Da Bolzano alla nazionale italiana di rugby: Alessandra Frangipani si racconta, in attesa del Sei Nazioni
Alla vigilia dell’ultima giornata del girone maschile del torneo di Rugby Sei Nazioni, incontriamo Alessandra Frangipani, atleta ovale bolzanina che dal 2021 veste la maglia azzurra nella nazionale femminile
Mentre il celebre torneo di rugby Sei Nazioni vola verso la conclusione dei match al maschile (tra cui Galles-Italia, sabato 16 marzo), le donne si preparano ad entrare in campo: il 24 marzo la nazionale femminile italiana esordirà contro l’Inghilterra, campione dell’edizione precedente.
Il rugby, lo “sport da bestie, giocato da gentiluomini”, è sempre più praticato anche dalle gentildonne, tra molte difficoltà – in particolar modo logistiche – e qualche discriminazione, che condivide con tutti gli sport considerati tradizionalmente maschili.
Partiamo da qui: negli ultimi tempi i social offrono l’imbarazzo della scelta tra commenti maschilisti e veri e propri insulti all’indirizzo di atlete ed arbitre donne. L’ultimo caso noto è quello del preside del liceo di Imperia, che commentava su LinkedIn l’infortunio di una guardalinee del calcio spagnolo invitandola, in sostanza, a tornare in cucina.
Contro questi stereotipi e per far valere la forza dell’impegno femminile nell’onorare divise e bandiere, alcune professioniste del mondo del rugby si sono unite ed hanno prestato la faccia per la campagna della Federazione Italiana Rugby (FIR) “Io faccio la maglia”. L’obiettivo è anche quello di avvicinare le bambine alla palla ovale, come ci racconta una delle protagoniste dello spot, Alessandra Frangipani, rugbista bolzanina classe 2003, che dal 2022 ha già più volte vestito – con grandissimo orgoglio – la maglia azzurra.
Alessandra, raccontaci il tuo incontro con la palla ovale
In prima media, a scuola, abbiamo avuto la visita di un allenatore di rugby che è venuto a presentarci questo sport. Mi sono molto incuriosita, sono andata a provare e non ho più smesso. Per il rugby ho abbandonato l’atletica leggera, lo sport che praticavo a quei tempi.
Hai iniziato a giocare a Bolzano, la tua città natale, nel Sudtirolo Rugby. Ed eri l’unica ragazza in squadra. Come è stato?
Per me è sempre stato un grande stimolo confrontarmi con i ragazzi: non sono una a cui piaccia rimanere indietro, soprattutto con i maschi. Le reazioni dei compagni sono state diverse: per molti era perfettamente normale avere una ragazza in squadra (tra l’altro fino ai 12 anni nel rugby sono previste formazioni miste) mentre altri si preoccupavano di farmi male: chiedevano all’allenatore se fosse possibile placcarmi. Nel gruppo sono sempre stata inclusa senza alcun problema, l’integrazione è andata benissimo. La difficoltà di attirare ragazze in squadra c’è sempre, anche se con i progetti scolastici e alle manifestazioni sportive di presentazione delle discipline, si cerca di fare reclutamento.
Per le tue doti atletiche esplosive sei stata notata presto. Qual è stato il tuo percorso?
Dopo soli due mesi in campo a Bolzano ho partecipato alle selezioni del Triveneto. Lì, ho incontrato altre ragazze, che dopo i 12 anni non avrebbero avuto la possibilità di continuare a partecipare a tornei e campionati per mancanza di una squadra femminile. Abbiamo iniziato a fare dei raggruppamenti (come nel rugby si chiamano i tornei, ndr) vedendoci solo la domenica per giocare: durante la settimana ognuna si allenava nella propria zona. Poi, qualche anno dopo, l’allenatore del Villorba, il club con il quale sono tesserata ora, mi ha chiesto se volessi andare a giocare lì, in provincia di Treviso.




Un bel salto. Come sono andate le cose?
Era il 2021 e, terminata la quarta superiore a Bolzano, mi sono trasferita per frequentare la quinta a Treviso. Non è stato per niente facile venire via da casa, ma ho sempre avuto il supporto di tutta la famiglia. Mio padre, in particolare, si è trasferito con me, dandomi l’occasione di cogliere questa opportunità essendo ancora così giovane.
Allenamenti e partite ti impegnano a tempo pieno, o c’è spazio per qualcos’altro?
Per altro rugby! Alleno l’Under 10 di Villorba, una squadra che ad oggi è solo maschile, ma che il prossimo anno dovrebbe contare anche qualche bambina, che salirà dall’ Under 8. Cercherò di spronarle a dare il massimo, così come faccio con i bimbi. E poi c’è lo studio: sono iscritta ad una Università telematica e studio per diventare manager dello sport.
E la nazionale?
Quello è un obiettivo che fin da piccola vedevo, ma da lontano. Negli ultimi anni mi sono finalmente potuta vestire di quei colori e ho capito come l’impegno e la fatica mi abbiano condotta a raggiungere i miei obiettivi. E’ una grandissima soddisfazione e mi riempie di orgoglio.
Ti vedremo in campo contro l’Inghilterra nel primo match del Sei Nazioni?
Non lo so ancora, la rosa non è stata ufficialmente comunicata.