Torino, i rappresentanti degli studenti: “Tornare presto in presenza ma la scuola torni una priorità”
TORINO. È fissata per il 18 gennaio la riapertura delle scuole superiori in Piemonte in seguito all’aumento dei contagi che ha reso impossibile il ritorno in presenza dopo l’Epifania, come precedentemente stabilito dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte e dalla ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina. Numerosi sono però i timori dei dirigenti scolastici di ogni regione, alcuni dei quali hanno già deciso di continuare per alcune settimane ancora con la didattica a distanza. Inoltre, si stanno pensando diverse soluzioni per garantire un rientro in sicurezza, come le entrate scaglionate e periodici controlli del personale scolastico e degli studenti. Il problema più grande resta però la mancanza di sufficienti mezzi di trasporto sui quali si verificherebbero importanti situazioni di contagio piuttosto che all’interno delle aule stesse. La questione ha fatto nascere due differenti scuole di pensiero che hanno diviso esponenti politici, dirigenti scolastici e rappresentanti de sindacati. Chi si preoccupa maggiormente della situazione, tuttavia, sono gli stessi studenti che non hanno certezze sulle modalità con le quali continueranno l’anno scolastico.
Martina Cerbone, rappresentante del liceo classico torinese Vittorio Alfieri, racconta come i ragazzi stiano vivendo questo periodo di incertezza e confusione, privi di sicure linee guida e probabilmente destinati a continuare per un po’ di tempo a seguire le lezioni da casa vista la situazione epidemiologica regionale che tende ad aggravarsi dopo le feste.
Quali sono stati i punti di forza e le difficoltà riscontrate durante questi mesi di didattica a distanza? Sicuramente la scuola ha avuto, durante l’estate, la possibilità di adottare nuovi mezzi per poter continuare con le lezioni online e di organizzare meglio l’orario scolastico mediante ore asincrone e di una durata massima di 50 minuti. In questo modo abbiamo dato la possibilità a noi studenti di avere delle pause e di non trascorrere mattinate intere davanti al computer. Resta però il fatto che, dopo poche settimane in cui ci siamo illusi che le cose stessero tornando alla normalità, ci siamo ritrovati nuovamente chiusi in casa come l’anno scorso. Era inevitabile che accadesse, ma penso che durante l’estate avrebbero potuto provvedere ad aumentare i trasporti e ad organizzare un piano per scaglionare gli ingressi riportando così gli studenti in classe.
Nei mesi precedenti ci sono state varie manifestazioni contro la Dad a sostegno di un ritorno in presenza in sicurezza. In questi giorni però è girata una petizione online per ritardare il ritorno in aula che ha raccolto più di 150mila firme. Cos’ha portato gli studenti a cambiare idea sulla situazione?
Per quanto riguarda il mio liceo, la presenza alle manifestazioni contro la didattica a distanza è stata decisamente scarsa. Questo perché gli obiettivi di queste manifestazioni, a parer mio, sono stati poco chiari: il problema non è la didattica a distanza, ma tutto quello che c’è dietro. È stato frustrante aver visto come i negozi e i ristoranti abbiano riaperto mentre nessuna priorità è stata data alla scuola. Alcuni di noi volevano continuare a seguire le lezioni da remoto, altri premevano per un ritorno in aula. È venuto a mancare quello spirito che ci ha sempre legato, probabilmente frutto della quarantena che ci ha tenuti lontani per tanto tempo. Quelle manifestazioni avevano lo scopo di spronare le autorità competente ad incentivare i mezzi pubblici e ad adottare misure di sicurezza adeguate. È normale che adesso non si possa tornare in presenza.
Quali sono le idee della vostra dirigente scolastica? Quali potrebbero essere le modalità di rientro stabilite?
La nostra preside non è mai stata d’accordo con l’idea di tornare a scuola il 7 perché prevedeva che, in seguito alle vacanze natalizie, ci sarebbe stato un aumento significativo di contagi. Voleva vedere inoltre come si sarebbero organizzati con i trasporti: l’Alfieri conta all’incirca 1400 studenti che provengono da Torino e dintorni, non tutti possono spostarsi a piedi o in bicicletta. Per garantire una totale sicurezza, aveva l’intenzione di far tornare in presenza il 50% delle classi, dando priorità agli studenti del primo e dell’ultimo anno che quest’anno dovranno sostenere l’Esame di Stato. Non avendo però pieno potere decisionale, è necessario interpellare le autorità competenti e la Circoscrizione: l’Alfieri si trova vicino ad altre scuole superiori, è importante che i mezzi di trasporto siano sufficienti per evitare assembramenti.
Quali sono gli effetti didattici, sociali e psicologici che si riflettono sugli studenti e che seguono le lezioni da casa?
In videolezione è più semplice che uno studente perda la concentrazione e smetta di seguire, soprattutto per i più piccoli che ancora non sono entrati nell’ottica che si studia per se stessi e per il proprio bagaglio culturale. È richiesto un grande sforzo da parte nostra, ma anche da parte dei professori che devono comunque cercare di tenere alta l’attenzione degli studenti. Dal punto di vista didattico, frequentando un liceo classico, la capacità di tradurre è andata quasi totalmente persa: non dovendo più tradurre versioni in classe, abbiamo perso un po’ la mano, il che è preoccupante vista la maturità incerta che io e i miei compagni dovremo affrontare. C’è da dire però che, sostenendo più interrogazioni che verifiche scritte, la capacità espositiva e la proprietà di linguaggio sono nettamente migliorate. Per quanto riguarda l’aspetto psicologico e sociale, l’effetto della didattica a distanza è devastante: stare ore e ore davanti al computer ci priva di quella socialità che per noi giovani è fondamentale. Per molto tempo, non abbiamo avuto nemmeno la possibilità di uscire per vedere i nostri compagni. è una situazione frustrante, toglie sia agli studenti che ai professori la voglia e le energie necessarie per poter fare lezione. Per non parlare dei mal di testa che ti vengono a furia di guardare uno schermo.
Quali sono le speranze degli studenti per questo secondo quadrimestre?
Mi aspetto di tornare presto in presenza. Spero inoltre che vengano riconosciute le difficoltà riscontrate quest’anno nel seguire le lezioni: abbiamo alcune lacune importanti in certi ambiti, sebbene abbiamo sviluppato altre qualità come l’esposizione orale. Personalmente spero che la maturità sia come quella dell’anno scorso: sarebbe un peccato venire penalizzati dopo gli sforzi fatti in questi mesi.
Benedetta Conti