Berloffa: “Sì, possiamo mettere i giovani al centro di Bolzano”
In questa campagna elettorale molti parlano di giovani e coinvolgimento dei ragazzi. Un tema delicato per il futuro della città che abbiamo voluto approfondire con chi, da anni, lavora con e per i giovani. È Max Berloffa, candidato della Lista Civica per Bolzano, storico organizzatore e presentatore del Festival Studentesco. Da anni è anche membro del direttivo dell’Artist Club oltre ad aver ricoperto per due mandati la carica di consigliere comunale. Una passione che il nuovo scenario politico ha riacceso.
Che ricordo ha della sua prima esperienza in consiglio comunale?
«Soprattutto nella mia prima legislatura ho avuto la fortuna di conoscere personaggi di spessore come Pietro Mitolo, uomo di cultura di grandissimo livello. Mi diede un consiglio che porto ancora oggi con me: “Siediti e ascolta”. Avevo 33 anni, ero giovane per quell’esperienza, e aveva ragione. Era importante capire molto bene tutti i meccanismi per poter essere credibili ed efficaci nelle richieste»
E come mai ha deciso adesso di riprovarci?
«Mi sono convinto a mettermi in lista quando ho conosciuto Claudio Corrarati. Una persona con idee, preparato, comunicativo. Non solo, e bilingue, conosciuto e stimato anche dal mondo imprenditoriale di lingua tedesca. Non un dettaglio»
Che sensazione ha per il suo centrodestra?
«È come avere un calcio di rigore da tirare. Forse per la prima volta esistono reali possibilità di vittoria. Ci sono condizioni favorevoli, una squadra di persone competenti, ma soprattutto una voglia di cambiamento che percepiamo nella popolazione. Sia chiaro: un rigore va segnato, si può tirare alto, sul palo o farselo parare. Nessuno vince in partenza o senza qualità nella proposta»
Ha ancora voglia?
«Sì, l’entusiasmo e la passione sono rimasti gli stessi di 20 anni fa, alla mia prima esperienza in consiglio comunale e sono convinto che l’alternanza alla guida sia un bene anche nelle amministrazioni. Quando si governa da troppi anni inevitabilmente si cristallizzano alcuni meccanismi. Quando ero in consiglio comunale vedevo una certa stanchezza, anche tra i funzionari e una tendenza a sedersi sulla prassi. Oggi c’è la possibilità di un risveglio della macchina comunale dando una bella scossa»
Quindi è molto convinto della candidatura di Claudio Corrarati…
«Sta portando avanti progetti molto interessanti, con la possibilità di risolvere difficoltà che, nonostante gli annunci, non sono mai state superate dalle amministrazioni di centrosinistra. Non lo conoscevo personalmente: mi ha colpito»
Quali soluzioni la convincono di più?
«Sono abituato a occuparmi di temi in cui ho competenza. Il programma di Corrarati offre soluzioni concrete per molte problematiche, tra cui quelle dei giovani, con cui lavoro da tantissimi anni»
Cosa si potrebbe fare?
«Il Comune di Bolzano prevede già uno strumento importante: la Consulta dei Giovani. Il problema è che non è mai stata costituita. Di giovani parlano sempre i quarantenni, senza confrontarsi mai con loro. Sono i giovani che ti portano i problemi reali sul tavolo, che ti indicano strade ancora inesplorate. Il primo strumento per farlo è usare la Consulta per davvero»
Non è limitante solo una Consulta rispetto alla rappresentanza politica di un consiglio comunale?
«No, può essere una palestra, dove trattare tutti i temi che riguardano i giovani. Chiaro che va rafforzata: non basta esprimere opinioni, bisogna dare loro strumenti decisionali concreti. In campagna elettorale si parla tanto dei giovani, poi ci si dimentica di loro lontano dal voto. Io conosco bene il Festival Studentesco e sa perché vive così bene? Sa perché è riuscito a restare al passo con i tempi?»
Perché?
«Perché coinvolge i diplomati dell’anno precedente, sempre, con continuità. Nel Consiglio Direttivo abbiamo ragazzi di 25 anni. Dobbiamo farlo anche in Comune»
Per arrivare dove?
«A identificare finalmente i giovani come valore aggiunto e parte integrante della società; a valorizzare le realtà giovanili più virtuose e dare sostegno a progetti formativi efficaci e partecipati. A creare strutture per la musica, trovare spazi per la cultura e agevolare le associazioni. Molti rinunciano a organizzare eventi perché sono sommersi dalla burocrazia. Bisogna mettere in rete le associazioni e creare una regia complessiva e seria da parte del Comune che sia concreta oltre i proclami»

Lei in passato ha fatto parte anche della Commissione Sport?
«Sì, e spesso venivano dati contributi a pioggia, per accontentare un po’ tutti. E questo purtroppo non solo nell’ambito dello sport. Cosa succedeva? Che le associazioni si moltiplicavano perché tanto arrivava comunque qualcosa. Bisogna, invece, dare più peso alla meritocrazia, con criteri chiari. Dobbiamo valorizzare meglio il volontariato e orientare l’azione del Comune secondo parametri che tengano conto del beneficio per l’intera collettività. Premiare la qualità e non la quantità»
Ma i giovani hanno bisogno solo di posti dove far festa?
«No, hanno bisogno di cultura. Il Festival Studentesco è prima di tutto cultura, oltre al divertimento. Walter Zambaldi del Teatro Stabile mi faceva notare come non sia importante che escano attori straordinari dal Festival, ma che si formino spettatori, fruitori di cultura. Questo è fondamentale e questo avviene»
E la competizione del Festival?
«Insegna tantissimo. Insegna la gioia di vincere, ma soprattutto insegna a perdere. È una competizione sana, culturale. È la natura più profonda del Festival: è anche l’elemento che crea l’identità delle singole scuole. Le lega a un amore collettivo»
Come si può rendere così attuali anche alcuni organi comunali?
«Coinvolgendo davvero i giovani. È la voglia di coinvolgere chi si è appena diplomato che tiene viva un’istituzione come il Festival. Sono loro che ti trascinano oltre il tempo. Bisogna parlare con loro, accogliere alcune richieste e saperne respingere altre. Sono capaci anche di provocare nel modo giusto. Lo stesso si può tranquillamente fare con alcuni organi comunali. Senza paura»
Preoccupa che i giovani non vadano a votare?
«Non votano perché non si sentono al centro. Sono delusi dalle promesse non mantenute da chi governa questa città da tantissimi anni. Sono convinti che andare o non andare alle urne non cambi nulla perché, in fondo, per loro è così. Bisogna lavorare su questo: metterli davvero dentro il meccanismo politico, renderli protagonisti. Se fossero più presenti, il consiglio comunale funzionerebbe sicuramente meglio. E ne beneficerebbe pure l’affluenza giovanile»
Ci toglie una curiosità che nulla c’entra con la politica? Cosa si prova a sapere un minuto prima dell’annuncio chi ha vinto il Festival?
«È emozionante – ride –. Io spero sempre che vinca chi ha meritato di più. Anche per il Festival, come per la politica, l’alternanza è un principio fondamentale. A volte è capitato di saperlo addirittura prima delle serate moderne, quest’anno no. Due anni fa abbiamo introdotto il meccanismo della sfida per tenere tutte le scuole sulla corda, rivitalizzando chi era in difficoltà. Funziona bene. La filosofia alla base è che tutti abbiano il diritto di sognare: vale nella politica e vale anche al Festival Studentesco».

