Le tartarughe della Sill verso un futuro migliore
Cinque tartarughe, oggi ospitate al canile sanitario della Sill di Bolzano, stanno per iniziare un nuovo viaggio verso il centro di recupero specializzato di Punta Marina, vicino a Ravenna. È lì che troveranno un ambiente più adatto alle loro esigenze, seguito da personale qualificato che potrà garantire cure e condizioni di vita più vicine a quelle naturali. A raccontarlo è il direttore sanitario del canile, il dottor Klaus Friedrich, insieme alla sua equipe: «In struttura ospitiamo stabilmente oltre venti tartarughe terrestri – spiega – ma il nostro non è il luogo ideale per garantire loro un futuro a lungo termine. Per questo ci impegniamo a trasferirle, quando possibile, in centri specializzati».
Tra gli esemplari pronti alla partenza c’è anche una Testudo marginata, con distribuzione in Macedonia, Grecia, Albania e Sardegna dove è stata introdotta in tempi addirittura pre romani. Le altre appartengono alla specie Testudo graeca, diffusa in Nord Africa, Spagna e nei Balcani. «Queste specie non sono adatte al nostro clima” sottolinea Friedrich.

Prima del trasferimento gli animali sono stati sottoposti al secondo ciclo di trattamenti antiparassitari tramite sondino gastrico. «Ogni intervento – aggiunge il veterinario – serve a garantire che arrivino al centro sani e pronti per un eventuale reinserimento in natura».
La vita di queste tartarughe racconta anche le tracce della loro detenzione in ambiente domestico o cattività : un carapace con bozzi marcati e rettangolari, segno di crescita troppo rapida per un’alimentazione eccessiva, oppure unghie sproporzionatamente lunghe, tipiche di chi non ha avuto modo di consumarle camminando su terreni naturali.

L’abbandono nei prati non è una soluzione. Al contrario, espone questi animali a gravi pericoli: dalle lame dei mezzi agricoli ai predatori, fino ai ratti che, durante il letargo, possono persino rosicchiare arti e coda. Uno degli esemplari accolti alla Sill ha già subito l’amputazione di una zampa. Quando possibile, i centri cercano di reintrodurre gli animali nel loro ambiente naturale, ma si tratta di un percorso complesso che richiede controlli sanitari, verifiche sulla vegetazione e sugli eventuali predatori.
Al canile sanitario di Bolzano alcune tartarughe vivono da oltre dieci anni: la più anziana è arrivata nel 2010. Nel 2024 ne sono state accolte sette, altrettante nel 2025. Tutti gli anni, anche qui, vengono gestiti i cicli di ibernazione monitorando peso e condizioni di salute. «Sono animali incredibili – racconta l’equipe – si adattano con intelligenza, riducono il metabolismo nei periodi caldi e sono molto più interattivi di quanto si creda: riconoscono chi porta loro da mangiare e si avvicinano con curiosità».




Il trasferimento delle cinque tartarughe è anche l’occasione per ribadire un messaggio importante: dal 1995 è illegale detenere, scambiare o vendere queste specie, tutte a rischio di estinzione. Ogni caso viene seguito dall’Ufficio CITES della forestale e dall’Ufficio gestione fauna selvatica, che provvedono al verbale di affidamento al canile.
«L’abbandono o la detenzione impropria – conclude Friedrich – mettono seriamente a rischio la loro sopravvivenza. Per qualsiasi ritrovamento o dubbio il riferimento resta sempre il Servizio Forestale: è il primo passo per garantire la tutela di un animale straordinario e minacciato».
Ovviamente esiste anche un commercio di tartarughe legale. “Altre specie sono perfettamente legali ma anche queste specie, se microchippate e figlie di animali microchippati il commercio è legale”.
✍️ Alan Conti