Martino, grafico e motion designer, “Il futuro della grafica sta nel movimento”
E’ qualcosa più della rinuncia al posto fisso e di uno sguardo diverso su mondo liquido che abbiamo intorno. Qualcosa di più e qualcosa di diverso.
Il mondo attuale crea lavoro per i giovani o sono i giovani che si prendono con le unghie e i denti il lavoro nel mondo attuale? Probabilmente entrambe le cose. Anche qui liquide.
Abbiamo deciso di raccontare i ragazzi che lavorano gettando spesso il cuore oltre all’ostacolo delle passioni.
Abbiamo deciso di farlo lasciando parlare loro intervistati dalla nostra Alice Ravagnani che è lei stessa giovane e decisa ad arpionarsi il futuro che vuole.
Ce li racconta raccontandosi.
Oggi parola a Martino.
Martino Bombonato, classe ’94, grafico e motion designer. Si è diplomato all’Accademia delle Belle Arti di Venezia per poi studiare alla scuola BAUER di Milano, dove si è specializzato in motion design, ramo della grafica che ha a che fare con l’animazione.
Ti sei interessato al mondo del motion design già mentre frequentavi l’Accademia o è un ambito che hai scoperto di recente?
“Il motion design è un settore che ho iniziato ad approfondire solo dopo aver finito l’Accademia delle Belle Arti. Prima sono stato per un paio di anni a Bolzano, dove ho svolto diversi lavori per fare un po’ di esperienza. Poco dopo mi sono avvicinato all’animazione e mi sono reso di quanto fosse stimolante. Mi ha dato la possibilità di cambiare molto quello che stavo facendo, rimanendo comunque nello stesso ambito.
Ha rappresentato un grande passo per me riuscire ad implementare un concetto come il movimento, all’interno della grafica statica a cui ero stato abituato a lavorare da anni, oltre comunque ad avermi aperto al mondo del video in generale.
Avvicinarmi a questo settore è stato un modo per dare qualcosa in più alla mia carriera e, sinceramente, sento di voler continuare su questa strada, non solo perché la grafica mi piace molto, ma anche perché credo sia necessario approfondire il tema dell’animazione. Questo è un settore molto attuale che è soggetto a cambiamenti continui e quindi è fondamentale seguirne il progresso. Qui a Milano, per esempio, sia le grandi che le piccole aziende hanno già iniziato a muoversi nella direzione del motion design, ma non solo: si utilizza molto di più anche sulle piattaforme social, visto che oramai anche tutte le stories sono in movimento”
Hai avuto già la possibilità di svolgere qualche lavoro nel campo del motion design?
“Sì, anche perché una volta finito il corso teorico della scuola erano previsti un minimo tre mesi di stage per poter ottenere il diploma. Ho trovato molto positivo questo metodo per avvicinarci al mondo del lavoro, soprattutto perché a Milano trovare da solo delle occasioni lavorative nell’ambito creativo, essendo pure un fuorisede, sarebbe stato decisamente complicato. Avere invece una struttura alle spalle che mi abbia aiutato è stato davvero molto utile.
Per svolgere il mio stage ho deciso di andare a fare un’esperienza all’estero in un’azienda di Rotterdam ed è stato tramite loro che ho svolto le prime esperienze lavorative. Ho avuto modo di imparare molto riguardo alle modalità con cui approcciarmi a questo mestiere, come per esempio il fatto di essere sempre al passo con i tempi e l’importanza di “guardarsi attorno”. La grafica è intorno a noi, sempre e ovunque ed è incredibile quanto questa consapevolezza possa fungere da ispirazione anche solo per la creazione di nuovi lavori. Basti pensare al rebranding di un logo importante, o alle campagne pubblicitarie, etc…, sta tutto intorno a noi ed è quindi facile intuire in quale direzione si stia andando con la tecnica grafica.
Un altro esempio che potrei citarvi ha a che fare con le palette di colori: una volta si usavano solo colori pastello, ora invece è quasi tutto fluo. Tenersi aggiornati ed essere flessibili, aperti al mutamento, è importantissimo”
Come è stato l’approccio con i clienti? E’ difficile riuscire a soddisfare le loro richieste?
