La legge per salvare le Acciaierie c’è già
C’è un articolo di legge che oggi torna come un faro nel mezzo della tempesta #Valbruna. Una norma che ricorda a tutti – Provincia, politica, cittadini – che il territorio non è spettatore passivo dell’economia: può decidere se proteggere un’industria strategica oppure abbandonarla alla logica sterile dei valori catastali.
Si parla dell’art. 4, comma 1, della L.P. 9/2009, che ha introdotto l’art. 7-quinquies nella L.P. 10/1991. Un testo breve, chiaro, privo di ambiguità: il #canone di uno stabilimento pubblico concesso in uso può essere fissato tra il 2% e il 4% dell’indennità espropriativa, tenendo conto dell’ubicazione e dell’andamento congiunturale.
Tradotto nel linguaggio delle cose che contano:
la Provincia può modulare il #costo di un sito industriale in funzione degli investimenti, della situazione economica, e soprattutto, dei posti di lavoro garantiti.
Un principio semplice, quasi elementare. Eppure potentissimo.
Il 28 aprile 2011 quella norma fu applicata. Non in astratto, non nelle intenzioni: fu usata per #Valbruna.
La #Provincia e l’azienda siglarono un patto che modificava la #Convenzione 17622, riducendo il canone dal 4% al 2%.
Non un favore politico.
Non un regalo.
Non una trattativa opaca.
Fu l’applicazione limpida dell’art. 7-quinquies.
Perché?
Perché l’azienda aveva effettuato #investimenti, garantito #occupazione, sostenuto un settore industriale ciclico in anni difficili. La legge, in quel momento, fece ciò che dovrebbe fare sempre: allineare la concessione pubblica alla realtà economica, evitando che il costo dell’area diventasse un freno alla competitività.
Immaginiamo un impianto siderurgico con un’indennità espropriativa valutata in 100 milioni.
• Con canone al 4%, l’azienda paga 4 milioni l’anno.
• Con canone al 2%, l’onere scende a 2 milioni.
In un comparto come quello degli #acciai speciali quindi ciclico ed energivoro,alta intensità di capitale, la differenza non è un dettaglio:
sono investimenti in forni, trattamenti termici, digitalizzazione, qualità metallurgica.
Sono margini che permettono di affrontare i cicli mondiali dell’acciaio senza licenziare nessuno.
Sono salari assicurati per 600 famiglie e #stabilità per 5.000 lavoratori dell’indotto.
Questa è la logica della norma:
non ridurre il gettito, ma preservare il valore industriale e sociale del territorio.
Il caso Valbruna–Bolzano dimostra che la Provincia, un tempo, aveva perfettamente compreso la natura strategica dello stabilimento. Nel 2011 decise di non considerare l’acciaieria come un bene immobiliare, ma come un’infrastruttura industriale. Oggi quella consapevolezza sembra svanita dietro un #bando che tratta un impianto metallurgico come un capannone commerciale.
Eppure la soluzione è già scritta nella legge provinciale.
Il legislatore aveva previsto proprio questa eventualità:
evitare che un bene pubblico, in momenti congiunturali complessi, schiacciasse un’impresa strategica sotto il peso di un canone irrealistico.
La norma è lì, nera su bianco, pronta per essere riutilizzata.
Non è un artificio.
Non richiede deroghe.
Non viola alcuna regola europea.
È semplicemente una #scelta politica: ricordarsi che industria e lavoro non sono beni usa-e-getta, ma pilastri della sovranità economica di un territorio.
In un Alto Adige dove il prezzo medio di un bilocale supera i 1.050 euro, il costo della vita cresce più dei salari e il turismo cannibalizza ogni spazio economico, Valbruna è l’ultimo baluardo di industria avanzata.
Togliere ossigeno a un’azienda così significa:
• indebolire la filiera degli acciai speciali del Nordest;
• mettere in crisi i distretti veneti;
• perdere 24 milioni annui di gettito;
• schiacciare ulteriormente il ceto medio;
• trasformare #Bolzano in un’economia monodimensionale e fragile.
Ecco perché la norma torna attuale:
ricorda che il territorio può e deve proteggere ciò che crea valore reale.
Chi un domani racconterà il caso Valbruna come un semplice contenzioso amministrativo, dovrà rileggere l’art. 7-quinquies. Lì dentro c’è una visione precisa:
l’industria e i suoi lavoratori non sono un corredo del paesaggio, ma un bene da preservare con lungimiranza.
Quella pagina di #legge è un messaggio chiaro alla politica di oggi: non lasciate che un errore amministrativo diventi una ferita industriale.
La norma per salvare Valbruna esiste già, si tratta d’applicarla.
⌨️ Marco Pugliese

