Enzo Tortora, storia di una trappola da non dimenticare
BOLZANO. Ve lo ricordate Enzo tortora?
Si, il conduttore televisivo degli anni ‘60-‘70.
Il 17 giugno del 1983 venne arrestato a Roma. L’accusa era pesantissima: associazione camorristica finalizzata al traffico di droga e armi.
Tutto partí da un’operazione dei carabinieri nella quale fu trovata un’agenda appartenente a un camorrista che riportava vari nomi di pregiudicati tra i quali un certo “Tortora”.
Alcuni pentiti presero la palla al balzo capendo che, per avere più potere negoziale con la magistratura, avrebbero dovuto fornire più informazioni possibile. Inventarono così che quel nome era riferito proprio ad Enzo Tortora. Alcuni di loro ammisero addirittura di averlo incontrato più volte per consegnare ingenti partire di droga.
La notizia fece il giro del mondo facendo letteralmente impazzire i media. Basti pensare che all’uscita della caserma dei carabinieri di Roma fu parcheggiata l’auto che doveva trasportarlo una trentina di metri più lontano dall’ingresso. Una soluzione che permise a tutti i giornalisti di fotografarlo e riprenderlo in video. Fu per Tortora un bagno di sangue mediatico.
Ci furono alcuni giovani magistrati che diedero peso alle parole dei pentiti senza approfondire ulteriormente e, solo dopo anni di carcere, Tortora riuscì a dimostrare la sua completa estraneità a tutto il giro di persone presenti in quell’agenda. Alcuni pentiti, in un secondo tempo, confessarono di essersi inventati tutto.
Una storia degna della trama di un film americano che ancora oggi ci fa molto pensare.