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WEH, Alice Ravagnani esce con il nuovo video anni ’90 dedicato alle donne

È uscito oggi il videoclip del brano WEH di Alice Ravagnani, cantante e attrice bolzanina, realizzato dal videomaker Edoardo Giuriato. Un video articolato che richiama gli anni ’90 e che ha visto la partecipazione di altre due cantanti bolzanine, Valentina Furegato (che ha ideato anche la coreografia) e Sara Alice Ridolif, stavolta però nei panni di ballerine.

“Il brano, contenuto all’interno dell’EP – Fari Nella Note, racconta la mia visione dell’empowerment e dell’autodeterminazione femminile, il concetto di bastarsi da sé ed avere la forza di allontanare un partner nel momento in cui dovesse arrivare a farti sentire una nullità. Passaggio fondamentale che non fa così tanta paura quando hai accanto una rete di persone che ti sostengono. Da qui l’idea di portare sul palco del PippoFoodChillStage anche due mie care amiche, oltre che bravissime performer, ed invitare amici come comparse all’interno del videoclip” spiega Ravagnani.

Il video, girato all’interno del PippoFoodchillStage, ospita infatti anche alcune comparse che nella scena finale ballano sulle note disco-pop della canzone WEH, prodotta da Mathis Carion e che trae ispirazione dal brano “My Name Is Not Susan” di Whitney Elizabeth Houston (non a caso il ttolo WEH è proprio un omaggio alla cantante statunitense.). “La presenza dei miei amici all’interno del videoclip per me è fondamentale perché rappresenta l’appoggio che fortunatamente ho avuto nei moment più tosti e che mi ha aiutata ad uscire da situazioni complicate, come per esempio la relazione malsana narrata proprio dalla canzone. Alla luce di tuta una serie di event avvenuti nelle ultime settimane, mi rendo conto di quanto questa situazione sia, purtroppo, molto diffusa e di quanto ci sia bisogno di lavorare nell’ottica di un dialogo positivo e sano tra i generi, o comunque tra le persone in generale. Con questo brano ho voluto contribuire, nel mio piccolo, a trasmettere un messaggio di autostima e di possibile rinascita”.

Foto Jan Spaccavento

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