Animali sempre più notturni: è colpa dell’uomo
Uno studio congiunto di Muse – Museo delle Scienze di Trento e Università di Firenze rivela che per evitare il contatto con l’uomo, gli animali selvatici siano diventati più notturni
L’antropizzazione sempre maggiore delle aree alpine starebbe spingendo gli animali che lì sono di casa, a spostare le proprie attività verso le ore notturne. Il fenomeno, notato in quasi otto anni di osservazione tramite 60 foto-trappole poste nelle Dolomiti del Trentino occidentale, desta preoccupazione per il futuro di questi esemplari, costretti a modificare il proprio comportamento per evitare il contatto con l’uomo. Le possibili ripercussioni sarebbero le maggiori difficoltà di movimento, una regolazione non ottimale della temperatura corporea e l’utilizzo di aree meno produttive in termini di risorse alimentari.

PIU’ UOMINI CHE ANIMALI NEL BOSCO
Le aree alpine, spopolatesi con l’abbandono della pastorizia e la riduzione dell’attività agricola, erano tornate ad ospitare molte specie animali, favorendo nuovamente la biodiversità. L’aumento del turismo in questo zone potrebbe però mettere nuovamente a rischio l’ecosistema: “I risultati delle analisi – spiega Marco Salvatori, dottorando dell’Università di Firenze e primo autore dello studio – ci mostrano che delle oltre 500 mila foto raccolte in 7 anni di ricerca (dal 2015 al 2022) il 70% ritrae persone e il tasso di passaggio umano di fronte alle fototrappole è stato 7 volte superiore a quello della specie selvatica più comune nell’area, la volpe, e addirittura 70 volte superiore a quello dell’orso.”
SALVAGUARDARE L’ECOSISTEMA
Lo studio però rassicura sulla presenza degli animali del bosco in termini quantitativi: le specie osservate avrebbero mantenuto un tasso costante o addirittura in crescita. L’invito di Muse ed Università di Firenze è – per non deteriorare la situazione – a preservare queste aree dalla presenza umana almeno nei periodi più delicati per la fauna.