Bolzano, l’Ipes risponde agli inquilini sfrattati con la muffa: “Alloggio mai dichiarato inagibile, anzi…”
BOLZANO. “La casa della famiglia Bevilacqua in via Cagliari a Bolzano non è mai stata dichiarata inagibile dal giudice”. L’Ipes raramente interviene sulle dispute con gli inquilini che trovano spazio sulla stampa ma questa volta non ci sta e prende carta e penna per puntualizzare quanto sostenuto da Marco Bevilacqua in varie interviste. La famiglia, con due bambini piccoli, è stata oggetto tre giorni fa (giovedì 7 marzo) di uno sfratto esecutivo da parte dell’ufficiale giudiziario perché da due anni non avrebbe fornito l’autodichiarazione dei redditi all’Ipes facendo scattare la retta massima al posto di quella calmierata. In tutto ha accumulato 20.000 euro di debiti verso l’Istituto che ha avviato la procedura di sfratto.
È solo l’ultimo capitolo, disgiunto, di una querelle iniziata cinque anni fa con la formazione costante di muffa all’interno dell’alloggio. Spore che, secondo gli inquilini, avrebbero causato dei danni alla salute di due bambini. Aspetto rispedito al mittente dall’Ipes. “L’ordinanza del tribunale parla chiaro – ribatte Primo Schönsberg, vicepresidente dell’Ipes – e riprende la valutazione di un perito tecnico che identifica una corresponsabilità tra i materiali di costruzione della casa e la mancata aerazione dell’alloggio da parte della famiglia. Considerando che nessun altro alloggio del palazzo soffre di questo problema e che quell’unitá abitativa non ha mai dato criticità agli inquilini precedenti è evidente che le finestre spesso chiuse sono una concausa piuttosto pesante”. L’ordinanza, però, chiama in causa anche l’Istituto. “Vero, ma in sostanza rigetta la richiesta degli inquilini di obbligare l’Ipes a fare i lavori e, oltretutto, impone loro di pagare le spese legali dell’Istituto”. A quel punto sarebbe scattata l’offerta dell’Ipes: un alloggio in affitto in via Mendola per i mesi necessari ai lavori con i costi dei due affitti (via Mendola a prezzo di mercato e via Cagliari a canone Ipes) a carico dei Bevilacqua. Oltre al costo dei lavori. Una soluzione impossibile per due disoccupati.
Sui soldi, comunque, si apre il secondo capitolo: quello dello sfratto. “I due coniugi non sono sposati ma conviventi quindi abbiamo dovuto riformulare il documento. Alla base c’è un loro errore nella mancata presentazione della documentazione ma non possono asserire di non averne saputo nulla. L’Ipes ha inviato una raccomandata che non è mai stata ritirata ma, per legge, dopo un periodo di tempo viene considerata come ricevuta. Non può essere colpa dell’Ipes se non presentano i documenti e poi non ritirano le lettere”.
Alan Conti