Curon, il Lago di Resia come tomba di 22 passeggeri di un bus
CURON VENOSTA. Il paese di Curon Venosta, con il suo inconfondibile campanile a svettare sul lago di Resia, si sta prendendo la vetrina nazionale. Merito della serie firmata Netflix in uscita il prossimo 10 giugno.
Quel lago, tuttavia, oltre a richiamare una storia drammatica per la sua origine inghiottì 22 vittime in uno degli incidenti più spaventosi del trasporto urbano provinciale.
Il 12 agosto del 1951, ad appena un anno dalla costruzione del bacino artificiale al posto del paese, un autobus Sad percorre la Strada Statale che fiancheggia il lago in direzione di Malles lasciandosi alle spalle il paese di Curon Nuova. All’improvviso, a causa dell‘allagamento del manto stradale, vola in acqua e si trasforma in una bara di lamiera per 22 persone. Tra loro anche cinque bambini. Riesce a salvarsi solo una giovane donna. Una lunga indagine della procura non riuscirà mai a stabilire le vere cause dell’incidente.
L’autista era Francesco Hilpold, 38 anni di Curon, padre di due bambini in attesa del terzo.
Le prime ipotesi, basate sulle testimonianze di alcuni operai della Montecatini (per cui fu realizzato il bacino) parlarono dello scoppio di uno pneumatico del bus Alfa Romeo 500 di Sad. L’estrazione del mezzo dall’acqua, tuttavia, riveló come i danni fossero molto contenuti per un’esplosione. Addirittura inesistenti. L’autobus fu addirittura trainato via dai vigili del fuoco. L’ipotesi più probabile, dunque, è che l’autista abbia cercato di evitare una voragine apertasi nell’asfalto a causa delle infiltrazioni sterzando verso il lago che non era protetto da barriere.
Alan Conti
