Pericolo droga: “Bolzano cambi l’approccio con i ragazzi in difficoltà”
Un giaciglio di fortuna sotto un ponte attorniato da diverse siringhe. Il triste e sconfortante luogo dove un ragazzo di 24 anni ha perso la vita. Il corpo è stato ritrovato l’altra sera sotto ponte Loreto a Bolzano mentre le generalità complete sono state diffuse solo ieri in giornata. Il giovane poco prima delle ore 18 si era accasciato vicino alla riva del fiume accusando un grave malore. Inutili i tentativi di rianimarlo all’arrivo dei soccorritori. È morto sul prato lungo la riva che costeggia viale Trento. La precisazione necessaria è che solo l’autopsia in programma oggi (e gli esami tossicologici per cui sarà necessario pazientare più a lungo) potranno stabilire con precisione i motivi del decesso ma lo scenario della tragedia suggerirebbe la droga come causa principale di un arresto cardiaco. La parola overdose si è rincorsa (forse troppo velocemente) ieri in città. L’unica cosa certa, per ora, è l’esclusione di responsabilità di terzi nel decesso. La paura è che Bolzano debba fare i conti con due morti per overdose nel giro di poche settimane. A fine agosto, infatti, perse la vita in circostanze sospette un diciannovenne di Don Bosco e si attendono gli esiti degli esami tossicologici mentre, in parallelo, la Procura ha avviato un’indagine per capire se alcune amiche del ragazzo (che avevano passato la serata con lui) si siano allontanate dall’appartamento dopo il malore fatale del giovane.
Per provare a capire se stia succedendo qualcosa in città contattiamo una persona che conosce da vicino queste realtà (non forniamo altre indicazioni per tutelarne l’anonimato). “Purtroppo Bolzano sta contando due ragazzi morti in poco tempo. Famiglie che piangono disperate la perdita dei loro figli, fratelli e nipoti. C’è, evidentemente, qualcosa che non va e dobbiamo ammetterlo il prima possibile per trovare delle contromisure”. La sensazione è che anche nell’approccio dei servizi di assistenza e contatto ci siano delle difficoltà. “Talvolta c’è uno sbilanciamento verso la burocrazia o certe competenze che non sempre sono di primaria importanza per risolvere queste situazioni. Essere bilingui è importante ma è più importante sapersi approcciare a questi ragazzi. Saper perseguire al meglio la riduzione del rischio che significa fornire materiale sterile ma anche metodologie di approccio che sono determinanti. Il processo per aprire un rapporto con questi ragazzi è complesso, se non si hanno determinati strumenti si chiudono e nemmeno ti rispettano. Dobbiamo migliorare esattamente in questo”. Insomma mentre il sindaco Renzo Caramaschi denuncia un preoccupante aumento del consumo di sostanze dovrebbe preoccuparsi anche di considerare come avvengono questi approcci? “Dico solo che abbiamo delle famiglie che vivono tragedie e non sono tutte figlie del degrado. Alcune volte parliamo di nuclei perfettamente integrati con altri figli che hanno carriere professionali brillantissime e uno che, al contrario, si perde. Se ci immaginiamo sempre situazioni al limite sbagliamo. È un dramma che può toccare qualsiasi famiglia e non possiamo immaginarcelo come qualcosa che possono risolvere gli uffici senza scendere in strada con una competenza molto profonda. Cerchiamo metodi di intervento che siano più efficaci”.
Alan Conti