A Trento arriva il nuovo giornale Il T, il direttore Casalini: “Romperemo gli schemi di gioco e racconto”
Il T sarà il nuovo giornale in uscita in Trentino il prossimo 3 novembre. Una breccia nel monolite Athesia del nostro territorio. Parliamo di questa avventura con il direttore Simone Casalini
di Alan Conti
Molti analisti considerano al viale del (doloroso) tramonto la parabola della carta stampata nell’informazione globale. Talvolta anche locale. E’ anche vero, però, che viviamo nel periodo storico che, più di altro, sovverte stagioni, parabole e previsioni. In un ottobre che ha addosso i vestiti di giugno il Trentino (inteso come provincia di Trento per chi legge da altre regioni) vive una nuova fioritura di giornali. Il Nuovo Trentino (araba fenice delle ceneri di carta del Trentino) ha aperto le danze qualche giorno fa ma il vero elemento di novità è rappresentato da “Il T”. Con buona pace (per una volta) di Athesia. Prima uscita il 3 novembre: 104esimo anniversario dell’entrata dei regimi militari italiani nella Trento asburgica. Data da suggestioni metaforiche forse troppo forti per piacere agli stessi ideatori de Il T. Il progetto editoriale, comunque, è promosso dalla Fondazione Synthesis dove confluiscono Cooperazione Trentina e Confindustria (capo della cordata di investitori Franco Manzana) con uscite di 40 pagine tutti i giorni tranne il lunedì e una copertura web forte sette su sette. Direttore Simone Casalini, in arrivo dalla scuderia Corriere e che volentieri chiacchiera con noi svelando qualcosa di cosa sta arrivando.
“Una bella sfida”
Senza dubbio. Pare quasi troppo ovvia la domanda sul coraggio di sfidare un mercato che sta mettendo sempre più nell’angolo la carta stampata.
“E’ la parte più impegnativa del progetto ma anche quella più sfidante. La voglia è dare una nuova dimensione all’informazione cartacea regionale ripensandola profondamente con contenuti che abbiano un’interazione innovativa con la grafica”
Facciamo un esempio esistente?
“Difficile perché abbiamo studiato intensamente modelli che si posizionano anche fuori dall’attuale mercato locale o nazionale. Attenzione, non sarà solo una questione estetica ma proprio di dinamica, interazione e presentazione delle notizie attraverso la compenetrazione di testo, analisi e grafica. Sono e siamo convinti che la carta sia e rimarrà uno strumento divulgativo di lettura fortissimo. Nell’arcipelago informativo che stiamo mettendo a terra uno spazio della carta è prezioso e fondamentale”
Quando parla di arcipelago immaginiamo altre diverse isole…
“Certamente”
Come il digitale.
“Che è esso stesso una molteplicità di isole. Partirei dicendo che anche la versione digitale del giornale cartaceo avrà delle sue peculiarità specifiche per non dimenticare quei lettori che prediligono questo strumento. Capitolo a parte hanno poi il web e i social network”
Prima facciamo un passo indietro. Anzi, di lato. Se si guarda a web e social bisogna parlare prima di giovani. Nella vostra redazione di venti giornalisti se ne contano addirittura otto under 35.
“Per parlare ai giovani come vogliamo fare bisogna partire dai modelli informativi che utilizzano i giovani. Entrare nelle loro dimensioni comunicative senza isolarsi e frequentare quei luoghi. I nostri giovani lo sanno fare e, va detto, sono comunque persone che hanno già background importanti nel nostro mestiere”
E i contenuti?
“Saranno all’avanguardia e pensati esattamente per la comunicazione postmoderna. Spazio a video e podcast ma anche competenze linguistiche e grafiche per creare una solida piattaforma di informazione che apra una nuova stagione all’avanguardia anche per il nostro territorio. Abbiamo scelto persone che abbiano questa nostra stessa visione. E le competenze per attuarla”
Obiettivo (dichiarato peraltro) de Il T è raggiungere almeno 5.000 lettori quotidiani ma non può essere semplice per una testata che non ha lettori storici o abitudinari. A maggior ragione quando, entrando in edicola, il potenziale lettore (già merce rara) si troverà di fronte a L’Adige, Il Nuovo Trentino, Corriere del Trentino e, appunto, Il T.
“Lo sappiamo molto bene di non avere uno zoccolo duro cui attingere. Non abbiamo nemmeno una storia alle spalle. Questo, tuttavia, non è per forza un elemento di negatività per chi vuole rompere gli schemi di gioco e di racconto. Siamo anche certi che ci siano molte voci che in questi anni e con queste condizioni sono finite nell’ombra. Molti segmenti ancora da indagare: sono ampi margini dove ci possiamo muovere cogliendo il nuovo. Avvicinando pure ai giornali persone che, magari, non avevano questa abitudine”
Nasce da questa esigenza il tour che avete ideato a Trento e nelle altre città o valli per presentare il progetto? A memoria è la prima volta che un giornale si muove come uno spettacolo teatrale o una band musicale.
“Sì – sorride – abbiamo voluto iniziare dai territori. Con un contatto che fosse forte e contemporaneamente fuori dai canoni istituzionali. Il tema della rappresentazione della popolazione e delle comunità è prioritario. Creare relazioni è la nostra prima missione per riuscirci: essere vicini prima ancora di essere in edicola o nello smartphone”.