Alto Adige, i cani anti Covid dovevano “proteggere” i Mercatini di Natale
BOLZANO. Il progetto dei cani anti Covid finanziato con 150.000 euro dall’Azienda Sanitaria altoatesina è tornato ieri al centro della discussione politica durante la seduta del consiglio provinciale. Alessandro Urzì di Alto Adige nel cuore ha depositato un’interrogazione rivolta all’assessore alla sanità Thomas Widmann chiedendo un bilancio numerico ed evidenze scientifiche a supporto della sperimentazione considerata da alcuni esperti cinofili forensi italiani “improbabile per i tempi stretti dedicati all’educazione dei cani”.
La risposta da parte di Widmann, anticipata in parte dal Corriere dell’Alto Adige nei giorni scorsi, è stata parziale. “Sono stati testati 1.219 studenti facendo annusare agli animali le mascherine dei ragazzi e, di questi, sono stati individuati 45 positivi e 10 con positività pregressa come verificato da tampone pcr in un successivo momento”. Nemmeno questa volta, tuttavia, la Provincia (in realtà è Asl ad avere la competenza) fornisce il dato essenziale di quanti studenti siano stati segnalati dai cani come positivi. Solo questa cifra, in relazione al numero di positività poi confermate dal tampone pcr, consente di farsi un’idea precisa sulla sensibilità dello strumento del cane. Evidente, infatti, come il giudizio sull’affidabilità cambi a fronte di 45 positivi su 50 segnalati (sarebbe il 90%) o di 45 positivi su 500 segnalati (sarebbe il 9%). Una cifra, dunque, centrale. “L’abbiamo chiesta più volte – riprende Urzì – ma non ce la comunicano. Abbiamo solo scoperto che la Provincia intendeva utilizzare i cani per i Mercatini di Natale salvo poi ripiegare sulla scuola. Non abbiamo nemmeno ricevuto evidenze scientifiche che giustifichino l’affidamento diretto del servizio a 150.000 euro. Sono tornato a chiedere il dato essenziale nero su bianco. Ho richiesto contestualmente i nominativi, tutelando la privacy, di chi è stato sottoposto al test di verifica per ricostruire il riscontro oggettivo effettuato poi al pcr”.
Widmann, dal canto suo, ha “ribadito l’importanza di un test che permetta di bloccare un numero importante di positivi velocemente in un contesto delicato come quello scolastico. La sperimentazione continuerà come quella con il chewing gum”. L’assessore, dunque, sposta il focus dalla sensibilità del test alla più generica capacità di intercettare dei positivi da un gruppo di individui (in questo caso studenti). Un orizzonte, tuttavia, impreciso. Banalmente anche tirando a sorte si può pensare di intercettare un certo numero di positivi da un insieme di 1.200 studenti ma questo non significa che il sorteggio sia uno strumento efficace. Nelle ultime ore, inoltre, sarebbe emersa la possibilità che i cani sbagliassero alcune segnalazioni perché troppo precisi. Indicherebbero, insomma, alcuni studenti che sono stati positivi ma che ormai si sono negativizzati. Utilizzando i soli dati che Asl mette a disposizione per l’analisi si desume come questa circostanza sia altamente improbabile trattandosi di una situazione verificatasi solo in 10 casi su 1.219 pari ad appena lo 0,8% del totale. Anche in questo caso, però, per dare un giudizio compiuto servirebbe il solito dato mancante: quanti studenti sono stati segnalati dai cani?
Alan Conti
Foto Pixabay Mylene2401
