Paura dei furti, Bolzano investe con timore nelle bici
Approfondimento dedicato al mondo delle biciclette in una Bolzano dove stanno chiudendo molti piccoli biciclettai. “Troppa paura dei furti e le persone non spendono. La concorrenza della grande distribuzione? C’è ma attenzione alla qualità e all’assistenza”
Bolzano ama ancora la bicicletta? Sì ma ha paura.
La città sta facendo i conti in queste settimane con l’impatto concreto che la minore sicurezza ha anche sulla microeconomia. La gioielleria “Riflessi” di via Milano ha chiuso dopo due furti in serie che l’hanno fiaccata ma pure il mondo dei biciclettai sta patendo le conseguenze della paura. Qui non parliamo dei grandi player (Sportler, Decathlon o Spar per fare qualche nome) ma di chi gestisce la sua piccola officina campando di vendite del nuovo, usato e riparazioni costanti. Il biciclettaio della porta a fianco che, in silenzio, sta attraversando una crisi in città. In più o meno rapida successione hanno definitivamente abbassato le serrande Verza in via Claudia Augusta, Zago in via Milano, Torchia e Turci in due punti diversi di via Firenze. Molteplici le motivazioni (dalle pensioni ai costi degli affitti) ma comunque un unico esito: il settore perde artigiani a vista d’occhio. Un ossimoro se rapportato al boom costante della bicicletta e alla spinta che anche la politica cerca di dare a questo mezzo nel capoluogo e non solo.

Il sottobosco dei furti
Per capire cosa stia succedendo siamo andati a trovare chi resiste con il sorriso: Elmar Gottardi di Gottardi Cycling Sport & Mind in via Novacella da poco ampliato. Siamo fortunati perché, con lui, collabora Renato Marchetti: 40 anni spesi al servizio delle due ruote prima come atleta di altissimo livello e poi con il suo negozio di via Penegal chiuso quattro anni fa. Uno che conosce anche l’anima più profonda della Bolzano innamorata della bicicletta. Queste chiusure, dunque, sono frutto di un mercato che cala? “Sì e no. Siamo di fronte a un piccolo paradosso perché la domanda e l’interesse verso la bicicletta stanno aumentando di anno in anno, in particolare tra le donne, eppure i volumi si contraggono. Lo sa perché?”. E qui torniamo all’attacco dell’articolo. “Per i furti. Le persone sono terrorizzate, a ragione, di fare un investimento che poi sfuma in un attimo. Ci sono i lucchetti, certo, ma si sentono racconti di furti effettuati anche di notte con la sega elettrica nei quartieri. Ogni giorno, non scherziamo, avremmo una decina di persona che ci chiedono dell’usato perché hanno paura. Ci si può avvicinare alla massima sicurezza ma è difficile raggiungerla. Ergo o i clienti decidono di non investire proprio oppure vogliono spendere poco innescando altre dinamiche difficili”. Quali? “Un sottobosco di mercato dell’usato che spesso collima con la ricettazione. In città ci sono tossicodipendenti che rubano le biciclette per spostarsi e poi rivenderle a basso prezzo solo per comprarsi la prossima dose. Attenzione che qui non stiamo parlando di racket organizzati per commercializzare bicicletta di alta gamma dove chi ruba ha già il nome del futuro acquirente: qui siamo al livello della comunissima City Bike rubata alla signora che va a fare la spesa”. Se esiste questo mercato, però, significa anche che esiste chi lo alimenta acquistando. “Esatto. Forse nemmeno si accorgono del danno che fanno al sistema e a loro stesse commettendo, di fatto, un reato come la ricettazione. Abbiamo verificato in prima persona casi di clienti che hanno acquistato l’usato sul Marketplace dei social network e poi hanno scoperto che il mezzo era rubato. Ci sono utenti che continuano a postare appelli con decine di biciclette diverse e sempre lo stesso sfondo del garage? Com’è possibile?”. Scusate, voi come fate ad essere sicuri che l’usato che vendete non sia rubato? Non è semplice? “Non lo è affatto. Noi rivendiamo solo biciclette acquisite da chi ha acquistato il nuovo. O clienti storici. In questo modo abbiamo la ragionevole certezza che si stiano disfando di mezzi di loro proprietà”. Infine un appello: “Chi può, dal legislatore alle forze dell’ordine, deve intervenire per far sì che il furto di una bicicletta non sia considerato minore rispetto ad altro. Il rischio è di affogare un settore creando disagio nei cittadini e una corsa al ribasso che mette in pericolo persino la sicurezza sulle strade. Il ragionamento complessivo è ampio. Rimane, comunque, un punto fermo: chi decide di sostituire l’automobile con la bici di sicuro risparmia sotto vari aspetti”.
Qualità e concorrenza della gdo
Torniamo all’aspetto economico. Si guadagna ancora a fare questo mestiere? “A fronte di una contrazione dei volumi economici c’è un rialzo continuo dei costi d’affitto e delle spese generali che affligge tutto il piccolo commercio. Si arriva a pagare anche 1.500 euro per 40 metri quadri ad Europa Novacella. Diciamo che senza la riparazione difficilmente si resterebbe in piedi. I margini sulle vendite delle bicilette nuove devono essere sempre più risicati per non pagare eccessivamente il confronto con le grandi catene e la gdo”. Cannibalizzano il mercato? “Più che altro su biciclette a parità di qualità loro possono fare ordini da migliaia di prodotti e noi poche unità ottenendo prezzi alla produzione migliori. Detto questo, però, a livello di assistenza e vicinanza al cliente i piccoli negozi sono preferibili. Da noi arrivano molte persone che avrebbero addirittura ancora la garanzia dai dai grandi brand ma preferiscono pagare perché si sentono trascurati. Attenzione, infine, alla qualità perché la corsa al ribasso spesso porta i grandi magazzini a vendere biciclette scadenti”. Come ci si può rendere conto della qualità? “Anzitutto sotto i 300 euro per un modello 21 velocità è bene porsi qualche dubbio. Da osservare sono le leve dei freni che devono essere di metallo, le ruote che siano robuste con pneumatici a doppia camera e i freni integri e perfetti. Una bicicletta elettrica, invece, parte dal migliaio di euro. Non lo diciamo per tirare acqua al nostro mulino ma per buon senso: mai come in questo settore chi più spende meno spende. Una volta comprata una bicicletta a basso costo se si danneggia la ruota sono 50 euro o se la bici non resiste ad un peso di 70-80 chili è da buttare. Va posta attenzione”. Un business, il vostro, che in conclusione poggia i piedi sulla fidelizzazione. “Sì, qualche volta decidiamo anche di non guadagnare su alcune prestazioni o servizi che sappiamo possono legare il cliente a noi. Nel tempo questa è la nostra chiave di sopravvivenza: un obbligo morale, un servizio e una strada necessaria”.
Alan Conti