“Io, giovane della GenZ e allergica a smartphone o social”
E se, tra i nativi digitali, ci fosse ancora qualcuno che preferisce la dimensione reale a quella digitale?
Chiara ha vent’anni e viene da Manfredonia, un paesino in provincia di Foggia, anche se ha deciso di trasferirsi a Milano per studiare giurisprudenza. Fin qui non sembrerebbe essere una storia tanto diversa da quella di migliaia studenti fuorisede che hanno lasciato famiglia e amici per cambiare città e non lo sarebbe se non fosse per un piccolo particolare: Chiara, a causa dello studio, per lunghi periodi di tempo accantona completamente il telefono e, di conseguenza, la sua “vita social”. Pochi messaggi, nessun post su Instagram, lo stretto necessario per far sapere ogni tanto alla sua famiglia che sta bene. In una realtà che mette la tecnologia al centro dei rapporti sociali e della comunicazione con il mondo esterno, il telefono sembra ormai essere un elemento imprescindibile nella vita di tutti i giorni. A maggior ragione quando si è lontani dai propri affetti, come nel caso di Chiara. Ma cosa significa vivere in un contesto che ci vuole sempre più connessi rifiutando di dipendere completamente dallo smartphone?
Da dove nasce questo rifiuto verso lo smartphone e i social?
“Il telefono mi mette ansia. Inoltre, credo sia una questione caratteriale”
In che senso?
“Io mi reputo una persona introversa, prima di pubblicare una foto ci penso cento volte. Non ho mai sentito il bisogno di espormi sui social in maniera troppo esplicita: meno c’è, meglio è. Più foto pubblichi, più gli altri possono conoscerti in maniera imprecisa. Tu decidi che cosa pubblicare o meno e nessuno sceglierebbe mai di mettere la foto di un momento triste. Si vuole far vedere soltanto il lato bello della propria vita, mostri solo quello che vuoi far conoscere agli altri. Inoltre, che gusto c’è nel conoscere una persona attraverso Instagram? Alla fine resta una conoscenza parziale”
Quindi non usi proprio i social?
“Diciamo che se ho del tempo libero non lo uso stando attaccata al telefono. Durante la sessione d’esami Instagram non lo guardo e mi capita di rispondere solo ai miei genitori, mi rendo conto che non sia facile avere una figlia che vive lontana da casa. Il telefono è una fonte di distrazione e durante lo studio preferisco farne a meno. Quando non devo studiare, lo uso un po’ di più”
E ai tuoi amici non rispondi?
“Almeno un messaggio ogni tanto cerco di mandarlo ma ho capito che gli altri possono avere esigenze diverse e volersi sentire più considerati. Quando ho preparato l’esame di diritto privato ho avuto una gran litigata con una mia amica perchè non l’avevo cercata. Quando a farlo era stata lei, ho cercato di ridurre la conversazione al minimo perchè non volevo stare al telefono. Abbiamo litigato e lì ho capito che non tutti la pensano come me. Non è snervante essere sempre reperibili, anche quando non si vuole essere cercati?”
É come se dovessi stare al telefono in ogni momento per poter continuare ad intrattenere i rapporti…
“Ma non è sempre stato così. Quando ero piccola, facevo amicizia con i turisti degli altri Paesi che venivano a Manfredonia. Ovviamente non avevamo il telefono e quando la stagione finiva ci salutavamo per rivederci poi l’anno dopo. Quando ci si rivedeva era come non essersi mai lasciati. Ho questo tipo di rapporto anche con la mia migliore amica, non abbiamo bisogno di sentirci tutti i giorni. La nostra amicizia è nata al parco sotto casa mia e così è rimasta. Nessuna delle due ha bisogno di vedersi e di sentirsi ogni giorno. L’amicizia vera è proprio questa. Se ci pensi, il gruppo Whatsapp ha preso il posto del parco in cui ci si incontrava da piccoli”
Ci sono allora dei lati positivi nell’essere sempre connessi?
“Assolutamente, anche se in ambito lavorativo l’essere sempre reperibili a volte annulla la distinzione tra vita professionale e privata. Ma negli altri casi, quando ad esempio ci si trova in una situazione di pericolo, poter comunicare immediatamente con qualcuno è una cosa ottima. Pensa a tutte quelle ragazze che fingono di stare al telefono quando tornano a casa da sole la sera: lo fanno per far vedere che qualcuno è in contatto con loro. Forse è l’unico caso in cui i vantaggi superano gli svantaggi. Può essere fastidioso, ma guardando il lato utile della cosa è di grandissimo aiuto”
E nei periodi in cui non usi il telefono, non ti senti come se ti stessi perdendo qualcosa?
“Io non sento durante il giorno il bisogno di guardare le notifiche. Preferisco passare il poco tempo libero che ho a leggere, fare palestra e stare un po’ all’aria aperta. Solo la sera sono più propensa a stare al telefono e quando vedo messaggi o telefonate perse mi è indifferente. Non sono il tipo di persona che ha voglia di comunicare costantemente con gli altri, ho un carattere parecchio solitario”
Se le cose stanno così, perchè siamo diventati dipendenti dal telefono?
“Siamo cresciuti a pari passo con l’evolversi del modello dello smartphone ed è diventato uno strumento necessario. L’uomo è diventato pigro, dove può essere agevolato non si tira indietro. Pensa alla nostra memoria: non è come quella dei nostri genitori. Noi non alleniamo la nostra mente a ricordare le cose. Se domani dovessero rubarmi il telefono, non potrei chiamare nessuno perchè non ricordo nemmeno un numero a memoria. Non sentiamo nemmeno più il bisogno di adattarci alle situazioni che stiamo vivendo, è il telefono che lo fa per noi con le sue funzionalità: ci sta sostituendo”
Ma si tratta di un punto di non ritorno?
“Tornare indietro a quando con il telefono potevi solo chiamare e mandare un sms vorrebbe dire retrocedere. L’evoluzione degli apparecchi elettronici va a pari passo con quella dell’uomo. Nel momento in cui viviamo senza è come se parte della nostra storia venisse cancellata. Il Novecento e il primo ventennio del 2000 sono improntati sulla tecnologia e sullo sviluppo della stessa. Immagina di tornare in un’epoca in cui il cellulare non è essenziale, perchè si è reso tale. Dietro al cellulare, c’è l’uomo che sa che cosa vuole e di che cosa ha bisogno l’altro uomo. Ecco perchè, se do informazioni al mio telefono su una cosa di cui ho bisogno, mi presenta delle pubblicità di quel prodotto. É tutto un voler progredire quando si sta in realtà retrocedendo. Abbiamo perso diverse capacità che invece i nostri nonni avevano, stiamo diventando sempre più pigri e, se vuoi, anche più stupidi”