“Diciamo che nell’approcciarmi con i clienti ho avuto la possibilità di comprendere quanto l’elasticità possa rappresentare un’arma a doppio taglio. Ovviamente, essere elastico è necessario, ma nel momento in cui si ha a che fare con la creazione di una grafica che viene commissionata da un cliente esterno si rischia di non riuscire mai a giungere ad un accordo. Spesso i clienti tendono ad avere idee molto chiare e precise sull’estetica che deve avere il logo che mi hanno affidato, senza però averla mai studiata. Ecco perché essere troppo flessibili rischia di diventare una condanna. In campo artistico spesso i clienti tendono ad intromettersi molto nel tuo lavoro, cercando di imporre le loro idee, motivo per cui non sempre riesco a riconoscermi nei lavori che faccio, dovendo scendere a dei compromessi belli consistenti. Però si ha pur sempre bisogno di lavorare, no?
Con questo non voglio dire che l’opinione del cliente non sia fondamentale, ani lo è eccome, anche perché poi di base il logo lo faccio per lui. Quando mi viene commissionato un lavoro cerco di informarmi il più possibile ed “entrare nella testa dei miei clienti” per poter riuscire a creare qualcosa il più vicino possibile a ciò che si erano immaginati. Al momento non ho svolto così tanti lavori nel campo del motion design, ma quei pochi sono risultati comunque sufficienti per farmi capire quanto questo ambito sia ad un livello più elevato rispetto alla semplice grafica, ed è proprio per questo motivo che, quando mi ritrovo a creare questo tipo di progetti, anche i clienti si affidano interamente alle mie competenze. Quando ti viene data fiducia e libertà, il lavoro risulta davvero stimolante”
Credi di avere un preciso marchio di fabbrica che ti possa contraddistinguere?
“Dal punto di vista stilistico no, sia perché sto ancora sperimentando molto, sia perché c’è comunque la necessità di adattarsi al cliente che ci si trova davanti e bisogna quindi essere il più aperti possibile a molteplici stimoli. Ad essere sincero, anche a livello video è difficile capire cosa mi piaccia di più, perché sono attratto da più stili differenti. Al giorno d’oggi, infatti il motion design è molto diffuso anche in ambiti diversi, questo perché tutto è motion (pubblicità, spot, loghi, cartoni, video modelli 3D…), così come ho riscontrato esserci molti punti di contatto con il mondo del voice over, del doppiaggio o del sound effect. Da freelance cerco di aprirmi il più possibile a più ambiti, in modo da poter sviluppare più competenze utili: infatti, sento di voler andare più a fondo con lo studio del sound e credo che potrebbe essere forse questo il mio valore aggiunto. In ogni caso, non mi piace l’idea di dovermi incasellare in uno stile unico: sono una persona molto curiosa e la bellezza dell’arte è proprio quella di poter continuare a cambiare e sperimentare”
Nutri qualche preoccupazione o speranza particolare per quanto concerne il tuo lavoro?
“Preoccupazioni no. Di solito non sono una persona che tende a preoccuparsi, anche perché la Comunicazione è un ambito di cui tutti hanno bisogno: dalle aziende più grandi, alle aziende più piccole e il modo migliore per “farla” è attraverso la grafica quindi, bene o male, è molto difficile che possa mancarne la richiesta. Anche per quanto riguarda il periodo di disagio legato al Covid, in realtà per il mio lavoro non ha avuto, fortunatamente, conseguenze catastrofiche anche perché in smartworking era sempre possibile portare avanti i progetti di cui mi stavo occupando. Ad essere sincero, sono contento che questa modalità di lavoro in remoto sia stata applicata. Nell’ambito creativo la trovo una modalità efficace e fondamentale: poter stare anche solo uno o due giorni a casa aiuta veramente tanto, soprattutto perché nello svolgere questi lavori hai sempre la necessità di stare “sul pezzo”. Staccare aiuta.
L’unico aspetto un po’ più negativo di questo settore è probabilmente la tanta concorrenza, spesso tra persone che sono convinte che il mestiere del grafico dipenda solo dal “saper usare photoshop”. Beh, non funziona proprio così: ci sono dietro uno studio e una formazione continua che segue anche i cambiamenti legati al nostro tempo.
Per quanto riguarda le speranze, ne nutro molte, specialmente rivolte ad una serie di progetti che stiamo portando avanti con la Cooperativa Talia di Bolzano e la gestione del Bunker H di via Fago.”