonano fastidiose. Fuori sincro. Eppure anche qui nasconde un’ispirazione confortevole per ognuno di noi: la libertà di aspirare ad essere imperfetti. Schiavi di meccanismi che ci vogliono infallibili Mercoledì è fallibile anche nelle sue caratteristiche più marcate come il rifiuto di qualsiasi emotività. Cosa ti piacerebbe in futuro? “Compiere errori che siano apprezzati e compresi”. Quanto ci piacerebbe avere la libertà di dirlo? Specie a noi stessi?