Benno Neumair depone in aula: “Cerco di dimenticare quel giorno”
Qualche parola, molti silenzi da non rispondo e l’amarezza dolorosa della sorella Madè. Oggi in tribunale a Bolzano è stato il giorno della deposizione di Benno Neumair nel processo che lo vede imputato per l’omicidio dei genitori Peter Neumair e Laura Perselli. “Ho cercato di cancellare il 4 gennaio dalla mia testa” le parole del giovane in aula prima della sua lunga ricostruzione, parziale, di quanto avvenuto nella casa di via Castel Roncolo. Benno, infatti, non ha voluto rispondere ai quesiti sulle modalità degli omicidi o sull’occultamento dei corpi spiegando di temere ripercussioni in carcere. Ha negato, tuttavia, di essersi liberato dei telefoni e di aver tentato di chiamare la madre per crearsi un alibi.
MADE’: “OGNI NON RISPOSTA UNA COLTELLATA”
L’atteggiamento di Benno è stato abbastanza nervoso tanto da essere richiamato dal presidente della Corte Carlo Busato a mantenere la calma. “Ha parlato di mamma e papà come se fossero due estranei – le considerazioni di Madè al termine dell’udienza – e in questo modo ha ucciso entrambi un’altra volta. Ha avuto un atteggiamento di sfida e ogni volta che ha detto di avvalersi della facoltà di non rispondere in quel modo trionfante è stata una coltellata. Provo molta tristezza”. “Benno è molto provato – ha risposto l’avvocato difensore Flavio Moccia – ma siamo contenti che abbia deciso di deporre in Corte d’Assise. L’arroganza è perfettamente compatibile con il disturbo della sua personalità. Ci sono ancora due o tre testimoni della difesa molto significativi e l’audizione dei nostri consulenti. Benno è una persona veramente tanto malata e lo riconoscono gli stessi periti dell’accusa”.
I CONSULENTI: “ANCORA OGGI E’ INDIFFERENTE”
Al microfono dell’Ansa ha parlato anche la consulente di parte civile Anna Palleschi. “E’ interessante vedere come Benno dovrebbe avere delle emozioni totalmente dissonanti dall’atto di impeto ma ancora oggi è sostanzialmente indifferente e si avvale della facoltà di non rispondere”. “Il ragazzo è clinicamente disturbato – chiude il consulente della difesa Pietro Pietrini – e questo è fuori discussione. Ci sono elementi dimostrativi di una condizione di grave alterazione mentale al momento degli omicidi. I primi segni arrivarono già nella sua seconda infanzia”.