Stranger Things 5, la chiusura di ogni cerchio
Netflix ha scelto il Teatro del Giglio di Lucca come palcoscenico per il ritorno più atteso e commovente dell’anno: la presentazione ufficiale della quinta e ultima stagione di Stranger Things, la serie simbolo di un’epoca che ha ridefinito l’immaginario collettivo e cambiato per sempre il modo di raccontare l’adolescenza, la paura e la nostalgia. Un evento che si è svolto nel cuore del Lucca Comics & Games 2025, con la partecipazione dei fratelli Duffer, ideatori e registi del progetto, e dei protagonisti storici Finn Wolfhard (Mike), Gaten Matarazzo (Dustin), Caleb McLaughlin (Lucas) e Noah Schnapp (Will). Eravamo presenti alla conferenza stampa: un incontro che ha mescolato emozione, gratitudine e un pizzico di malinconia, consapevoli che questa sarà davvero l’ultima volta che i fan torneranno a Hawkins per vivere un nuovo capitolo.
La distribuzione dei nuovi episodi seguirà una scansione quasi rituale: i primi quattro arriveranno il 27 novembre, seguiti da altri quattro il 26 dicembre, in pieno clima natalizio, mentre il gran finale è previsto per il 2 gennaio 2026, con un ultimo, attesissimo episodio che chiuderà definitivamente la saga.

A prendere la parola per primi sono stati i creatori Matt e Ross Duffer, che hanno raccontato come la conclusione fosse stata immaginata sin dall’inizio: “Sei o sette anni fa sapevamo già come sarebbe finita. Quando abbiamo iniziato a lavorare alla quinta stagione siamo partiti dagli ultimi quaranta minuti dell’ultimo episodio. Da lì siamo tornati indietro per dare coerenza e profondità a tutto il racconto. Non è stato solo scrivere una storia, ma accompagnare i personaggi in un viaggio che è anche il nostro, insieme agli attori e al pubblico”.Un percorso che, per i Duffer, è diventato anche un viaggio emotivo e personale: “L’ultima puntata riflette quello che abbiamo vissuto in questi anni. Vogliamo che chi guarda provi le nostre stesse emozioni. La scena che porteremo sempre nel cuore è la prima che abbiamo girato, quella dei bambini che giocano a Dungeons & Dragons. Io e mio fratello non avevamo mai avuto fortuna prima, e quella scena mi ha ricordato la mia infanzia, in cantina, con gli amici e i sogni che nascevano dal nulla. È la scena più simbolica di tutte, quella che racchiude l’essenza di Stranger Things”. Sul tema della nostalgia e del rapporto con gli anni Ottanta, Ross Duffer ha precisato: “Molti pensano che la serie sia solo una celebrazione nostalgica di quel decennio, ma per noi non è mai stato così. Sì, ci siamo ispirati ai film dell’epoca, ma volevamo catturare le emozioni, non replicare un’estetica. Gli anni Ottanta non erano solo colori vivaci e spensieratezza, ma anche un cinema più scuro e cinico, pieno di complessità. Il nostro obiettivo è sempre stato raccontare storie di outsider per gli outsider. Ed è per questo che Stranger Things parla a chiunque, anche a chi non ha vissuto quel periodo”.
Poi la parola è passata ai protagonisti. Finn Wolfhard, interprete di Mike, ha raccontato quanto lo show abbia rappresentato per lui una crescita umana e professionale: “Mike è cambiato tanto, come tutti noi. È cresciuto insieme a noi attori, e in un certo senso ha affrontato le stesse difficoltà dell’adolescenza. Nella quinta stagione cercherà di essere un leader per il gruppo, più maturo, più consapevole. Ma per me la parte più emozionante è stata l’ultima scena che abbiamo girato tutti insieme: la più intensa della mia vita. Ho tantissimi ricordi, ma uno dei miei preferiti risale alla terza stagione: nel centro commerciale dove giravamo c’era un piccolo scivolo tra le scale mobili, e anche se i Duffer ci avevano detto di non usarlo… lo facevamo comunque. Eravamo solo bambini che si divertivano sul set, e penso che quella gioia spontanea sia rimasta nel DNA della serie”.
Gaten Matarazzo, il volto dell’amatissimo Dustin, ha parlato della pressione e delle sfide di quest’ultimo capitolo: “Amo Dustin e il suo modo di affrontare le cose con coraggio e ironia. È stato un personaggio che mi ha aiutato a crescere. Nella quinta stagione ho sentito ancora una volta la pressione, ma è proprio sotto pressione che do il meglio. Questa stagione inizia in modo difficile, con i personaggi costretti ad affrontare dolore e perdita. E anche per noi attori è stato così. Ma se penso a un momento simbolico, torno anch’io alla prima scena di sempre. Eravamo un gruppo di ragazzini iperattivi, impossibili da gestire. Pensavamo che la crew ci odiasse, ma quella confusione era la nostra magia. È lì che tutto è cominciato”.

Caleb McLaughlin, che interpreta Lucas, ha riflettuto sul significato profondo del suo percorso: “Lucas rappresenta la resilienza, l’amicizia e l’amore. È diventato un personaggio molto complesso e nella quinta stagione chiude finalmente il suo cerchio. È stato un viaggio anche personale, perché nella stagione quattro la sua storia si è intrecciata alla mia vita. Era un periodo in cui cercavo di cambiare, di crescere, di sperimentare. I Duffer sembravano leggere dentro di me e riportarlo nella serie. È stato quasi terapeutico”.

Infine, Noah Schnapp, interprete di Will Byers, ha raccontato con sincerità la propria evoluzione emotiva: “Will è sempre stato un personaggio difficile, fragile, ma con un cuore enorme. Nelle prime stagioni ho sentito tanta pressione, perché piangevo spesso in scena e non volevo deludere nessuno. I Duffer però hanno scritto per lui un percorso di consapevolezza: nella quinta stagione, Will finalmente trova la sua voce. Capisce chi è e cosa vuole. È stato un viaggio anche per me, come attore e come persona. Una volta dovevo affrontare una scena molto intensa e non riuscivo a entrare nel giusto stato d’animo. Ho scritto a Winona Ryder, che per me è stata come una seconda madre. Mi ha invitato nella sua roulotte e mi ha parlato a lungo, spiegandomi come affrontare le scene di pianto. È una donna incredibile: ha reso il lavoro più semplice per tutti noi. Da lei ho imparato cosa significa generosità sul set”.

Nel silenzio attento del Teatro del Giglio, le loro parole hanno dipinto un addio che è anche un ringraziamento: a una storia che ha accompagnato milioni di spettatori per quasi dieci anni, a un gruppo di giovani attori diventati adulti sotto i riflettori, e a un pubblico che ha riconosciuto in Hawkins un pezzo di sé.
Con l’ultimo episodio, Stranger Things non chiuderà soltanto un racconto ma anche un’epoca. Quella in cui la fantasia era un rifugio, i mostri parlavano delle nostre paure reali e un gruppo di ragazzini in bicicletta riusciva a salvare il mondo con l’unica arma che contava davvero: l’amore.
✍️ Alan Conti

