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Caterina, da Bolzano all’Australia: “Guidavo camion e vivo libera”

Ha 33 anni, un entusiasmo contagioso per la vita e una visione del viaggio che va ben oltre i confini geografici. Caterina Firmian, bolzanina di origine, vive oggi in Australia e ha appena finito di guidare camion da miniera in pieno outback. Lo ha fatto insieme a un’amica di sempre anche lei bolzanina, Valentina Finetto, con cui ha condiviso i banchi del liceo Pascoli. Un’esperienza dura e affascinante allo stesso tempo, che lei racconta con gli occhi di chi ha fatto della fatica una compagna di crescita. “In questo momento – dice – è stato il lavoro più bello al mondo”.

Caterina, dove ti trovi esattamente e com’è la tua vita lì?

Ero in New South Wales, nell’entroterra australiano. Nel nulla più assoluto: per fare la spesa ci mettevo un’ora e dieci di macchina in autostrada. Guidavo un camion gigante, mentre Valentina lavorava di giorno: io avevo il turno di notte. Avevamo due giorni liberi insieme e ci sembra il dono più bella della vita. Ora sono di nuovo in viaggio da un paio di giorni. Ho finito il lavoro al cotton gin (che è dove viene sgranato il cotone appena raccolto) e per qualche settimana roadtrip prima di andare ad Adelaide e fermarmi lì un mesetto o due per l’estate. Da noi ovviamente la stagione è opposta rispetto a voi”

Dall’altra parte del mondo due bolzanine compagne di scuola che si incontrano. Che storia.

“Tre bolzanine – ride – e tutte ex compagne di classe del Pascoli da destra. Oltre a Valentina abbiamo incontrato anche Giulia Guidi. Finalmente riunite tutte e tre nello stesso posto dopo all’incirca dodici anni a Griffith in New South Wales in mezzo al nulla. Tre viaggiatrici intraprendenti e avventurose che hanno deciso di voler fermarsi in Australia. Davvero qualcosa di singolare”

Hai paura degli animali tipici australiani, tra insetti e serpenti?

Qui dove sono non ho trovato ancora insetti, perché di notte ci sono le gelate. D’altronde fino a poco fa era inverno. Viaggiando per l’Australia, però, ho incontrato ragni grandi come una mano. I più pericolosi, tuttavia, sono i piccoli perché velenosi, così come i serpenti. Sono cresciuta in campagna e un po’ sono abituata. Qui, però, diventi molto più consapevole: non corro nell’erba alta e non sposto teloni senza guardare. Ce l’hai sempre in testa. Poi, devo dirvelo, è la prima domanda che mi fanno tutti (ride)”

Com’è iniziata la tua avventura in Australia?

“Sono arrivata due anni e mezzo fa con un visto Working Holiday. Fino ai 35 anni puoi averne per una durata sino a tre anni lavorando in alcuni settori indicati dal Paese e pagando addirittura meno tasse degli australiani. Ho iniziato in un vivaio da cui ora mi è arrivava la proposta di una sponsorizzazione per il visto permanente e la cittadinanza. Tutti mi dicono che è un’offerta imperdibile ma sto valutando, perché questo è l’ultimo anno in cui posso viaggiare con libertà. Voglio ancora scoprire. Qui, poi, se hai voglia di lavorare, si aprono mille porte: nulla è così definitivo e non hai la sensazione che i treni passino una volta sola”

Ti ha colpito qualcosa in particolare della mentalità australiana?

“Sì: qui è normale rimettersi in gioco, anche a 40 o 50 anni. Non guardano il genere, la nazionalità o l’età, ma solo la voglia di lavorare. Io guido un camion gigante e prima un escavatore: per tutti è assolutamente normale, anche se sono donna. Non è qualcosa che fa notizia”

Molti vedono il viaggio come qualcosa di comodo e perfetto. Tu che ne pensi?

“Non è vero. Viaggiare è scomodo e difficile. Devi cavartela in ogni situazione e a volte non ce la fai più. Ma proprio questo ti fa crescere. Conosci culture, persone, diversità, e impari quanto sia bello faticare per raggiungere certi obiettivi. Se il viaggio è solo annientamento dei sensi non porta da nessuna parte in realtà”

Da quanto tempo hai scelto di spostarti da Bolzano?

“Subito dopo le superiori. Sono andata in Inghilterra e poi non mi sono più fermata. Ho lavorato in giro per l’Europa e all’estero. L’Australia era un sogno che avevo in testa da quando, appena diplomata, incontrai in Thailandia un ragazzo appena tornato da qui. Due delle mie migliori amiche arrivate qui da tempo mi dicevano: “Non te ne andrai più”. Ci ho messo dieci anni a partire, poi un giorno mi solo alzata e ho deciso di comprare un biglietto”

Com’è stato l’inizio?

“Ho preso come base Brisbane e attrezzato un’auto per viverci dentro. In Australia è normale: ci sono campeggi gratuiti, docce, bagni. È un Paese sicuro. Spostarmi senza meta è la mia cosa preferita. Poi, grazie a Valentina, sono arrivata alla miniera: il suo capo cercava una persona e mi sono trovata catapultata in questo lavoro”

E i tuoi legami con Bolzano?

“I miei genitori e anche mia nonna si sono abituati alla mia lontananza. A me mancano i miei nipotini: quando ci videochiamiamo sento un peso nel cuore. Però quando torno a casa e sto con i miei cari, il tempo diventa più prezioso. Amo Bolzano e amo l’Italia, ma la mia anima sente di dover sempre viaggiare. Nessuno nella mia famiglia è così però mi capiscono. Mi amano per quello che sono”

Pensi che l’Australia possa diventare la tua casa definitiva?

“Sì, qui mi fermerei ed è la prima volta che lo penso. Per la mentalità, per la natura, per la quantità di opportunità. È un Paese nuovo e meno competitivo dell’Italia. Gli australiani amano l’Italia e per una ragazza italiana è difficile essere discriminata. A volte ho sentito diffidenza verso altri popoli, ma per noi italiani c’è sempre rispetto. Ammirazione incantata direi”

Il viaggio ti ha cambiata anche dentro?

“Tantissimo. Prima di partire avevo chiuso una relazione e mi sono trovata a passare moltissimo tempo da sola. Spostarmi in spazi immensi mi ha permesso di guardarmi dentro, farmi domande profonde. Ho sofferto, certo. Ma tutto questo percorso mi ha regalato una consapevolezza nuova che oggi è felicità e serenità. Anche al volante di un camion enorme, in mezzo al nulla. Io sono io. Completa”

✍️ Alan Conti 

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