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Politica

Barbablù e Rossana, per non temere la paura

Quella di Barbablù è una fiaba che Charles Perrault trascrisse nel XVII secolo all’interno della raccolta di fiabe Contes de ma mère l’Oye (I racconti di mia madre l’Oca), risalente al 1697.

Pare che ad aver ispirato Perrault, fosse il comandante dell’esercito reale francese, Gilles de Rais che nel 1440 venne giustiziato per l’omicidio di almeno 140 bambini e adolescenti. Non a caso, il Barbablù di Perrault è conosciuto nel paese per aver ucciso le sue mogli e averle nascoste all’interno di una stanza segreta del suo castello. 

Un giorno Barbablù conosce una giovane (che Mattioli e Bossi chiamano con il nome di Rossana) e, grazie alle sue abilità di flirting, riesce a convincerla a sposarlo. 

Sin da subito però il pubblico viene guidato attraverso una serie di dinamiche violente tipiche delle cosiddette relazioni tossiche, come per esempio il fatto che Rossana sia sottoposta ad un isolamento forzato andando a vivere nel castello di suo marito e non potendo invitare nessuno per farle compagnia.

Il punto clou della storia è sicuramente il momento in cui Barbablù parte per un impegno di lavoro e proibisce a Rossana di entrare all’interno di una delle stanze del suo castello.

Sull’onda di “Non aprire quella porta”, Rossana ovviamente si precipita nella stanza segreta. 

Menomale!!!

In quella stanza la ragazza trova gli spiriti delle altre mogli uccise da Barbablù e si convince a scappare, ma proprio in quel momento ritorna il “gentiluomo”, decisamente furioso per il fatto che lei gli abbia disobbedito e, sulle note di “El tango di Roxanne”, parte questa lotta tra Rossana e Barbablù che Monica Mattioli gestisce magistralmente sul palco grazie all’aiuto di alcuni nastri blu appesi alle scenografie e ad un piano luci davvero ben gestito.

Il risultato è una scena fortissima.

Una scena che fa paura.

Tutto lo spettacolo fa paura.

Fa paura per quanto sia drammaticamente reale. La storia di Barbablù e Rossana potrebbe essere lo specchio di una qualunque relazione malsana (d’amore o di amicizia) che si può vivere nel nostro quotidiano. 

Una storia cruda e violenta come solo le vere fiabe sanno essere.

Una storia indirizzata ai bambini ed è per questo che direttamente i bambini mi rivolgo:

è vero che fa paura, ma provare paura non è sempre un problema. 

Sapete perché?

Perché sarà proprio questo sentimento a spingere Rossana a urlare e chiedere aiuto, facendo in 

modo che i suoi fratelli accorrano a salvarla dalle grinfie del terribile Barbablù.

Uno spettacolo davvero ben scritto, ben diretto e ottimamente interpretato. 

Mi sento di sperare che questo spettacolo giri il più possibile e che i bambini di oggi, che saranno gli adulti di domani, riescano a far sì che si generino sempre meno persone come Barbablù.

Se questo spettacolo fosse una canzone sarebbe “Speechless” di Naomi Scott.

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