Quando Mosaner correva in bici: “Testa da campione”
Mosaner è diventato il re del curling in coppia con Constantini grazie alla medaglia d’oro a Pechino. Nel suo passato, però, c’è anche tanta bicicletta e noi abbiamo intervistato il suo direttore sportivo
Nel web gira una foto di Amos Mosaner con i capelli lunghi, il caschetto, gli occhiali da sole, il viso candido di chi è ancora poco meno di un ragazzino e il pugno al cielo in segno di vittoria. Un decennio più tardi è cambiato il volto di Mosaner, più uomo, la barba folta e curata e i capelli corti e ordinati. Il pugno alzato, per esultare, è rimasto ma è cambiato lo sport, non più il ciclismo ma il curling e non più le corse tra ragazzini ma, questa volta, l’esultanza è per il trionfo olimpico a Pechino 2022.
Amos Mosaner e Stefania Costantini si sono resi protagonisti di un percorso netto impeccabile nel doppio misto, una prestazione che gli ha consegnato la medaglia d’oro (e fa sognare in vista di Milano-Cortina). Siamo, quindi, risaliti ai tempi di quando il ragazzo natio di Trento impugnava il manubrio della bicicletta invece della scopa. Abbiamo contattato Marco Girardini, storico volto del ciclismo giovanile trentino, che – una decina di anni fa, nella categoria allievi – ha cresciuto, nell’U.C. Valle di Cembra, il giovane Amos. Il direttore sportivo, dopo una vita dedicata ai giovani, ci racconta visibilmente emozionato del Mosaner ragazzino: “Premetto che adesso è facile saltare sul carro dei vincitori e io non ho sicuramente nessun merito. Mosaner però era uno dei ragazzi migliori che potessi avere anche perché aveva volontà di allenarsi e quando facevi qualcosa di nuovo che non sapeva ti chiedeva le spiegazioni. Faceva sempre tutti gli esercizi, sarebbe potuto emergere in qualsiasi sport”.
Mosaner andava forte anche in bicicletta, che corridore era?
“Un corridore completo, magari non uno scalatore vista anche la stazza, ma sicuramente un corridore completo dato che era anche veloce”
Che ricordi ha di lui?
“A parte le vittorie su strada, i ricordi più belli sono legati alle corse in pista dove hai più prove, devi mantenere la calma e restare sereno. Nel velodromo Mosaner rendeva il meglio di sé”.
La vittoria più bella di Amos in bicicletta?
“Al Trittico Battisti, ha provato ad andare in fuga due-tre volte, poi alla fine sono arrivati tutti insieme e sul rettilineo del palazzetto dello sport ha regolato, in un’emozionante testa a testa, tutti in volata”.
Dove pensa che sarebbe potuto arrivare con la bicicletta?
“Questo è difficile dirlo perché rispetto alla categoria allievi le cose poi cambiano. Giocava anche al tempo a curling e a quanto pare ha fatto la scelta più giusta visto dove è arrivato”.
E quando ha lasciato il ciclismo per il curling cosa ha pensato?
“Io ormai non lo seguivo più, lui non è mai passato junior. Ha preso la sua strada ma ripeto che in qualsiasi sport, con la sua testa, sarebbe andato lontano. Già ai tempi d’inverno giocava a curling e deve dire grazie a papà Adolfo che si è fatto chilometri e chilometri per portarlo alle partite, la medaglia è anche sua”.
Cosa si prova a vedere un ragazzo che si ha cresciuto, seppure in un altro sport, vincere un oro alle Olimpiadi?
“È una gioia infinita (commosso ndr). Ho guardato tutte le partite e le ho seguite anche con un po’ di emozione. Mi riprometto di andarlo a trovare quando rientra”.
Stefano Rossi