Quanta voglia di sparare allo sciacallo dorato
Il tentativo di inserire lo sciacallo dorato tra le specie cacciabili in Alto Adige è stato fermato in Commissione legislativa. A proporre la modifica alla legge provinciale del 1987 (“Norme per la protezione della fauna selvatica e per l’esercizio della caccia”) è stato il consigliere di Wir Südtirol, Andreas Colli, ma la maggioranza dell’Svp ha votato contro, bloccando l’iniziativa.
Sorprendente, invece, l’astensione di Verdi e Pd (rappresentati da Madeleine Rohrer e Sandro Repetto). Quantomeno dai primi su un tema ambientalmente così sensibile ci si sarebbe aspettati più la contrarietà dell’astensione. L’aggiornamento in calce, in realtà, fornisce la spiegazione rispetto a quanto comunicato dalla relazione ufficiale del consiglio provinciale.
La proposta di Colli (disegno di legge provinciale n. 47/25) chiedeva di modificare l’articolo 4 della legge sulla caccia per consentire la futura regolamentazione e l’eventuale abbattimento dello sciacallo dorato (Canis aureus), specie che negli ultimi anni ha fatto la sua comparsa anche nei territori altoatesini. Secondo il consigliere di Wir Südtirol, l’animale si starebbe espandendo “in modo silenzioso ma costante”, rappresentando un rischio crescente per la biodiversità e per l’allevamento.
Nella relazione accompagnatoria, Colli descrive lo sciacallo dorato come “una nuova specie selvatica che si sta diffondendo in tutta la provincia”, paragonandolo a “una via di mezzo tra la volpe e il lupo, con un elevato tasso di riproduzione e la capacità di adattarsi a ogni habitat”. L’esponente di Wir Südtirol sottolinea che “non vi è pericolo diretto per l’uomo”, ma giudica “urgente una regolamentazione” per prevenire futuri danni alla fauna e all’agricoltura. Tra gli esempi citati, le pecore sbranate sull’isola tedesca di Sylt e le prime segnalazioni di sciacalli dorati registrate da fototrappole anche in alcune riserve dell’Alto Adige. Che poi tra “prime segnalazioni” e “diffusione in tutta la provincia” via sia una contraddizione in termini (quantomeno numerici) salta all’occhio.
Dobbiamo agire d’anticipo – scrive Colli – e creare i presupposti per eventuali prelievi (leggasi uccisioni), evitando di essere colti impreparati come nel caso del lupo e dell’orso”. A opporsi alla proposta sono stati i rappresentanti dell’Svp, che hanno ricordato come lo sciacallo dorato sia incluso nell’allegato V della direttiva Habitat europea, che impone agli Stati membri di garantirne uno “stato di conservazione soddisfacente”. Prima di qualsiasi intervento, dunque, servirebbero monitoraggi scientifici e dati solidi sull’impatto reale della specie sugli ecosistemi locali. Il che è abbastanza logico: se una specie si sta “diffondendo” andrebbe il quantificato almeno il come e il quanto.
La posizione della Stella Alpina ha trovato sostegno anche in ambienti tecnici e naturalistici, dove si sottolinea che lo sciacallo dorato, arrivato spontaneamente dai Balcani, rappresenta una naturale espansione della fauna europea, non un’introduzione artificiale. L’animale, più piccolo del lupo ma più grande della volpe, è notturno e molto schivo, e i suoi avvistamenti in provincia restano per ora sporadici. Schivo: qualcosa di diverso, insomma, dell’animale confidente.
Peraltro qualcuno ha già deciso di “fare da sè” visto l’abbattimento di alcuni sciacalli dorati in Alto Adige. Ovviamente vietati. Dopo il trambusto nei giorni del ritrovamento delle indagini su chi abbia commesso quelle uccisioni non si sa più nulla. Almeno nelle comunicazioni ufficiali.
Sul piano politico, la vicenda mette in luce una spaccatura imprevista. Da un lato, il tentativo di Wir Südtirol di spingere per un approccio “preventivo” in chiave venatoria; dall’altro, la decisione dell’Svp di non accettare scorciatoie normative senza basi scientifiche. L’astensione di Verdi e Pd, invece, lascia perplessi molti osservatori: su un tema che tocca la tutela della fauna e la biodiversità, ci si sarebbe aspettato un voto netto contro la caccia a una specie protetta. Sotto la spiegazione.
Per ora, dunque, lo sciacallo dorato resta intoccabile. Ma il dibattito è tutt’altro che chiuso: con la sua espansione silenziosa e la crescente presenza anche nelle aree alpine, il nuovo arrivato continua a dividere politica, cacciatori e ambientalisti. E la sensazione, con un po’ di timore, è che si sia solo all’inizio.
✍️ Alan Conti
AGGIORNAMENTO ORE 14,41
“La legge era composta da tre articoli. Sul primo, che prevedeva l’inserimento dello sciacallo dorato tra le specie cacciabili, mi sono espressa in modo contrario assieme al consigliere Repetto”, spiega la consigliera dei Verdi Madeleine Rohrer commentando la bocciatura della proposta di Wir Südtirol. “L’astensione è arrivata in un secondo momento, quando il testo – ormai svuotato – non aveva più ragione d’essere e, trattandosi di una proposta dell’opposizione, abbiamo scelto quella posizione. I tecnici ci hanno chiarito che la legge provinciale già oggi prevede per lo sciacallo lo stesso destino del lupo. Siamo assolutamente contrari alla sua cacciabilità.”

