Boom di artigiani in Alto Adige – ma ancora non bastano
L’Alto Adige contraddice i numeri del resto d’Italia, presentando una crescita di lavoratori nel mondo dell’artigianato. Ma per il fabbisogno locale questi numeri non sono sufficienti
Se nel resto d’Italia, tra caro bollette, affitti alle stelle e mancanza di ricambio generazionale, la popolazione artigiana si assottiglia ad una velocità preoccupante, in Alto Adige la situazione appare opposta. Infatti, a fronte di una diminuzione in tutto lo stivale di 300.000 unità in 10 anni, gli artigiani sudtirolesi continuano a crescere: dai 13.900 professionisti del 2020, ai 14.600 di oggi, a dimostrazione che piccola e media impresa sia una realtà importantissima in provincia. Ma questi numeri non bastano a compensare il fabbisogno locale.
Il settore dell’artigianato, in Alto Adige popolato da 406 mestieri, frutta all’economia locale 9.5 miliardi l’anno, fatturato prodotto da imprese che di media impiegano 3,3 lavoratori. Il punto dolente è l’età media delle maestranze: 50,3 anni. Fattore critico, vista la mancanza di personale diffusa – due terzi delle aziende, infatti, segnalano carenze: il più colpito è il settore dell’edilizia e delle manutenzioni, dove mancherebbero fino a 350 lavoratori.
LA RICETTA DI CNA PER FORMARE PIU’ ARTIGIANI
Quello che potrebbe proteggerci dall’ assenza di maestranze in un prossimo futuro, è un percorso che parte dalle famiglie e dalle scuole, secondo Claudio Corrarati, presidente di CNA Alto Adige, che dovrebbero segnalare le professioni artigianali ai ragazzi come sicure e degne di investimento.
“Per favorire la rivoluzione culturale, in parallelo è fondamentale occuparsi della contrattazione di secondo grado, perché i giovani possano vedere in questi mestieri prospettive economiche interessanti e garanzie per il futuro. Non dovremmo, inoltre, dimenticare che la nostra economia si basa sulle piccole imprese. Tenerlo a mente in fase di produzione legislativa è fondamentale per mettere le aziende su cui si fonda il nostro tessuto economico in condizioni di operare con successo” aggiunge Corrarati.
L’INCONTRO DELLE GENERAZIONI PER RILANCIARE L’ARTIGIANATO
Necessario anche l’arricchimento dei servizi che si può ottenere puntando sul digitale. Importante quindi assicurare ai giovani una educazione in tal senso, così che nuovi mestieri possano nascere nel futuro e andare a braccetto – o integrare nel know-how e nelle modalità – quelli tradizionali.
“Stiamo chiedendo ad una generazione di fare spazio all’altra. Io credo invece che in questo momento collaborare ed integrarsi possa dare importanti risultati: l’esperienza dei lavoratori più maturi, intrecciata alla creatività e alla voglia dei più giovani, potrebbe essere il mix perfetto. Dobbiamo creare spazi dove le diverse competenze si incontrino.”
Corrarati tocca anche il tema della successione aziendale: circa 6.500 aziende locali non avranno una continuità in famiglia ed usciranno dal mercato, pur avendo prodotti e servizi che funzionano e clienti attivi. Parallelamente, il 50% delle start up finanziate muore nei primi tre anni di vita. L’incontro tra le due situazioni potrebbe creare nuova linfa e far ripartire progetti con forze fresche.